Chiara Petrolini aveva già deciso che il suo bambino non sarebbe sopravvissuto a lungo al parto e per questo il reato contestato dalla Procura di Parma che ha avuto modo oggi di chiarire i contorni del caso con l’esposto del Procuratore capo Alfonso D’Avino in una conferenza stampa, è quello di omicidio aggravato dalla premeditazione, commesso ai danni del proprio discendente.

Chiara Petrolini agli arresti domiciliari

La giovane, 21 anni, studentessa di Scienze dell’Educazione e residente a Traversetolo, dove viveva con i suoi genitori in una villetta nel cui giardino sono stati trovati i suoi due figli dati alla luce e poi sepolti, è da poche ore agli arresti domiciliari. Una misura cautelare ritenuta dagli inquirenti sufficiente trattandosi della sua prima esperienza detentiva, e rafforzata dall’essere soggetta al controllo da parte dei familiari ritenuti funzionali a neutralizzare il rischio che la ragazza cerchi di attirare nel suo domicilio degli estranei.

Traversetolo, quello che non torna sui due infanticidi. La gravidanza nascosta, la famiglia estranea ai fatti e il silenzio della Procura

Chiara Petrolini, il primo figlio nato a maggio 2023

Nella ricostruzione dei fatti già chiariti nei giorni scorsi (Traversetolo, dal parto di Chiara Petrolini alla sepoltura del neonato. E intanto i RIS tornano a scavare) la Procura parte da una data di cui non si era ancora a conoscenza. Quella del 12 maggio 2023, quando Chiara seppellì il primo figlio. Una scoperta avvenuta successivamente al ritrovamento del secondo, resa possibile solo grazie ad un’intuizione dopo lo studio delle ricerche su internet che aveva fatto la ragazza. “È possibile una seconda gravidanza dopo un anno?”, si chiedeva dopo aver partorito in solitaria il primo bimbo, aver scavato una buca e averlo adagiato in terra. Quella seconda gravidanza, iniziata appena sei mesi dopo, sarebbe poi finita allo stesso modo.

Traversetolo, l’amica ostetrica di Chiara Petrolini poteva sapere, i dubbi sul colpo alla testa del neonato e l’input dei genitori

La premeditazione: “Chiara faceva uso di alcool, marijuana e non tutelava in alcuno modo il bambino”

Nella contestazione della Procura c’è anche l’aggravante della Premeditazione, in ragione del fatto che non avesse rivelato a nessuno la prossima nascita, che avesse fatto uso e non disdegnato – come hanno testimoniato alcune amiche – di sostanze alcoliche, di sigarette e di marijuana (quest’ultima negata da Chiara, ma più volte aveva palesato interesse, mediante ricerche sul web, come si ricava dalla consultazione dell’elenco delle ricerche sulla rete, ove spiccano per l’appunto plurime interrogazioni al web in materia: “quantità uso personale erba”; “come pesare la marijuana”; “fiori marijuana”), ma anche di non aver mai adottato un comportamento volto a tutelare attraverso visite e controlli la gravidanza stessa, di aver cercato soluzioni per indurre o accelerare il parto in vista dell’imminente partenza negli Stati Uniti con la famiglia, e informazioni sulla decomposizione del corpo. Dall’autopsia era infatti emerso che anche il secondo neonato era nato vivo. Dato alla luce nella notte tra il 6 il 7 agosto alle 3 di notte. Le tracce di sangue nel bagno di casa ‘coperte’ con la scusa di un ciclo abbondante: da lì a poco Chiara sarebbe partita con la famiglia per gli Stati Uniti da cui poi avrebbe fatto ritorno il 19 agosto mentre il corpo di suo figlio veniva ritrovato due giorni dopo dalla nonna e un vicino di casa. La morte è stata causata dal taglio del cordone ombelicale non seguito dalla chiusura del cordone stesso, che ha portato alla morte per dissanguamento.

Chiara Petrolini, la Procura: “Nessun aiuto esterno, nessuno sapeva”

La Procura ad ora continua a sostenere che Chiara avrebbe fatto tutto da sola. Nessun aiuto, nessuno ne era a conoscenza. Ma ulteriori sviluppi (Traversetolo, la svolta della testimone anonima che smentisce la mamma del ragazzo di Chiara: “Sapeva tutto. L’ho sentita parlare delle gravidanze”) potrebbero presto portare a nuove piste.

Redazione

Autore