Come è noto, i familiari delle 81 vittime del DC9 esploso sui cieli di Ustica il 27 giugno del 1980 sono stati giustamente indennizzati dallo Stato con 150mila euro a famiglia e circa 2.200 euro mensili rivalutabili, con decorrenza 2004, spettanti come vitalizio a padri, madri, fratelli e sorelle, coniugi, figli e figlie. Ma a questo indennizzo, che è costato alla comunità già centinaia di milioni di euro, si devono aggiungere i 360 milioni di euro che il Ministero della Difesa e quello dei Trasporti sono stati condannati a pagare nel processo civile intentato dalla fallita Itavia e da una parte dei familiari. È stata infatti confermata fino in Cassazione la sentenza di un certo avvocato Francesco Batticani, Giudice onorario aggregato di Bronte (CT) che, in sede monocratica e senza acquisire gli atti del processo penale, il 26 novembre del 2003 ha condannato il governo italiano a risarcire gli eredi Itavia e i familiari che si erano aggregati alla causa civile.

Per la verità, l’Avvocatura dello Stato si era opposta con successo a questa pretesa, rilevando che non c’era nessuna responsabilità dello Stato per l’esplosione di una bomba a bordo del DC9, ma purtroppo la stessa Avvocatura si era costituita in ritardo in Appello ed era stata estromessa dalla causa civile. Pertanto, essendo rimasta una sola tesi in questo processo civile, la sentenza – che ha valore soltanto tra le parti – ha rilevato come sia “più probabile che non” che si sia trattato di un missile, mentre il processo penale durato anni ha liquidato questa tesi come “trama di un film giallo” o “ipotesi da fantascienza”.

Nel processo penale, una perizia firmata da 11 esperti di fama mondiale (tra cui due tedeschi, due svedesi e due inglesi) ha accertato con certezza assoluta che lo scoppio di una bomba nella toilette di bordo ha causato la perdita del DC9. Allo stato degli atti, pertanto, circa metà dei familiari gode soltanto dell’indennizzo per la perdita dei suoi cari, mentre l’altra metà ha avuto diritto anche al risarcimento, sino a 4 milioni di euro a testa a ogni erede. È vero che lo Stato adesso deve liquidare i risarcimenti detraendo le somme già erogate come indennizzo, ma la sproporzione di trattamento tra i parenti delle vittime che hanno fatto causa civile e chi no appare davvero incomprensibile e grottesca. Di più: 160 milioni di euro sono stati recentemente sequestrati dalla magistratura a due avvocati che avevano seguito il caso nel processo civile e liquidato gli eredi Itavia, e stavano sperperando enormi somme in incredibili spese voluttuarie (tutto agli atti di un procedimento penale in corso).

Per questi motivi, l’Associazione per la Verità su Ustica, presieduta da Giuliana Cavazza di Bologna, che ha perso la mamma nell’esplosione del DC9, si è opposta all’archiviazione del caso chiesta dal pm Erminio Amelio. Aggiungo ancora una volta che – avendo potuto visionare, come membro della Commissione di indagine parlamentare sulla morte di Aldo Moro, la documentazione secretata riguardante Ustica – venni convocato a Palazzo Chigi dal presidente Conte per un incontro con il capo di Gabinetto e il capo dei Servizi, che mi diffidarono dal renderla pubblica. Quella documentazione (che Draghi e Meloni hanno poi desecretato) racconta l’escalation di minacce da parte palestinese per ottenere la liberazione di Abu Salek, il referente dell’Olp a Bologna, arrestato nell’autunno del 1979 a Ortona per il trasporto di missili terra aria assieme a Daniele Pifano. Malgrado tutti i tentativi del nostro governo per liberarlo, Salek venne condannato e il 27 giugno – al mattino, da Beirut – il Colonnello Stefano Giovannone avvertì il governo che eravamo nell’imminenza di un attentato, minacciato dall’ala estremista dell’Olp guidata da Abu Nidal.

La magistratura deve continuare a indagare su questo, e non sulle più di 30 fantasiose versioni di una battaglia aerea mai avvenuta (americani, francesi, italiani, libici, belgi, Ufo e ultimamente israeliani). È ancora possibile, come hanno dimostrato gli inglesi con il caso Lockerbie, identificare e assicurare alla giustizia chi collocò quella bomba a bordo del DC9. L’unica ipotesi possibile, come a suo tempo ebbi modo di spiegare a nome del governo italiano in Parlamento, mai smentito o contraddetto in quella sede da nessuno.

Carlo Giovanardi

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