Dopo la morte di Evgeny Prigozhin nell’agosto scorso il futuro del Wagner Group, da lui creato insieme al colonnello Dimitry Utkin, sembrava diventare incerto. Ma gli interessi di Mosca in Africa sono troppo importanti per perdere quello che Prigozhin ha costruito negli anni ed allora il ministero della Difesa russo ha deciso di riorganizzare la propria presenza nel continente africano. Così la presenza russa in Africa occidentale ha cambiato nome trasformandosi da Wagner Group ad Africa Corps. Restano i riferimenti al nazismo, passando dal compositore amato dal regime hitleriano direttamente al nome del corpo d’armata tedesco guidato da Erwin Rommel, la volpe del deserto, durante la seconda guerra mondiale.

L’affare Wagner era troppo importante perché la Russia accettasse di perdere anni di lavoro in Africa che avevano portato i paramilitari di Prigozhin a lavorare in quasi una decina di paesi. I servizi segreti militari di Mosca si sono così occupati personalmente della creazione del nuovo gruppo di contractor che ha appena concluso un accordo militare con al giunta salita al potere in Niger, ampliando così la presa russa nel Sahel. Il nome Africa Corps è apparso per la prima su Telegram, il mezzo preferito dai mercenari russi, alla fine di novembre rivelato da un blogger militare molto vicino al ministero della Difesa.

In questo post veniva citato l’ex colonnello, ormai star televisiva, Igor Korotchenko che aveva dichiarato che un nuovo corpo di mercenari era in fase di formazione per essere poi schierato in Africa occidentale.  Questa mossa seguiva la visita da parte del vice-ministro della Difesa Yunus-Bek Yevkurov a Bengasi in Libia, dove era stato rinnovato l’accordo con il maresciallo Khalifa Haftar per il proseguimento della collaborazione in Cirenaica. La presa russa sull’Africa è ormai radicata da un ventennio e le continue visite del ministro degli Esteri Sergey Lavrov puntano a rafforzare queste relazioni. Anche Vladimir Putin ha continuato a ricevere i leader africani per mantenere forte questo legame con il continente e anche il vertice fra Russia ed Africa ha avuto più successo di quello che tanti osservatori internazionali avessero immaginato.

Oggi Putin vedrà in videoconferenza il presidente egiziano Abdel- Fattah al-Sisi per l’inaugurazione del quarto reattore della centrale nucleare di El-Dabaa che è stata appaltata all’azienda statale russa Rosatom che si occuperà di questo enorme progetto per i prossimi 10 anni. L’Egitto in questo gennaio è entrato a far parte del gruppo Brics, guidato da Cina e Russia, ed è un attore principale anche nella gestione della crisi mediorientale. Mosca sta cercando di ritagliarsi un ruolo di mediatore e nei giorni scorsi Putin ha ricevuto una delegazione di Hamas, sottolineando ancora una volta come la Russia possa avere un peso determinante anche sul fronte mediorientale, dove restano schierate in Siria diverse unità militari russe.

Avatar photo

Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi