L'editoriale
Terzo mandato, il governo si vendica su De Luca: la decisione illiberale e ipocrita. Tra norme ad personam e l’assist alle opposizioni
La decisione del governo di impugnare presso la Corte Costituzionale la legge regionale della Campania che consente a Vincenzo De Luca di candidarsi per un terzo mandato, è illiberale e odiosa. E anche stupida. In una democrazia è il popolo a scegliere chi governa: questo il principio giustamente invocato, per anni e anni, da chi oggi guida il paese sulla base di una schietta legittimazione elettorale.
Tradire il principio, appellandosi a norme incerte, ambigue e contestate, è argomento buono per pelosi legulei, e rivela uno spirito vendicativo che non fa onore all’attuale capo del governo. Anche perché la decisione arriva dopo un’altra norma ad personam, approvata dal Parlamento con l’obiettivo di impedire o ostacolare le attività di consulenza all’estero di un ex-presidente del Consiglio.
In entrambi i casi parliamo di due irregolari della politica italiana. Protagonisti con caratteri forti e notevoli capacità dialettiche, difficili da imbrigliare in ristrette logiche burocratiche o di partito. Personaggi anche scomodi, che un sistema solido non dovrebbe mai mettere ai margini con manovre di palazzo e sotterfugi. Così facendo, una democrazia ormai avanti con gli anni dimostra solo aspetti di persistente, preoccupante debolezza.
Ma la decisione del governo è anche politicamente stupida, perché il giudizio della Corte arriverà – pare – tra aprile e maggio, e fino a quel momento il Presidente della regione Campania avrà modo di sviluppare la sua sacrosanta, martellante campagna contro le “insopportabili ipocrisie” del governo e dell’opposizione, che intendono farlo fuori senza sporcarsi le mani, nascondendosi dietro un mero pronunciamento giuridico. A quel punto, qualunque sarà il verdetto, la presenza di Vincenzo De Luca sulla scena politica italiana resterà comunque ancor più ingombrante e ingovernabile.
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