Mama Africa
Equilibri sempre più precari
Sahel “epicentro del terrorismo globale”, l’attacco jihadista in Niger (con 200 moto) dà il benvenuto ai nuovi mercenari di Putin

La situazione securitaria del Sahel resta pericolosamente fragile e anche negli ultimi giorni si sono registrati pesanti scontri fra militari e jihadisti. L’ultimo attacco è avvenuto nella cittadina di Banibangou, a circa 250 chilometri da Niamey, in Niger. Qui circa 200 miliziani sono arrivati a bordi di motociclette ed hanno bersagliato di colpi di mitragliatrici e bombe a mano la guarnigione militare uccidendo almeno 35 soldati e ferendone un’altra ventina.
L’attacco jihadista con 200 moto
L’attacco, stando a fonti locali, sarebbe stato di inaudita ferocia e dopo essersi svegliata con il rumore degli spari e il crepitio delle armi automatiche la città è stata occupata dagli aggressori, mentre del fumo era visibile sopra gli uffici della prefettura, che sono stati saccheggiati e incendiati prima dell’arrivo dei rinforzi. Banibangou è stata assaltata da più squadre che sono entrate in città da est e da sud attaccando i campi di addestramento della Guardia Nazionale, la prefettura, nonché le posizioni della gendarmeria e dell’esercito su entrambi i fronti. Le colonne di motociclette che hanno messo a ferro e fuoco la città apparterrebbero allo Stato Islamico che agisce da tempo in questa provincia nigerina, muovendosi agilmente al di qua e al di là del confine con il Mali, situato a pochi chilometri.
Anche il comandante della guarnigione di Banibangou sarebbe rimasto ucciso negli scontri. Non è la prima volta che questa area finisce nel mirino dei terroristi islamici che l’avevano attaccata all’inizio del 2020, quando due importanti avamposti militari furono distrutti dallo Stato Islamico, a Chinagodar e Inates, dove uccisero oltre 200 soldati dell’esercito nigerino. “Giovedì 19 giugno, un attacco vigliacco e barbaro è stato condotto contro la città di Banibangou da un’orda di diverse centinaia di mercenari a bordo di otto veicoli e più di 200 motociclette”, ha affermato il ministro in una dichiarazione trasmessa dalla televisione di Stato.
Sahel “epicentro del terrorismo globale”
Ha aggiunto che le truppe stanno conducendo operazioni di ricerca a Banibangou per rintracciare gli aggressori e che comunque sono stati uccisi diverse decine di terroristi durante la battaglia. Stando ai dati del Globex Terrorism Index (GTI) il Sahel è “l’epicentro del terrorismo globale” e ora, per la prima volta, è responsabile di “oltre la metà di tutti i decessi correlati al terrorismo”. Il triste record recita che in questa zona a sud del deserto del Sahara sono morte 3.885 persone su un totale di 7.555 in tutto il mondo nel 2024. I numeri saheliani sono decuplicati rispetto al 2019 per il continuo aumento di gruppi terroristici che agiscono nella regione. Il GTI sostiene che la maggior parte degli attacchi siano stati condotti da due organizzazioni: il gruppo affiliato allo Stato Islamico nel Sahel e Jama’at Nusrat al-Islam wal Muslimeen (JNIM), una branca africana di al-Qaeda che arrivano a scontrarsi fra di loro. In molte province questi gruppi terroristici si sono sostituiti allo stato centrale e applicano la sharia.
Cocaina e terrorismo
Entrambi i gruppi arruolano tra le tribù locali, ma lo Stato Islamico utilizza anche i bambini soldato ed hanno molto seguito fra i nomadi del deserto. Secondo il rapporto del GTI, i gruppi jihadisti sostengono le loro operazioni con una serie di attività economiche illecite, tra cui rapimenti a scopo di estorsione e furti di bestiame. La regione è diventata anche una rotta chiave per i narcotrafficanti che trasportano la cocaina dal Sud America all’Europa, e il rapporto sottolinea che il traffico di droga rappresenta una delle attività illecite più redditizie legate al terrorismo nel Sahel. I due network del terrorismo si contendono anche lo sfruttamento delle risorse minerarie come le numerose miniere d’oro artigianali o addirittura quelle di uranio di cui il Niger è un importante produttore. Il pericolo dell’estremismo islamico potrebbe espandersi, vista l’inadeguatezza delle truppe nazionali supportate dai russi (nelle scorse settimane c’è stato l’avvicendamento tra i mercenari del Wagner Group e quelli dell’Africa Corps) e travolgere fragili realtà come il Togo o il Benin, arrivando a minacciare anche la Costa d’Avorio.
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