Il cashback? Una misura che favorisce le categorie e le aree più ricche del Paese. Per questo il presidente del Consiglio ha spinto e ottenuto in Consiglio dei ministri la sospensione del programma caro al Movimento 5 Stelle, ideato col Governo Conte per favorire i pagamenti digitali e contestualmente agire in chiave anti-evasione fiscale.

Nel Cdm di ieri che verteva in particolare sul blocco dei licenziamenti, Draghi ha spiegato ai ministri perché si è voluto fermare il cashback nel secondo semestre del 2021. Per Draghi infatti si tratta di una misura che “rischia di accentuare la sperequazione tra i redditi, favorendo le famiglie più ricche, con una propensione al consumo presumibilmente più bassa, determinando un effetto moltiplicativo sul Pil non sufficientemente significativo a fronte del costo della misura”.

Pur se al momento non vi sono ancora dati specifici, il premier ha sottolineato che la maggiore concentrazione dei mezzi alternativi al contante si registra tra gli abitanti del Nord e, più in generale delle grandi città, con un capofamiglia di età inferiore a 65 anni, un reddito medio-alto e una condizione diversa da quella di operaio o disoccupato.

Il giudizio finale è quindi netto: “Il cashback – ha affermato Draghi – ha un carattere regressivo ed è destinato ad indirizzare le risorse verso le categorie e le aree del Paese in condizioni economiche migliori”.

Non esiste alcuna obiettiva evidenza, ha rimarcato ancora Draghi, della maggiore propensione all’utilizzo dei pagamenti elettronici da parte degli aderenti al programma. Quasi il 73 per cento delle famiglie già spende tramite le carte più del plafond previsto dal provvedimento. Pertanto, la maggior parte potrebbe ricevere il massimo vantaggio anche senza intensificare l’uso delle carte

M5S E PD SULLE BARRICATE – Uno stop non gradito, per usare un eufemismo, dal Movimento 5 Stelle. Sulle barricate il ministro delle Politiche agricole Stefano Patuanelli, che aveva definito “un errore” la sospensione del cashback prima del Cdm. Uno strumento che per il ‘big’ del M5S “è stato perfetto” come incentivo all’utilizzo di pagamenti elettronici e lotta all’evasione.

Anche nel Partito Democratico si sono registrate prese di distanza dalla scelta di Draghi. Per Marco Furfaro “il cashback ha costretto esercizi che si facevano pagare a nero a installare il Pos, contribuendo alla lotta all’evasione. Ha stimolato i consumi: entro il 2025 avrebbe prodotto un gettito fiscale di 9 mld (dati Mef). Sospenderlo è un regalo a chi lo detestava per queste ragioni”.

IL FUTURO DEL CASHBACK – Quale futuro dunque per il cashback? Al momento appare improbabile un ritorno del programma nel 2022, ma in realtà sono previsti cambiamenti anche per chi ne ha usufruito nei primi sei mesi dell’anno.

L’incasso dei premi, secondo il Sole 24 Ore, potrebbe slittare al 30 novembre, così come si rischia un taglio delle somme rimborsate.

II regolamento prevede l’erogazione entro 60 giorni dal termine di ciascun periodo delle cifre da rimborsare, quindi entro fine agosto, ma il governo è intenzionato a dilazionare i tempi fino al 30 novembre prossimo.

Sui conti corrente degli italiani che hanno partecipato al cashback potrebbero anche arrivare meno soldi del previsto: premi e superpremi infatti non potranno superare la nuova soglia di 1,367 miliardi. Se i soldi stanziati non dovessero bastare, il rimborso verrà ridotto in modo lineare e proporzionale alle risorse disponibili.

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia