Tradita dall’unico ‘amico‘ che era con lei quella sera. Emergono dettagli raccapriccianti dopo l’operazione che ieri mattina, 18 agosto, ha portato i militari del Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Palermo a eseguire un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip nei confronti di tre giovani e un analogo provvedimento cautelare emesso dal Gip. del Tribunale per i Minorenni di Palermo, nei confronti di un altro ragazzo che non aveva ancora compiuto 18 anni all’epoca dei fatti. I quattro, con altri tre presunti complici già arrestati su ordine della procura palermitana o scorso 3 agosto, sono indagati per il reato di violenza sessuale di gruppo commessa ai danni di una 19enne lo scorso 7 luglio al Foro Italico dove il gruppo avrebbe abusato sessualmente della giovanissima donna palermitana. Nonostante fosse in stato di ebrezza alcolica, sarebbe stata condotta in un’area isolata del centro città e lì violentata a turno da alcuni degli indagati.

La giovane nei giorni successivi ha denunciato tutto alle forze dell’ordine, facendo partire le indagini che hanno poi portato all’operazione di ieri. Dopo la denuncia avrebbe subito ulteriori minacce da parte del branco perché doveva stare zitta. Dalle chat Whatsapp dei giovani coinvolti emergono gravi indizi di colpevolezza. E’ proprio l’amico della 19enne a ricostruire il giorno dopo – così come emerge nell’ordinanza – quanto accaduto nella notte e a svelare i nomi del branco:

“Se ci penso mi viene lo schifo perché eravamo cento cani sopra una gatta, una cosa così l’avevo vista solo nei porno, eravamo troppi e sinceramente mi sono schifato un poco, però che devo fare la carne è carne, ma ti giuro dopo che si è sentita pure male, piegata a terra, ha chiamato l’ambulanza, l’abbiamo lasciata lì e siamo andati via. Voleva farsi a tutti, alla fine gli abbiamo fatto passare il capriccio“.

Il giovane, insieme ad altri amici, aveva trascorso la serata con la 19enne bevendo e fumando una canna. Tutto inizia in un locale della Vucciria in pieno centro a Palermo. La ragazza, stordita e sorretta dal branco, chiede all’amico “dove stiamo andando?”, poi lo prega di “chiamare un’ambulanza” ma “lui ha risposto che non lo avrebbe fatto perché non voleva fossero coinvolte le forze dell’ordine”.

E’ la stessa vittima a realizzare “le cattive intenzioni” del gruppo. “Ma mi vuoi far stare sola con questi, ma sei pazzo?” ammonisce la povera vittima che si descrive “stonata, ero in piedi ma barcollavo”. Poi la violenza ripresa anche in alcuni video dagli stessi protagonisti. Nel cellulare dell’unica persona che conosceva, i carabinieri hanno trovato filmati che riprendevano gli abusi e che il giovane in questione avrebbe inoltrato ad altri amici.

Durante lo stupro la giovane sarebbe anche stata picchiata e umiliata più volte, nonostante ripetesse al branco di fermarsi. “Amunì ca ti piaci” e “arripigghiati che mi si sta ammosciando”, la replica delle ‘bestie’ vedendola inerme e ubriaca. Dopo l’arresto dei primi tre a inizio agosto (riconosciuti dalla vittima), le successive indagini e le chat Whatsapp hanno portato all’ordinanza di ieri. E con le cimici piazzate in caserma nei giorni della convocazione di due dei sette giovani coinvolti sono arrivate altre ammissioni. “Le ho fatto male, lei non voleva, faceva “no, basta”… I pugni che le davano e pure gli schiaffi, non respirava”. E ancora: “Lei non voleva, diceva no basta”.

I due poi, sempre in caserma, temono di finire in carcere, “nella stessa cella”, e “al telegiornale”. Scrive il gip nell’ordinanza: “Si coglie la consapevolezza dell’azione violenta e della realizzazione dei rapporti sessuali con modalità aggressive e violente – si legge nell’ordinanza – che avevano devastato fisicamente la ragazza (‘la struppiò’), la quale, secondo i loro ricordi, aveva detto ‘basta’, non lesinando però i correi commenti – spavaldi e machisti – sul fatto che, nonostante le grida di dolore ella fosse in realtà ‘eccitata’”. Inoltre afferma ancora il giudice “dalle loro parole si comprende come, benché moralmente del tutto indifferenti rispetto a quanto accaduto, fossero consci delle possibili conseguenze dei gravi fatti denunciati, vaneggiando su propositi di fuga all’estero”.

Davide Faraone, deputato di Italia Viva, lancia un appello: “A questa giovane ragazza violentata da sette bestie a Palermo, va fatto sentire l’affetto di tutti, la nostra vicinanza, perché ha trovato il coraggio di raccontare e denunciare, di non restare in silenzio. A lei che sta cercando il suo equilibrio è difficile far leggere parole adeguate, forse non ce ne sono, ma è possibile provare a farle sentire la nostra vicinanza”. Poi prosegue: “La carne è carne…eravamo cento cani sopra una gatta”. A fare paura non sono i messaggi dei violentatori, quelli si descrivono da soli. A fare paura oggi è il silenzio di chi c’è attorno. A fare paura è la premeditazione, la subcultura che agita questi ragazzi, lo sdoganamento del sesso da branco per trarne piacere. La violenza è fatta di gesti, parole, di atteggiamenti che sfociano poi in quella sessuale. La premeditazione, con l’ubriacatura e poi filmare quanto è accaduto, è la rappresentazione di un maschio che deve mostrare a se stesso e agli altri la sua forza e la sua virilità. Hanno scambiato la libertà con la capacità di spingersi oltre l’inimmaginabile, sconfinando nella violazione di un corpo”.

Redazione

Autore