Estate Riformista
Musica e aria fresca, il Be Alternative Festival parla a tutte le generazioni
Sotto il sole dell’estate, una festa musicale in montagna è quello che ci vuole. In scena a Camigliatello Silano (Cosenza) canti, balli e divertimento tra voci già conosciute e nuove scoperte per un pubblico di ogni età
Ero lì per La Nina e Max Gazzè, e invece ho visto Nada. Al Be Alternative Festival di Camigliatello Silano, alle ore 15, domina un vocio distratto, molti stanno ancora entrando, sul palco ci sono solo lei e un ragazzo talentuoso con la chitarra acustica, senza la band. Ma c’è la voce, e in quella voce una rabbia per la quale cerco un aggettivo che trovo solo dopo un po’: “rabbia saggia”. Saggia? A un certo punto del concerto si ferma e fa un gestaccio verso qualcuno del pubblico “No, via! Non si fa! Non mi fido”. Qualcuno le ha detto qualcosa? C’è un manifesto che non le piace? No, è solo un povero cameraman. Siamo solidali con lui, in prima battuta: lui sta solo facendo il suo lavoro, lei è una donna di successo, quel palco e quello status le danno il potere di inveire. Poi spiega: il desiderio è godersi l’istante, il momento, senza la preoccupazione di catturarlo e, forse, ucciderne l’esperienza.
Probabilmente avrà anche altri motivi, una qualche personale fissazione, ma è un richiamo che in effetti serve, legge bene la natura dell’evento e aiuta a viverlo meglio. Il luogo c’entra tanto con tutto questo: lo stupendo lago Cecita fa da sfondo al palco, la collina verde di fronte è un anfiteatro naturale, una piccola chiesetta in legno, isolata e sublime, aggiunge un tocco quasi artistico. E soprattutto c’è un meraviglioso fresco d’estate, il tre agosto alle tre del pomeriggio. Il Be Alternative Festival è fondato proprio su questo nesso tra musica e paesaggio. Il giorno prima leggiamo che il concerto è sold out e non si capisce perché, se non ci sono posti numerati ma solo un grandissimo prato verde che ne può certamente contenere molti di più. C’è dietro una filosofia. “Non inseguiamo lo sbigliettamento a ogni costo, non ci interessano i tritacarne di persone – spiegano i promotori – vogliamo che chi viene qui porti a casa un ricordo autentico dell’esperienza vissuta, in un equilibrio tra territorio, espressione artistica e ambiente. Ci interessa la dimensione umana, la qualità del contatto tra pubblico, natura e artisti”.
E in effetti è vero. Ci si muove, si passeggia, ci si sdraia al sole, ci si avvicina al lago, si prende la birra e qualche prodotto tipico senza le file estenuanti di altri concerti. Anche gli artisti, finita la performance, non fuggono via, escono dai camerini e si godono tutto questo. È una tendenza che piace, quella di associare l’esperienza della musica a un luogo, alla bellezza e al suo godimento. Anche le parole di Nada hanno una speciale connessione con tutto quello che accade attorno. C’è tanta natura in quello che scrive, tantissima nell’ultimo album del 2025, “Nitrito”. “Tra un cavallo e una formica, c’è la mia vita” canta in “Una notte che arriva”. Dice al pubblico che la “natura mette a posto le cose”, persino la morte, che si vive meglio in questa prospettiva di fiducia, “perché non possiamo fare altrimenti”. Si sente qualche mugugno tra i giovani trentenni, che vogliono divertirsi, non pensare a quell’appuntamento che ancora sentono troppo lontano. Forse è un po’ fuori tempo quella 72enne, ma il suo realismo crudo sfida l’idea di un godimento vuoto, che non pensa. Del resto la grande musica è verità. E a lei, peraltro, non interessa troppo piacere agli altri.
“Niente su questa terra mi può condizionare” canta in “Distese”. Con quella voce tutto sembra urgente. “E la pioggia scende / Così acida e nera / e non ha preoccupazione / per le case e le persone / Tutto deve continuare /Tutto deve continuare”. Non manca in scaletta “Senza un perché”, la canzone del 2004 tratta dall’album “Tutto l’amore che mi manca”. Paolo Sorrentino ne sentì la disperante bellezza e la inserì in The Young Pope nel 2017: non la conoscevano in molti quando fu scritta, tredici anni dopo è rimasta in classifica per tre settimane. Destino delle cose belle, che devono trovare il posto e il momento giusto. È così per la canzone “All’aria aperta”, che non può trovare luogo e momento migliore. È l’ultima. Adesso non c’è più neanche il chitarrista. “Ho sempre sognato di cantarla così”, e la esegue “a cappella”. Sulle prime note sembra velleitaria, ma pian piano arriva in tutta la sua potenza e i giovani la cantano assieme a lei. “Troverò, troverò/ Il coraggio lo troverò / E prima o poi aprirò / Questa porta e sparirò /Libera, libera, libera, libera /Libera, libera, libera, libera / Libera l’anima mia /Libera l’anima mia”.
Arriva La Nina, io e mia moglie andiamo più vicini al palco, di fatto siamo venuti qui soprattutto per lei. È un tripudio di energia e potenza musicale. Ancora la natura, i suoi animali, il male che subiscono le donne. I suoi 34 anni e la sua bellezza trascinano tutti in un ballo folle e senza fine. Viene esposto lo striscione “Non una di meno”, la campagna femminista internazionale nata in Argentina nel 2015. Temi che le stanno a cuore. C’è tanto della forza creativa ed espressiva di Napoli in questa giovane donna. Siamo immersi in una grande gioia a cui partecipiamo con tanta libertà, anche se non siamo tra i più giovani.
“Ma perché non sono venuto a sentire Nada così vicino al palco?” mi rammarico. Max Gazzè, affiancato dalla Calabria Orchestra diretta da Checco Pallone, è uno spettacolo sul lago al tramonto. A conclusione c’è un dj che fa ballare tutti fino a quando viene il buio. Si mangia, si balla, la freschezza è sempre più intensa. Nada per molti è già il lontano ricordo di un assolato primo pomeriggio, io invece da giorni sto riguardando il video di lei che canta “All’aria aperta”. Ammetto, l’ho ripreso di nascosto, fingendo un selfie, per paura di un richiamo imbarazzante. È una trasgressione di cui non sono pentito.
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