Potrebbe essere la svolta per le elezioni europee in arrivo, e per l’Europa che verrà: una lista Renew Europe che porti a Bruxelles Yulia Navalnaya, la moglie di Aleksei Navalny. E che la candidi capolista in Italia, in contrapposizione a Matteo Salvini, il vicepremier che persino in queste ore, sul corpo caldo di Navalny, continua ad alimentare la sua difesa di Putin. La proposta è arrivata ieri da Roberto Giachetti, parlamentare di Italia Viva. Ed è stata lanciata come una petizione sui social del partito. “Portiamo la voce della libertà e della dignità tutti insieme a Strasburgo. Le parole di Yulia Navalnaya – si legge nella raccolta firme – hanno dimostrato la dignità e la nobiltà di una donna straordinaria, moglie di un eroe della libertà. Abbiamo acceso le fiaccole nelle piazze, abbiamo chiesto di intitolare a Navalny la via dell’ambasciata russa, ma non basta. Serve un gesto politico. La famiglia di Renew Europe candidi Yulia Navalnaya capolista a Milano e Roma in vista delle elezioni europee”. L’appello viene condiviso e rilanciato da Sandro Gozi, parlamentare di Renew Europe: “Totalmente d’accordo. Evidente che questo significa prendere un’iniziativa straordinaria per dare la cittadinanza italiana a Navalnaya, iniziativa che darebbe onore all’Italia e all’Ue. Giorgia Meloni e la maggioranza sarebbero d’accordo?”.

Ieri era stato Ilya Politkovsky, figlio di Anna Politkovskaja, giornalista russa uccisa nel 2006 a Mosca, a lanciare Yulia Navalnay come leader unitaria dell’opposizione russa in esilio: “Non credo che ci sia spazio per l’opposizione all’interno del territorio russo. Tutti i leader verranno arrestati e incarcerati per casi di falsi crimini. Ma Yulia Navalnaya può essere la leader unitaria dell’opposizione russa in esilio. Lei è la scelta perfetta per questo. Personalmente credo fermamente in lei come leader unitaria per il suo background, i suoi punti di forza e i suoi valori”. La capolistura di Yulia Navalnaya risponderebbe bene alla proposta lanciata da Emma Bonino di una lista di scopo per le europee. Liste di scopo, di pannelliana memoria, che raccolgono personalità provenienti da svariati mondi (politica, cultura, spettacolo, imprenditoria) intorno ad un obiettivo. L’idea a Giachetti è venuta durante la manifestazione al Campidoglio, chiedendosi dove potrebbero trovare casa i valori che lei vuole tenere vivi dopo la morte del marito. Yulia Navalnaya ha chiesto alla Ue di non riconoscere le elezioni presidenziali che si svolgeranno il mese prossimo e alle quali Vladimir Putin si presenta per un quinto mandato. L’appello è stato lanciato ieri nel discorso ai ministri degli Esteri a Bruxelles, di cui il team di Navalny pubblica il contenuto. “Un presidente che ha ucciso il suo principale avversario politico non può essere legittimo per definizione”.

Chi può sostenere questa idea? Renew Europe è pronta. E Yulia Navalnaya in prima persona sarebbe certamente la persona più indicata per identificare e portare avanti questa battaglia. Un valore aggiunto all’interno del nostro Parlamento europeo. “Abbiamo la responsabilità di un progetto politico così grande che pensare di continuare a perdere tempo nelle piccole beghe più o meno personali è un fatto criminale dal punto di vista politico”, ha detto Giachetti. “Il segnale che io vorrei dare è semplice – dice – Questa vicenda rappresenta una storia di ideali che noi vorremmo rappresentare in Europa. Sono questioni che non possono essere continuamente tarpate da beghe provinciali, francamente”. All’appello ha aderito anche il libdem Andrea Marcucci: “Portiamo al Parlamento Europeo una testimone diretta della dittatura di Putin e della battaglia per le libertà”.

Nel frattempo ieri per quasi un’ora è stato sospeso l’account X di Yulia Navalnaya. La spiegazione dopo la riattivazione è stata data direttamente dal social network: il meccanismo di difesa contro la manipolazione e lo spam della piattaforma ‘X’ ha “erroneamente” contrassegnato il tweet di Yulia Navalnaya, vedova del dissidente russo Alexei, e ne ha sospeso l’account. “Abbiamo riattivato l’account non appena siamo venuti a conoscenza dell’errore”.