La famiglia di Michele Merlo, cantante conosciuto al grande pubblico per aver partecipato ai programmi Amici e X Factor e deceduto nel giugno 2021 a 28 anni, ha presentato una memoria e una nuova consulenza a due mesi dall’udienza di fronte al gip di Vicenza.

“Studi clinici condotti su pazienti affetti da leucemia acuta dimostrano che, se vengono trattati con le due principali terapie a disposizione, si registra una sopravvivenza a 4 anni rispettivamente del 89% e del 93%”. Stroncato nel giugno del 2021 da una forma di leucemia particolarmente aggressiva, nel caso di Merlo “la mortalità in chi inizia terapia adeguata è inferiore al 10 percento”.

Questi sono solo alcuni passi del nuovo documento, riportati dal Corriere della Sera, firmato dai consulenti della famiglia Merlo – il medico legale Anna Aprile e l’ematologo Renato Zambello – depositato fa alla procura di Vicenza, in allegato a una memoria dell’avvocato Marco Antonio Dal Ben, che assiste Domenico, il padre dell’ex concorrente di Amici e X Factor.

Dopo la maxi-perizia in tribunale per far luce sull’eventuale responsabilità per omicidio colposo del dottor Pantaleo Vitaliano, si attende la decisione del pubblico ministero Jacopo Augusto Corno che sta valutando se chiedere il rinvio a giudizio oppure se archiviare l’inchiesta, stabilendo quindi che per la morte del 28enne non ci sono responsabilità penali.

Il 26 maggio Merlo si presentò dal medico con il primo sintomo della leucemia, un grosso livido alla gamba, ma Vitaliano lo trattò come un ematoma rimandando il cantante a casa dopo averlo trattato con una pomata. La perizia sostiene da un lato che il dottore “avrebbe dovuto inviare Merlo al pronto soccorso più vicino con motivato sospetto di coagulopatia”, e dall’altro che “non si può asserire in termini di certezza o elevata probabilità che una diagnosi e una terapia tempestiva avrebbero evitato il decesso”.

Per ottenere il risarcimento in causa civile è sufficiente la prova che ci fu un comportamento negligente da parte del medico ma la perizia rischia di incrinare l’accusa di omicidio colposo, che potrebbe quindi non reggere in sede di processo penale.

L’archiviazione è la grande paura che tormenta Domenico Merlo: che la morte di suo figlio non porti al riconoscimento della responsabilità penale di chi, anche secondo i periti, ha sbagliato” spiega l’avvocato Dal Ben che, nella memoria, si rivolge così al pm: ”Sussistono i presupposti per l’esercizio dell’azione penale”, ricordando inoltre che i periti “hanno chiaramente confermato che il dottor Vitaliano ha tenuto una condotta gravemente colposa” ma soprattutto che “il trattamento del paziente sarebbe potuto iniziare già la mattina del 27 maggio. Qualora fosse stata posta la diagnosi il paziente avrebbe potuto essere salvato in termini di elevata probabilità”, sentenzia il documento presentato in procura.

Redazione

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