“Mi scrivono delle ragazze che hanno subito violenza come me e mi dicono: avrei voluto avere la tua forza di denunciare“. A raccontarlo è la ragazza di 19 anni che ha denunciato uno stupro di gruppo avvenuto a Palermo lo scorso 7 luglio e che ha portato all’arresto di sette coetanei. In  una lettera che ha deciso di affidare a “Zona Bianca” in onda questa sera si Rete4, la giovane parlando della sua presenza sui social, e addirittura delle critiche ricevute a riguardo, commenta: “Io non ho mai chiesto a nessuno di seguirmi, non mi importa. Sono sempre persone dietro uno schermo che non conosco. Parlo perché voglio semplicemente trasmettere i miei ideali. Non c’è un secondo fine“.

Sul branco che ha denunciato aggiunge: “Ho sentito parlare di ‘rieducazione‘ per gli stupratori. Ma come si fa a pensare di rieducare una persona e lasciarla nuovamente in giro dopo che ha rovinato una ragazza?”.

Nella lettera inviata all programma condotto da Giuseppe Brindisi, spiega come è ripartita: “Perché lasciarmi condizionare l’esistenza così tanto da persone che vogliono solo questo? Devo andare avanti, voglio farlo, controvoglia, ma devo riuscirci – continua – Non solo perché voglio una vita migliore ma anche per mia madre, che nonostante fosse molto malata e bloccata a letto, si faceva sempre vedere col sorriso”.

A fine agosto lo sfogo relativo alle forte critiche e agli attacchi personali. Commenti che, come sostenuto dalla ragazza, se rivolti a persone che hanno affrontato esperienze traumatiche simili alla sua, potrebbero portarle a gravi conseguenze, compreso il suicidio. “Non ce la faccio più, mi state portando alla morte. Se riesco a farla finita…”, ha scritto sul suo profilo Instagram.

Nelle sue recenti condivisioni, aveva sottolineato il diritto di vivere la propria vita come desidera. Così la decisione di lasciare Palermo e spostarsi in una comunità protetta al di fuori della città.

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