Il terrorismo islamico torna a colpire con forza i cristiani in Africa. Nella cosiddetta area dei tre confini fra Mali, Burkina Faso e Niger gli attacchi contro le chiese sono ormai sempre più frequenti. Questa volta a finire nel mirino degli estremisti dello Stato Islamico è stata una chiesa nella regione di Essakane, nell’estremo nord-est del Burkina Faso. Un gruppo di uomini ha assaltato la parrocchia dove era in corso la funzione domenicale uccidendo a colpi di kalashnikov 12 persone e ferendone mortalmente altre 3, decedute poco dopo nel centro sanitario del villaggio. Nell’attacco sono rimaste ferite altre persone, in modo meno grave.

Questa nuova ondata di violenza contro i cristiani fotografa la crescente forza dello Stato Islamico che si muove agilmente nei tre stati del Sahel. L’obiettivo degli islamisti è la creazione di un califfato nel cuore dell’Africa e da mesi ormai intere province sono sotto il completo controllo del braccio locale dell’Isis. I tre paesi che insieme formano l’Alleanza del Sahel (AES) sono nella mani di giunte militari che con colpi di stato hanno abbattuto i presidenti democraticamente eletti e hanno aperto le porte dei loro stati alla Russia e ai gruppi paramilitari che rispondono al Cremlino. Dalla cacciata dei francesi e anche delle truppe delle Nazioni Unite dal Mali, la situazione per la popolazione locale non ha fatto altro che peggiorare ed i mercenari russi non sembrano assolutamente in grado di frenare l’avanzata jihadista.

Gli ex uomini di Prigozhin si sono già macchiati di gravissimi reati contro la popolazione civile, arrivando ad un vero sterminio di massa quando hanno attaccato con gli elicotteri un villaggio nel nord del Mali sostenendo che fosse una base degli estremisti. In realtà si trattava di un mercato agricolo e le vittime erano quasi tutte civili inermi. Nell’area di confine fra i tre stati agisce una forza militare congiunta dell’Alleanza del Sahel che ha firmato un accordo di mutuo soccorso che permette di agire anche nei confini dello stato vicino per combattere il fenomeno dell’estremismo islamico, ma questa operazione per il momento non ha portato a nulla.

I cristiani sono da tempo un obiettivo dell’estremismo islamico soprattutto nella turbolenta zona del Sahel, ma anche in Nigeria e Congo sono da anni il bersaglio preferito del jihadismo internazionale. Lo Stato Islamico che ha dimostrato grande vivacità nel continente africano sfrutta le ancestrali divisioni etniche e religiose per scopi personali. Per questo motivo da anni arma i Tuareg nel deserto e i Fulani negli altopiani per convincerli ad attaccare le comunità cristiane minoritarie che vivono da agricoltori stanziali da millenni in quest’area. I numeri registrano un incremento di vittime fra le minoranze cristiane del Sahel e un aumento dei profughi di credo animista e cristiano che sono costretti ad abbandonare i propri villaggi. Una escalation di violenza che non sembra voler rallentare.

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Matteo Giusti, giornalista professionista, africanista e scrittore, collabora con Limes, Domino, Panorama, Il Manifesto, Il Corriere del Ticino e la Rai. Ha maturato una grande conoscenza del continente africano che ha visitato ed analizzato molte volte, anche grazie a contatti con la popolazione locale. Ha pubblicato nel 2021 il libro L’Omicidio Attanasio, morte di una ambasciatore e nel 2022 La Loro Africa, le nuove potenze contro la vecchia Europa entrambi editi da Castelvecchi