Eppur si muove. In due giorni Elly Schlein si è scrollata di dosso il torpore delle ultime settimane ed ha convocato segreteria e direzione, ha telefonato più volte all’infido alleato Giuseppe Conte, ha discusso in Transatlantico con Lorenzo Guerini. Una sorta di replay dello ormai storico ‘faccio cose, vedo gente’, insomma.

L’umore tra i suoi, va detto, non è dei migliori, pesano gli schizzi di fango del caso De Luca, ma anche l’attacco non tanto velato della lettera di tre sindaci dem (‘macché deriva ungherese’) Possamai di Vicenza, Gori di Bergamo e Palazzi di Mantova. Iniziano a farsi sentire anche i primi movimenti sulle liste per le elezioni europee del ‘24 con un affollamento straordinario soprattutto nella circoscrizione del Centro (Boldrini, Bonafoni, Zingaretti, Nardella), senza contare Bonaccini (Nord Est) e Ruotolo (Sud), oltre a quasi tutti gli uscenti che premono per la riconferma (tranne Laureti possibile candidata in Umbria e Gualmini in pole position per raccogliere l’eredità di Bonaccini).

Per dire che l’idea di candidare tutte donne capoliste potrebbe essere smontata da quello che al Nazareno non chiamano più caminetto ma che molto gli assomiglia. Intanto si struttura Energia Popolare, lo slogan sfortunato usato da Stefano Bonaccini durante le primarie diventa una corrente, ma anche in questo caso il termine è stato bandito dal nuovo vocabolario e quindi viene definita area. Avrà due coordinatori, Simona Malpezzi al Senato e Federico Gianassi alla Camera (lascerà il collegio per candidarsi sindaco di Firenze e consentire a Dario Nardella di subentrare con le suppletive ?).

La segreteria di stamani intanto ha provato una manovra di alleggerimento, ipotizzando una mobilitazione sui temi sociali, bocche cucite sul resto. Il comunicato finale sogna ‘un partito plurale ma non cacofonico’, come dire, un’impresa. Elly domenica andrà a Napoli ad omaggiare l’ultimo congresso di Articolo Uno, i compagni di Bersani che nel frattempo si sono comodamente trasferiti all’hotel Nazareno. La segretaria non esclude neanche un inchino al M5S, potrebbe partecipare insieme a Conte il 17 giugno al pride del fu avvocato del popolo sul salario minimo.

La realtà però rischia di riaffacciarsi durante la direzione di lunedì, la prima convocata dopo il disastro elettorale, e la segretaria ha dimostrato di non avere sufficiente carisma per domarla. Oggi peraltro pure Giorgia Meloni l’ha usata come pungiball: ‘Se il nuovo corso del Pd è andare dritti sulla strada della strategia che li ha portati dritti alla sconfitta elettorale, io non sono nessuno per dir loro di cambiare strategia’.

Evidentemente la Presidente del consiglio non la pensa come l’intrepido Dario Nardella. Il sindaco di Firenze ad Omnibus ha infatti detto di vedere per il Pd ‘un trend abbastanza positivo’. Un’astrazione della realtà che potrebbe non contagiare i componenti della direzione.

Phil

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