Nella lunga serie di arresti che hanno sconvolto il Mali nelle scorse settimane per un presunto colpo di stato di cui abbiamo già parlato, spunta un particolare ancora più interessante e significativo. Insieme ad una trentina di ufficiali e sottufficiali dell’esercito maliano è finito tra le sbarre anche un diplomatico francese, importante funzionario dell’ambasciata di Bamako. L’uomo, stando alle accuse della giunta militare, sarebbe direttamente coinvolto nell’organizzazione di un golpe che doveva abbattere il regime del colonnello-presidente Assimi Goita.

Il funzionario è stato etichettato come una spia di Parigi, inviato in Mali per minare la sicurezza dello stato. La Francia ha chiesto l’immediato rilascio del funzionario, minacciando pesanti ritorsioni diplomatiche. In una dichiarazione pubblica il ministero degli Esteri francese ha sottolineato che il funzionario è protetto dalla Convenzione di Vienna sulle relazioni diplomatiche, descrivendo le accuse come “del tutto prive di fondamento giuridico”. Ha aggiunto che sono in corso contatti diplomatici con le autorità maliane per chiarire le circostanze dell’arresto, ancora molto nebulose.

L’ambasciata francese del paese africano ha anche diramato un avvertimento a tutti i cittadini residenti in Mali, di prestare la massima attenzione ed evitare ogni tipo di assembramento o assemblea pubblica, perché si cercano scuse per incolpare i francesi di tutto. La repressione a Bamako si sta rapidamente estendendo anche al di fuori dell’esercito, colpendo la società civile. L’ex primo ministro Choguel Kokalla Maïga e diversi suoi collaboratori sono stati arrestati all’inizio di questo mese nell’ambito di indagini finanziarie relative al suo mandato, per quella che è sembrata essere soltanto una scusa, visto che Maiga ha ancora un certo seguito nello stato africano.

Durante gli arresti dei militari, il Primo Ministro in carica aveva parlato di influenze esterne, lasciando intendere che dietro ci fosse ancora una volta la mano di Parigi. Con l’arresto del diplomatico francese viene confermata la pista che porta all’Eliseo, ma ancora una volta mancano le prove del reale tentativo di rovesciamento della giunta militare al potere ormai da quattro anni. Il Mali, così come il Niger ed il Burkina Faso, ha cacciato i militari francesi firmando accordi di cooperazione militare con la Russia e adesso accusa Parigi per ogni problema interno. La Francia ha visto la scomparsa di quello che può essere definito come il suo impero post-coloniale e adesso paga le conseguenze di una politica estera miope ed arrogante che ha permesso soprattutto alla Russia, ma anche alla Cina, di prendere il controllo di aree vitali come le vie carovaniere del Sahel, cambiando gli equilibri geopolitici africani

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi