Donald Trump soffia sul fuoco delle tensione razziali negli Stati Uniti e vola a Kenosha, la città del Wisconsin al centro delle rivolte “anti polizia” e “anti americane”, come le ha definite il presidente Usa, nate dopo il ferimento dell’afroamericano Jacob Blake. Trump nella sua visita agli esponenti delle forze dell’ordine ha accusato di terrorismo interno: “Questi non sono atti di manifestazioni pacifiche ma davvero di terrorismo interno”, ha detto il tycoon.

Nell’ennesima difesa della polizia il presidente ha utilizzato una metafora sportiva a lui cara: “Qualcuno (tra gli agenti, ndr) va nel pallone per decisioni difficili, che vanno prese in frazioni di secondi”, paragonando la circostanza a quei golfisti che perdono la testa e sbagliano una buca facile. “Noi amiamo le forze dell’ordine, la retorica contro la polizia è pericolosa“, ha aggiunto, denunciando che Kenosha “è stata devastata dalle rivolte”.

Prima della sua partenza per Kenosha, sconsigliata dal sindaco e dal governatore del Wisconsin, preoccupati che la sua presenza possa riattivare gli scontri, Trump ha nuovamente difeso Kyle Rittenhouse, il 17enne di una milizia di estrema destra arrestato per aver ucciso due dimostranti a Kenosha. Per Trump Rittenhouse avrebbe agito per autodifesa: “Quando ha tentato di fuggire lo hanno attaccato in maniera molto violenta, penso fosse in grande difficoltà, probabilmente sarebbe stato ucciso“, ha spiegato.

Anche Joe Biden ha annunciato, tramite il presidente del partito democratico Tom Perez, che farà visita  “appena possibile” Kenosha. L’ex vicepresidente, ha aggiunto, “vuole essere sicuro di riuscire a parlare a tutti”, incluse le famiglie dei due manifestanti uccisi nelle proteste.

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