Il vaccino è la grande speranza per uscire dall’incubo del Covid. In Italia ce ne sono due attualmente in sperimentazione: Reithera e E-Vax. Il secondo è un vaccino a Dna, ideato dalla società romana Takis con la monzese Rottapharm biotech e vede la collaborazione dell’Ospedale San Gerardo di Monza, dello Spallanzani di Roma e all’Irccs Pascale di Napoli. “È un vaccino italiano che dal punto di vista scientifico e razionale ha tutte le premesse per essere un’ulteriore arma per sconfiggere il Covid”, ha detto Paolo Ascierto, direttore del Dipartimento di Melanoma e Terapie Innovative dell’Irccs Pascale di Napoli.

Il team del dottore stava già lavorando a un vaccino per il melanoma. “Poiché il procedimento di sviluppo è molto simile, quando ci hanno proposto di lavorare a un siero contro il Covid ne siamo stati subito entusiasti”. Al Pascale c’è un clima di grande fiducia sulla nuova sperimentazione. “Il vantaggio di questo vaccino è che essendo vari pezzettini di Dna – ha spiegato Ascierto – possiamo modificarli e inserire per esempio il Dna delle varianti e quindi modificarlo all’occorrenza. Questa è una cosa che si può fare anche con gli altri vaccini ma il nostro è più versatile e non avendo virus come vettori non determina la produzione di anticorpi anche contro questi virus che possono rendere meno efficaci i richiami successivi”.

Anche i vaccini AstraZeneca e Sputnik sono a Dna, ma a differenza di questi non ha un virus come vettore. AstraZeneca usa un virus di Scimpanzé, Sputnik un altro, virus che non producono malattie ma che servono per far entrare il Dna che è il codice genetico della proteina Spike all’interno del corpo in modo che producendo questa proteina si abbia l’immunizzazione. “Noi usiamo invece un altro tipo di vettore, il plasmidio, che non è un virus e che serve a tenere all’interno dei pezzettini di Dna che codificano per piccole zone della proteina Spike dove vengono prodotti gli anticorpi neutralizzanti per il virus”, continua l’oncologo.

A differenza degli altri vaccini dove è il virus stesso che permette l’ingresso del Dna nelle cellule per far produrre poi la proteina Spike, E-Vax usa l’elettroporazione. “Attraverso dei piccoli aghi viene fatta una piccola scarica che fa sì che si aprono i pori delle cellule e possa entrare il plasmide per permettere la produzione di Spike”, continua Ascierto.

Qualche giorno fa è stata fatta la prima iniezione di vaccino su un giovane paziente al San Gerardo per la Fase 1, ovvero lo studio del vaccino sull’uomo. “In questa fase verranno trattati 80 pazienti – spiega l’oncologo – Vedremo i diversi dosaggi, il trattamento con la singola vaccinazione o se c’è la necessità di fare un richiamo. Poi passeremo alla Fase 2 che prevede altri 150 pazienti da vaccinare e verificare se hanno una produzione di un titolo anticorpale che sia neutralizzando del virus, se questo è vero poi partirà la Fase 3 che confrontando con i placebo ci dirà se è efficace o no”.

“Contiamo per questa estate di avere i primi dati sugli 80 pazienti, ad agosto inizieremo la fase 2 che si chiuderà in 3 mesi e per l’inizio del 2022 inizierà la fase 3 che può durare 6 mesi. A quel punto se i dati saranno buoni potremo avere un nuovo vaccino”. Al Pascale saranno trattati circa 30 pazienti e già sono arrivate candidature spontanee per partecipare allo studio. “C’è tanta fiducia, ce n’era tanta anche all’inizio quando è iniziata la pandemia, anche negli studi sull’animale, a cui abbiamo contribuito”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.