L’Italia vuole spingere sulle rinnovabili per garantire competitività industriale e sostenibilità ambientale. Ma i ritardi accumulati rischiano di compromettere gli obiettivi europei. A lanciare l’allarme e al tempo stesso indicare la rotta sono stati ministri, aziende e associazioni riuniti il 1° luglio alla Camera per gli Stati generali dell’Energia organizzati da Forza Italia. L’urgenza è duplice: da una parte abbattere i costi dell’energia per famiglie e imprese, dall’altra evitare di mancare i target 2030 sulla decarbonizzazione.

Ad oggi, secondo i dati di Terna e del Mase, l’Italia ha installato circa 63 GW di potenza da fonti rinnovabili, ma per raggiungere gli 80 GW previsti entro il 2030 servirà più che raddoppiare il ritmo di crescita annuale: nel 2023, l’incremento è stato di appena 5 GW. E nel primo quadrimestre del 2024, complice la complessità dei procedimenti autorizzativi, la tendenza non appare in forte discontinuità.
Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha ribadito la linea del governo: «La transizione si fa con i piedi per terra, basta ideologie. Servono scelte realistiche e un mix di fonti». La strategia si fonda su due direttrici: l’aumento delle rinnovabili – con 80 GW entro il 2030 – e la gestione del transitorio, che dovrà garantire sicurezza e stabilità del sistema elettrico nazionale. Anche perché, ha ricordato Pichetto, «oggi produciamo circa 260-265 TWh rispetto a un fabbisogno di 305 TWh. Il resto lo importiamo, soprattutto dalla Francia. Ma entro 15-20 anni potremmo superare i 600-700 TWh, complice anche lo sviluppo dei data center e dell’IA».

Tra i nodi irrisolti, il ministro ha segnalato l’eccessiva frammentazione nelle autorizzazioni: «Ci sono centinaia di procedure ferme a Palazzo Chigi, bloccate da veti incrociati tra Regioni e ministero della Cultura». E sulla riforma delle aste per le rinnovabili ha preannunciato novità: «Il Fer 2 va rivisto. Abbiamo bisogno di strumenti più efficaci». Dal lato delle imprese, l’ad di Enel, Flavio Cattaneo, ha rilanciato: «Dobbiamo accelerare sulle rinnovabili. È l’unica strada per ridurre i costi dell’energia, almeno a livello industriale. E c’è solo una cosa peggiore dell’alto costo dell’energia: non averne». Il riferimento è al blackout spagnolo costato, secondo alcune stime, 15 miliardi. Cattaneo ha invitato a trovare un equilibrio tra rinnovabili e gas: «La Spagna, tutta rinnovabile per molte ore al giorno, è tornata a produrre 10 GW a gas. Serve un mix equilibrato».

In questo scenario, un ruolo strategico è affidato all’eolico offshore, in particolare quello galleggiante, che può sfruttare i fondali profondi del Mediterraneo. Ma l’Italia è ancora in attesa di un vero decollo. A richiamare l’attenzione è stato Fulvio Mamone Capria, presidente di AERO – l’Associazione delle Energie Rinnovabili Offshore – che ha chiesto «lo sblocco immediato del decreto Porti», essenziale per avviare la filiera nei poli identificati come Augusta, Taranto, Civitavecchia e Brindisi. E ha sollecitato l’avvio delle aste del Fer 2 «tra fine 2025 e inizio 2026», per dare un segnale concreto agli investitori che hanno già speso 250 milioni per studi preliminari.

L’ambizione dichiarata da AERO è realizzare 8,5 GW entro il 2035 e arrivare a 15-20 GW al 2050. Ma, avverte Mamone Capria, «serve una strategia industriale: l’offshore galleggiante è una tecnologia in cui l’Italia può eccellere, grazie alla navalmeccanica, all’ingegneria marittima, ai porti, alla logistica. E può anche rilanciare la siderurgia, fornendo l’acciaio per i nostri impianti». L’eolico offshore, insomma, può diventare un asset nazionale. Ma serve una visione di lungo periodo e l’attuazione rapida degli strumenti già varati. «La nostra idea è che l’Italia torni protagonista del Mediterraneo», ha concluso Mamone Capria. Ma senza porti, senza aste, senza certezze sui tempi, l’obiettivo rischia di restare solo sulla carta.

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Ho scritto “Opus Gay", un saggio inchiesta su omofobia e morale sessuale cattolica, ho fondato GnamGlam, progetto sull'agroalimentare. Sono tutrice volontaria di minori stranieri non accompagnati e mi interesso da sempre di diritti, immigrazione, ambiente e territorio. Lavoro al The Watcher Post.