Patrick George Zaki ha origini napoletane. A renderlo noto è il padre dello studente e ricercatore egiziano dell’Università di Bologna che rischiava cinque anni di carcere in Egitto e che oggi, dopo la terza udienza sul suo caso, è stato scarcerato ma non assolto dalle accuse. “Mia nonna, la bisnonna di Patrick, Adel, era per metà italiana. Aveva sposato un libanese ma parte della sua famiglia veniva da Napoli. Chissà se un giorno andremo con Patrick in Italia”, ha dichiarato George Zaki in un’intervista esclusiva a Il Corriere della Sera. Zaki era arrivato a Bologna dopo aver vinto un master Gemma dedicato agli studi di genere e delle donne. Il Comune di Napoli ha conferito la cittadinanza onoraria a Zaki nel giugno 2020.

L’inviata a Mansoura Marta Serafini ha incontrato i genitori dello studente 30enne alla vigilia della terza udienza per il suo processo. Zaki è accusato di propaganda sovversiva per alcuni post sui social network e per alcuni articoli sulla persecuzione dei cristiani copti. È stato arrestato il 7 febbraio 2020, appena atterrato per una vacanza in Egitto. Da allora la sua custodia in carcere è stata puntualmente rinnovata. Il rinvio a giudizio è arrivato per “diffusione di notizie false dentro e fuori il Paese” sulla base di un articolo scritto dallo stesso studente e pubblicato sul sito Daraj.

“Sto bene, grazie Italia”, le parole del 30enne, in una cella nel Palazzo di Giustizia di Mansoura dove si è tenuta oggi l’udienza, a un diplomatico italiano come riportato dall’Ansa. Presenti, come nelle precedenti udienze, due diplomatici italiani, su richiesta dell’Ambasciata italiana anche funzionari di altri Paesi (USA, Spagna, Canada), un avvocato della Delegazione dell’Unione Europea e un legale di fiducia della rappresentanza diplomatica italiana al Cairo. Tutti per monitorare il processo come prima avevano fatto per tutte le sessioni di rinnovo della custodia cautelare.

Udienza che è iniziata ed è stata sospesa rapidamente soltanto dopo qualche minuto. È la terza a carico dello studente egiziano detenuto da 22 mesi. Zaki non era ammanettato ed era vestito di bianco quando è arrivato in aula. Da poco era stato trasferito dalla prigione di Tora, nei pressi de Il Cairo, a quella di Mansoura, vicino casa sua. “In carcere ha freddo, nemmeno una coperta, ha ancora fortissimi dolori alla schiena. Non gli lasciano i libri per continuare a studiare”, ha detto a Il Corriere la madre Hala, intervistata nella casa dove lo studente è cresciuto. “Non gli fanno avere né acqua né cibo”, ha aggiunto il padre George. La legale del ragazzo, Hoda Nasrallah, aveva chiesto l’acquisizione di altri atti per dimostrare sia una presunta illegalità durante l’arresto del 7 febbraio 2020 e sia la correttezza dell’articolo sui copti alla base del processo. Perciò l’udienza è stata sospesa dopo appena quattro minuti.

La prossima udienza del processo si terrà il primo febbraio prossimo. L’ordine di scarcerazione sarebbe stato già firmato ma non è ancora chiaro quando lo studente 30enne sarà rilasciato. Forse già tra oggi e domani. La decisione della Corte è stata accolta con grida di giubilo all’interno del Palazzo di Giustizia. Denunciate in tante occasioni le condizioni critiche nelle quali era detenuto il ragazzo negli scorsi mesi.

La cittadinanza italiana a Zaki

Lo scorso luglio la Camera dei deputati, tre mesi dopo il Senato, ha approvato con 358 voti a favore la mozione che chiede al governo il conferimento della cittadinanza italiana allo studente: affinché il governo possa “avviare tempestivamente mediante le competenti istituzioni le necessarie verifiche al fine di conferire a Patrick George Zaki la cittadinanza italiana” e “continuare a sostenere, nei rapporti bilaterali con l’Egitto e in tutti i consessi europei ed internazionali, l’immediato rilascio di Patrick Zaki e di tutti i prigionieri di coscienza: difensori dei diritti umani, giornalisti, avvocati e attivisti politici finiti in carcere solo per aver esercitato in modo pacifico i loro diritti fondamentali”.

Il Presidente del Consiglio Mario Draghi aveva parlato di “un’iniziativa parlamentare, il governo non è coinvolto al momento”. L’iniziativa è stata sostenuta da diverse raccolte firme e iniziative popolari negli scorsi mesi. Circa 200 Comuni italiani hanno nominato Zaki cittadino onorario. “Grazie alla mobilitazione di Station2To, Change Italia e Amnesty Italia e di tante realtà associative sono state raggiunte le 300mila firme che chiedono la cittadinanza italiana per Patrick Zaki, alla vigilia della sua udienza di domani”, ricordava ieri su Twitter il deputato del Partito Democratico Filippo Sensi, tra i più attivi e impegnati sul caso dello studente egiziano.

La legge sulla Cittadinanza del 5 febbraio 1991, n.91 detta all’articolo 9 che “la cittadinanza italiana può essere concessa con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato, su proposta del Ministro dell’interno: a) allo straniero del quale il padre o la madre o uno degli ascendenti in linea retta di secondo grado sono stati cittadini per nascita, o che è nato nel territorio della Repubblica e, in entrambi i casi, vi risiede legalmente da almeno tre anni”. E al comma 2: “Con decreto del Presidente della Repubblica, sentito il Consiglio di Stato e previa deliberazione del Consiglio dei Ministri, su proposta del Ministro dell’interno, di concerto con il Ministro degli affari esteri, la cittadinanza può essere concessa allo straniero quando questi abbia reso eminenti servizi all’Italia, ovvero quando ricorra un eccezionale interesse dello Stato”.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.