Neppure il maltempo che ha colpito Bologna e l’Emilia Romagna ha fermato il suo lavoro da rider. Lui, come tanti suoi colleghi non conoscono riposo, pausa, o motivazioni per non farlo. Se un’occupazione ce l’hanno se la tengono stretta, incastrati nella logica del cottimo, del pagamento a consegna e dell’incognita mance.

È la storia accaduta negli scorsi giorni a uno dei tanti rider pachistani sotto le due Torri. Un ragazzo 22enne che nella notte tra sabato e domenica ha consegnato 28 ordini a domicilio nonostante su tutta la zona si stesse abbattendo un nubifragio in grado di creare danni ancora da quantificare. Ha lavorato in sella alla sua bici e descritto la sua serata in mezzo alla tempesta in un’intervista al Corriere, celando il suo vero nome per paura di ricevere ritorsioni.

“Alla gente sembrava non importare”

“Il lavoro mi piace – racconta – è il primo che ho trovato quando sono arrivato in Italia meno di due anni fa. Non ho avuto paura, ma in alcuni momenti è stata dura. Partito dalla periferia ho scavalcato il ponte della stazione e poi ho fatto su e giù per tutti il centro. Molte auto erano abbandonate nell’acqua, quest’ultima mi arrivava ai polpacci, ma non potevo fermarmi. Ho lavorato otto ore, prima a pranzo, poi la sera dalle 18:30 a mezzanotte e mezzo. Con me altri colleghi sotto la pioggia. Era forte, ma alla gente sembrava non importare, hanno continuato ad ordinare”.

“Sarebbe bello potersi fermare”

Mentre Just Eat nella zona ha scelto di sospendere le attività nei momenti nevralgici dell’alluvione, e grazie ad un accordo con i sindacati i lavoratori non hanno perso nemmeno un euro, la compagnia del rider intervistato non ha fatto altrettanto. “Sarebbe bello potersi fermare quando le condizioni meteo sono avverse”, ha ammesso. I soldi che guadagna, racconta, vanno per buona parte in Pakistan, ai suoi genitori malati. Una giornata che ha fruttato 120 euro: “Non ho ricevuto mance, né parole di incoraggiamento”.

La messa in sicurezza del food delivery

Tutti i rider quella sera hanno continuato ad entrare di casa in casa, mentre fino a poche ore prima il sindaco Matteo Lepore, appellandosi ai cittadini, li invitava a non uscire. Ora la Camera del Lavoro di Bologna, insieme ai sindacati Filt-Cgil e Nidil-Cgil, ha reso noto che presenterà un esposto alla Procura della Repubblica per indagare sulle potenziali responsabilità penali delle aziende che non hanno sospeso le consegne durante l’emergenza. L’obiettivo dei sindacati è verificare se le società di delivery possano essere ritenute in qualche modo responsabili per aver messo a rischio la sicurezza dei rider durante l’alluvione. Un esposto che prende in considerazione anche il cambiamento climatico, il rischio che eventi così estremi tornino a verificarsi – come già accaduto – con costanza regolare. “Non ci troviamo di fronte a semplici eventi atmosferici, ma alle conseguenze di una crisi climatica che sarà la nostra nuova normalità”, hanno dichiarato i rappresentanti sindacali. L’associazione Salvaiciclisti Bologna ha ricordato che “sotto la pioggia battente di un evento alluvionale estremo, chiunque fosse in strada era a rischio della vita”. Per il food delivery è arrivato il momento di pedalare verso la sicurezza.

Redazione

Autore