Era la notte del 29 febbraio 2020 quando Ugo Russo, appena quindicenne, tentò di mettere a segno una rapina. L’obiettivo era un rolex al polso di un carabiniere fuori servizio. Il militare sparò, non ci fu scampo per Ugo. Oggi a distanza di tre anni da quella notte, finalmente arriva la prima udienza preliminare. Il processo si apre con la richiesta di imputazione da parte della procura di Napoli per omicidio volontario aggravato nei confronti del carabiniere fuori servizio. A sostegno dell’impianto accusatorio ci sono le immagini delle telecamere di sorveglianza e numerose perizie, anche nella formula dell’incidente probatorio, che mostrano come l’omicidio ha avuto luogo in due fasi e -scrive nero su bianco il pubblico ministero – Ugo Russo è strato colpito alla testa “mentre è in fuga“.

Il comitato Verità e giustizia si è riunito davanti al Tribunale di Napoli per seguire la prima udienza. In prima fila il papà di Ugo, Vincenzo Russo che da tre anni chiede di sapere la verità sulla morte del figlio e che più volte ha raccontato alla stampa tutte le incongruenze di quella notte atroce. “Qualcuno ha voluto che Ugo morisse quella sera, perché è stato inseguito e ammazzato. Il carabiniere? Non sta a me giudicare, rispetteremo le sentenze“. Nel frattempo, il Consiglio di Stato ieri ha disposto la rimozione del murales dedicato al quindicenne e realizzato ai Quartieri Spagnoli.

“Le sentenze vanno rispettate – ha commentato Vicenzo Russo – Rispetteremo anche questa, anche se per noi è un’ingiustizia. Ma non ci staremo zitti quando verranno a coprirlo”. A chi gli ha chiesto quale fosse lo stato d’animo di tutta la famiglia, il padre di Ugo ha risposto che loro hanno già perso “dal primo giorno”. “Il nostro stato d’animo? Sono tre anni che dormiamo poco la notte, che si piange, che ci attaccano, e non so perché. Mio figlio stava sbagliando, quella sera, l’abbiamo sempre ammesso, però avete letto gli atti della Procura e gli atti parlano. Hanno lavorato tanto, e questo ci fa piacere, noi abbiamo fiducia nella magistratura – aggiunge – La mia verità? Stava scappando, sarebbe stato arrestato, sarebbe finito in un carcere minorile e avrebbe pagato per quello che stava facendo. Magari oggi mio figlio stava in carcere e avremmo potuto aprire gli occhi sulla strada che stava intraprendendo”. Invece “qualcuno ha voluto che Ugo morisse quella sera, perché è stato inseguito e ammazzato” aggiunge.

Intanto, il Tribunale ha deciso: parlerà davanti al Gup Tommaso Perrella il perito balistico che ha condotto le indagini sull’omicidio di Ugo Russo. Nella prima udienza il Gup ha ammesso le parti civili e stabilito che occorrono approfondimenti sulla perizia balistica, così come chiesto dalla difesa del militare dell’Arma. Ci sono elementi che vanno maggiormente approfonditi e non è escluso che potrebbero essere svolte nuove indagini tecniche. La prossima udienza è fissata per il 9 marzo.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.