Per alcune ore di sabato 22 giugno sembrava concretizzarsi il terzo colpo di stato in Burkina Faso in poco più di due anni, ma alla fine la giunta militare guidata dal capitano Ibrahim Traorè ha resistito. Tutto era iniziato l’11 giugno quando un centinaio di soldati burkinabè erano stati massacrati nella cittadina settentrionale di Mansila da un feroce attacco degli islamisti. Questa volta era stato il Jnim (Gruppo di Sostegno all’Islam e ai musulmani) affiliato di al Qaeda ad attaccare le truppe del Burkina Faso, da molti mesi sotto pressione sia dei qaedisti che dello Stato Islamico, ancor più aggressivo ed organizzato.

L’esercito nazionale è il vero padrone del piccolo paese e un attacco del genere ha scatenato fortissime proteste da parte di molti ufficiali che hanno accusato la giunta militare di non fare abbastanza per difendere i propri uomini. Gli ultimi due colpi di stato era scattati dopo attacchi a basi che avevano lasciato sul campo molti soldati e la giunta di Traorè aveva promesso un forte impegno contro gli islamisti che stanno dilagando nelle province settentrionali. Per alcuni giorni il leader della giunta non era apparso in pubblico e mercoledì 12 giugno nella capitale Ouagadougou si erano sentiti diversi colpi di arma da fuoco ed un cannonata aveva centrato il cortile della televisione nazionale. Intanto all’aeroporto della capitale era atterrato un volo proveniente dal Mali con a bordo un centinaio di mercenari russi, ufficialmente qui come istruttori, ma in realtà per proteggere il capitano Traorè da qualche colpo di mano dei suoi fedelissimi.

Insieme a loro il colonnello Assimi Goita, al potere in Mali, ha anche inviato un reparto delle sue forze speciali, sempre nell’ambito della cooperazione fra i due paesi e subito spedite a nord in rinforzo alla base di Mansila sotto attacco jihadista. In questa situazione di grande incertezza era scattato il piano di emergenza che prevedeva che il capo della giunta fosse portato in un posto sicuro, abbandonando il palazzo presidenziale difficilmente difendibile da un attacco di militari infedeli. Alla fine Traorè è riapparso alla televisione nazionale smentendo tutte le voci di un nuovo avvicendamento al potere a Ouagadougou, ma il suo regime resta particolarmente fragile. Nei mesi scorsi il giovane capitano aveva parlato di un altro tentativo di rovesciare il suo regime, un tentativo sventato dalle sue forze speciali che aveva portato ad una serie di arresti fra le fila della poca opposizione rimasta nel paese.

A maggio scorso era stato poi arrestato anche il colonnello Mohamed Arsalane Emmanuel Zoungrana, una delle menti del primo colpo di stato che aveva abbattuto il governo del presidente Roch Marc Kaborè, e da diverse settimane nessuno ha saputo più niente di Zoungrana. Mosca è subito intervenuta in Burkina Faso per evitare di perdere una pedina chiave nello scacchiere del Sahel stringendo ancora di più la presa sulla “Terra degli Uomini Integri”, il significato del suo nome in lingua Bambara.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi