L'oncologo dell'Ospedale Pascale di Napoli
La speranza di Ascierto: “Un anno fa partiva la sperimentazione del Tocilizumab, non molliamo!”
Paolo Ascierto, oncologo e ricercatore dell’Ospedale Pascale di Napoli, ricorre a una metafora calcistica per descrivere la situazione: la ricerca e i progressi della comunità scientifica ci mettono in vantaggio sulla pandemia di coronavirus. Un avversario ancora duro, ostico, di nuovo in crescita per via delle varianti. “Per usare un paragone calcistico – a me molto caro – stiamo giocando una partita di ritorno di una competizione in cui abbiamo segnato dei goal fuori casa. Possiamo vincere e superare il turno, ma solo se non facciamo errori e non prendiamo goal”. Insomma: non molliamo, è il messaggio dell’oncologo.
Ascierto scrive questo suo pensiero a un anno dall’inizio della sperimentazione sui pazienti ricoverati per covid-19 con il tocilizumab, farmaco anti-artritico. Una sperimentazione che è stata ripresa e raccolto molti giornali ed esperti anche all’estero.
“Oggi è esattamente un anno da quando, con i dottori Montesarchio, Parrella, Punzi, Fraganza, Sangiovanni, Cristinziano, Corcione, e Spatarella, ci siamo incontrati all’Ospedale dei Colli e abbiamo iniziato a trattare i primi pazienti con tocilizumab. La sera prima, io ed il dr Franco Buonaguro avevamo avuto una call con i colleghi cinesi Binquing Fu e HaiMing Wei dell’University of Science and Technology of China che ci aveva ulteriormente convinti della bontà della nostra idea. Il nostro è stato un importante tentativo d’azione in un momento in cui arrivavano solo notizie negative ed eravamo nel pieno dello sconforto, senza capacità di reagire. Sono convinto che grazie a quel 7 marzo 2020 in molti si siano salvati.
Un anno dopo, abbiamo fatto grandi passi in avanti: ci sono almeno 3 vaccini pronti e possibili altri 2 in arrivo, gli studi con gli anticorpi monoclonali e una maggior consapevolezza nell’affrontare il problema. Eppure, non avrei mai immaginato di potermi vaccinare il 31 dicembre 2020, a meno di un anno di distanza dall’inizio di tutto questo, grazie all’enorme sforzo della ricerca, così come non avrei mai pensato che potessimo trovarci di nuovo davanti a un notevole incremento dei casi così come in questo momento. Capitò lo stesso per la spagnola: siamo alla terza ondata ma forse è molto più corretto affermare che si tratta di una seconda ondata lunga, poiché di fatto da quella non siamo mai usciti.
Sono sempre convinto che con l’incremento delle vaccinazioni, come ci insegnano i risultati da Regno Unito, Israele e in parte dagli USA, si porrà un importante argine alla diffusione dell’infezione, ma dobbiamo stringere i denti e non mollare adesso.
Comprendo benissimo il disagio sociale, le frustrazioni, la rabbia, ma dobbiamo pensare che se il servizio sanitario va in difficoltà, se la rete dell’emergenza viene messa in ginocchio dall’incremento dei casi, torneremo certamente a vivere un’altra situazione paradossale in cui la nostra sicurezza potrebbe essere messa in discussione. Vorrei che quel 7 marzo 2020 rappresentasse un nuovo punto di partenza ma con la giusta determinazione a sconfiggere l’avversario. Per usare un paragone calcistico – a me molto caro – stiamo giocando una partita di ritorno di una competizione in cui abbiamo segnato dei goal fuori casa. Possiamo vincere e superare il turno, ma solo se non facciamo errori e non prendiamo goal”.
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