I carabinieri di Bologna hanno avviato una indagine interna per ricostruire quanto accaduto il pomeriggio del 21 gennaio, quando il leader della Lega Matteo Salvini andò al Pilastro, quartiere popolare del capoluogo, suonando al citofono di una famiglia e chiedendo se lì abitasse uno spacciatore.

L’INDAGINE – Secondo alcune ricostruzioni, non commentate dal comando provinciale di Bologna, vi sarebbe un ruolo nella vicenda da parte di un sottoufficiale dell’Arma. La donna che ha accompagna Salvini Pilastro, Anna Maria Biagini, avrebbe infatti riferito di essere stata messa in contatto con lo staff della Lega grazie alla telefonata di un maresciallo dei carabinieri. La ‘pasionaria’ leghista ha dichiarato infatti che “mi ha contattato un esponente delle forze dell’ordine martedì a mezzogiorno, dicendo che qualcuno della Lega mi avrebbe chiamato perché Matteo voleva venire qui”. Sempre secondo la stampa il militare sarebbe indagato per stalking e depistaggio ai danni di un avvocato e sospeso dal servizio con una decisione del Riesame di fine anno, non applicata in attesa del pronunciamento della Cassazione.

La domanda alla quale vuole rispondere l’Arma con l’indagine interna è a quale titolo il carabiniere ha telefonato ad una privata cittadina per fare da tramite tra la stessa e un partito, in questo caso la Lega. Un provvedimento disciplinare avrebbe eventualmente le sue basi nell’accusa di violazione dell’imparzialità di un militare. Un carabiniere infatti non può svolgere attività a sostegno di chiunque se non autorizzato.

Al momento non sarebbe comunque aperto in merito un procedimento disciplinare, né risultano esserci fascicoli penali.

IL CASO IN PARLAMENTO – La vicenda della ‘citofonata di Salvini’ è arrivata anche in Parlamento. Il deputato Pd Andrea De Maria ha presentato un’interrogazione al ministro dell’Interno Luciana Lamorgese per chiedere se “le autorità competenti hanno richiesto a chi era presente, a tutela della sicurezza, informazioni” e “quali siano, nel caso, i riscontri ricevuti”.

IL VIDEO RIMOSSO – Nella giornata di martedì l’avvocato di Yassin, il 17enne ‘vittima’ della citofonata di Salvini aveva reso noto che il video pubblicato dalla ‘Bestia’ leghista su Facebook era stato rimosso dopo le segnalazioni. La segnalazione con richiesta di rimozione era motivata “dall’incitamento all’odio”. “La rimozione del video non riparerà tutto questo. E Matteo Salvini sarà chiamato a rispondere delle sue responsabilità per le vie previste dalla legge. Ma è un segnale comunque straordinario”, aveva precisato l’avvocato Cathy La Torre.

 

 

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