Mercoledì 3 novembre 1993

Alle 22:15 la Rai interrompe la trasmissione della partita Cagliari-Trabzonspor di Coppa UEFA per mandare in onda un intervento del Presidente della Repubblica Oscar Luigi Scalfaro, che intendeva denunciare un unico disegno criminoso che partiva dalle bombe della scorsa estate alle denunce del Sisde “Prima si è tentato con le bombe ora con il più vergognoso e ignobile degli scandali.(…)Nessuno può stare a guardare di fronte a questo tentativo di lenta distruzione dello Stato, pensando di esserne fuori. O siamo capaci di reagire, considerando reato il reato, ma difendendo a oltranza e gli innocenti e le nostre istituzioni repubblicane o condanniamo tutto il popolo e noi stessi ad assistere a questo attentato metodico, fatale alla vita e all’opera di ogni organo essenziale per la salvezza dello stato.(…) A questo gioco al massacro io non ci sto. Io sento il dovere di non starci, e di dare l’allarme. Non ci sto, non per difendere la mia persona, che può uscire di scena in ogni momento ma per tutelare con tutti gli organi dello Stato l’istituto costituzionale della presidenza della Repubblica. Il tempo che manca per le elezioni non può consumarsi nel cuocere a fuoco lento, con le persone che le rappresentano, le istituzioni dello Stato[“. Il discorso di 7 minuti viene seguito da 22 milioni di persone.

Domenica 3 novembre

Si sono svolte le elezioni amministrative in Kosovo. Per la prima volta dopo la guerra del 1999 e la dichiarazione dell’indipendenza nel 2008, queste consultazioni hanno cercato di coinvolgere tutto il Kosovo, anche quella parte serba che fino a ora non ha mai riconosciuto Pristina. I serbi che vivono nel nord del Kosovo (soprattutto nella parte occidentale di Mitrovica) hanno infatti gestito strutture parallele al resto del Kosovo, rimanendo così nell’orbita di Belgrado. A Mitrovica diversi seggi sono stati attaccati, le urne sono state distrutte, ci sono stati scontri tra gli estremisti e gli addetti alle operazioni di voto. Complessivamente nel nord del Kosovo l’affluenza è stata al di sotto del 10%, mentre nel resto del paese è stata intorno al 55%. Era a Monaco di Baviera, nascosto e forse quasi dimenticato in una casa abbiente ma polverosa e in rovina, quello che molti chiamavano ‘il tesoro di Hitler’: oltre millecinquecento quadri e altre opere d’arte, tra cui anche opere di Pablo Picasso e Henri Matisse. Le opere ritrovate furono infatti sequestrate dai nazisti a famiglie ebree o ai musei dei paesi europei occupati dalla Wehrmacht e dalle WaffenSS. Il valore delle opere ritrovate è stimato intorno al miliardo di euro.