È stato rinviato a dicembre a una nuova udienza il processo a Patrick George Zaki, lo studente egiziano dell’Università di Bologna detenuto in Egitto dal febbraio 2020. Detenzione, nel carcere di Tora, nei pressi della capitale, rinnovato di 45 giorni in 45 giorni. Un calvario. La nuova udienza si terrà il 7 dicembre. Al tribunale di Mansura è durato tutto appena due minuti. “Il rinvio del processo è stato deciso affinché la difesa possa ottenere copia ufficiale degli atti, fare le proprie memorie e rappresentare Patrick nel migliore dei modi con una forte memoria”, lo ha confermato all’Ansa la principale legale dello studente, Hoda Nasrallah.

Zaki è accusato di diffusione di notizie false. È stato portato nella gabbia degli imputati con le manette ai polsi. Manette che gli sono state tolte dopo cinque minuti, come constatato dall’Ansa. Indossava gli occhiali, la barba e il codino. Un vestito tutto bianco, il colore degli imputati nei processi in Egitto. A un paio di metri dalla gabbia del ragazzo il padre George e la sorella Marise. In aula anche una quindicina di attivisti e amici di Patrick. A un’attivista dell’Eipr (Iniziativa egiziana per i diritti personali, l’ong con la quale collaborava Zaki) sono stati controllati i documenti. Più volte i giornalisti, cui era proibito girare video o scattare foto, hanno provato a parlare con il ragazzo ma sono stati allontanati con moniti verbali dalle guardie.

La decisione è arrivata dopo un’ora circa di camera di consiglio. “Un rinvio lunghissimo, che sa di punizione. Quel giorno saranno trascorsi 22 mesi dall’arresto: 22 mesi di crudeltà e sofferenza inflitte a Patrick Zaki, ma anche di grande resistenza da parte sua”, lo scrive su Twitter Riccardo Noury portavoce di Amnesty Italia. “Il giudice poteva sì accogliere come ha fatto la richiesta della difesa di un rinvio, ma poteva disporre un rinvio tra una, due settimane. Tra l’altro questa data della prossima udienza, il 7 dicembre, è amaramente simbolica perché segnerà il ventiduesimo mese di detenzione arbitraria e illegale di Patrick e quindi una sofferenza continua”.

All’udienza erano stati ammessi anche un diplomatico italiano, uno spagnolo e uno canadese, e due lettori da Germania e Stati Uniti, nell’ambito del monitoraggio processuale a guida italiana che coinvolge anche paesi extra-europei. A differenza dell’udienza precedente Zaki non ha preso la parola. La legale ha spiegato la richiesta del rinvio: “Abbiamo alcuni punti in mente ma per fare le memorie è necessario avere i documenti in mano in modo da poterli utilizzare in ogni punto, e finora questo non è stato possibile”.

Zaki è a processo per “diffusione di false notizie all’interno e all’esterno del Paese”. Il reato può arrivare a una condanna fino a cinque anni oltre al pagamento di una multa. Al centro dell’attenzione un articolo che il ricercatore esperto di diritti di genere scrisse nel 2019 per una testata online egiziana nella quale analizzava abusi subiti dalla minoranza degli egiziani di religione copta. Anche la famiglia di Zaki è di religione cristiana.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.