Niente colpi d’artificio per la chiusura del mercato del Napoli. De Laurentiis non è riuscito a prendere alle sue condizioni (cioè, praticamente gratis o giù di lì) né Navas, il “portiere forte forte forte” di cui si parlava da luglio, né il sogno Cristiano Ronaldo. Per la porta ci si affiderà ad Alex Meret, che ha risposto presente mercoledì sera parando un rigore contro il Lecce. Peccato che l’impresa del portiere non sia valsa i tre punti a causa della mediocre prestazione degli azzurri.

Il Lecce non ha rubato nulla e anzi è sembrato più in palla e meglio organizzato della squadra di Luciano Spalletti, rimasto vittima – come spesso gli è accaduto contro le “piccole” al Maradona – di un turn over cervellotico e poco efficace. Non gli hanno dato una mano gli attaccanti, che hanno fallito almeno tre occasioni clamorose. Osimhen, in particolare, è sembrato un corpo estraneo alla squadra, con appena nove palloni toccati nel primo tempo e un facile colpo di testa fallito a pochi metri dalla porta. Quanto ciò sia dipeso dalle difficoltà incontrate dalla squadra nel servirlo adeguatamente e quanto invece dai suoi imbarazzi nel controllo di palla è difficile dire; un rebus a cui Spalletti dovrà dare urgentemente una risposta, perché le prossime due partite contro Lazio e Liverpool sono i primi veri banchi di prova per il nuovo Napoli mentre Simeone, al momento, non è in condizioni fisiche ottimali.

Anche in mezzo al campo, la coperta è corta per adesso: Demme si è infortunato subito, come gli era già capitato lo scorso anno, e Ndombele è arrivato a corto di preparazione e decisamente in sovrappeso. I suoi venti minuti a Firenze e il primo tempo contro il Lecce sono stati un incubo, e non per gli avversari. Infine, è innegabile ed inevitabile che il Napoli abbia bisogno di tempo. Tanti giocatori nuovi, giovani e con poca esperienza internazionale, che dovranno crescere e amalgamarsi trovando la quadra giusta tra il 433 di partenza e il più offensivo 4231, pensato per esaltare le qualità di Giacomo Raspadori, l’acquisto più caro del mercato che difficilmente potrà rimanere in panchina a lungo.

Un percorso reso certamente più difficile dalla rinuncia simultanea a tutti i giocatori più tecnici del vecchio Napoli (Insigne, Ruiz, Mertens) e alle due colonne della difesa, il portiere Ospina e il difensore Koulibaly. Il problema, per il Napoli e per Spalletti, è che il tempo non c’è più perché da qui a novembre si giocherà quasi sempre ogni tre giorni. E bisognerà arrivare comunque alla sosta per i mondiali invernali in buona posizione in campionato, disputando un buon girone di Champions per provare a passare agli ottavi o perlomeno proseguire con dignità in Europa League. In caso contrario, è già pronta la caccia all’untore, con Spalletti – all’ultimo anno di contratto – candidato ideale al ruolo di capro espiatorio. Un classico del Napoli di De Laurentiis.