Il tocilizumab stai aiutando i pazienti affetti da covid a non andare in terapia intensiva. E’ quanto annuncia Paolo Ascierto, direttore dell’Unità di Oncologia melanoma, immunoterapia oncologica e terapie innovative dell’Istituto tumori Irccs Fondazione Pascale di Napoli. “Alcuni ospedali in Gran Bretagna stanno trattando i pazienti affetti da covid-19 con il tocilizumab visto che, in molti casi, il farmaco sembra scongiurare il loro trasferimento in terapia intensiva. I ricercatori che stanno portando avanti lo studio clinico, con oltre 4mila pazienti trattati, sostengono che la metà di quelli affetti da Covid e ricoverati in ospedale abbiano ricevuto effetti positivi dal tocilizumab se combinato con la terapia al cortisone. Nei pazienti di questo gruppo, rispetto a quelli che non hanno ricevuto la stessa combinazione di farmaci, il tocilizumab ha ridotto la mortalità oltre che la possibilità di utilizzo di ventilatori per la respirazione. Dopo questi risultati, che hanno dimostrato l’impatto sostanziale di questa terapia, il Regno Unito sta lavorando per permettere a tutti i pazienti del Sistema Sanitario Britannico di accedervi, se necessario”.

“Abbiamo sempre sostenuto l’utilità di questo trattamento e siamo molto dispiaciuti che, in Italia, ci sia stato tanto scetticismo in proposito. Sappiamo che non funziona per tutti i pazienti, ma può ancora salvare molte vite. Il tocilizumab nel paziente intubato funziona poco, lo abbiamo visto. Il paziente ideale è quello che va in terapia sub-intensiva che in quel momento inizia ad avere dei valori elevati di interleuchina-6 e dei parametri infiammatori e va trattato: e se trattato in quel momento ha un beneficio immediato, in 24-48 ore”

Il tocilizumab, farmaco normalmente usato per trattare l’artrite, potrebbe salvare molte persone che hanno contratto il Covid-19. Secondo i ricercatori ospedalieri, la metà delle persone ricoverate in ospedale a causa del coronavirus potrebbe beneficiare del trattamento. La cura anche se non economica, costa circa 500 sterline per paziente, ha il vantaggio di essere somministrata immediatamente. Il costo è sicuramente inferiore al prezzo giornaliero di un letto di terapia intensiva di circa 2.000 sterline. Alcuni ospedali in Gran Bretagna stanno trattando i pazienti affetti da covid-19 con il tocilizumab visto che, in molti casi, il farmaco sembra scongiurare il trasferimento dei pazienti in terapia intensiva.

Inoltre, una ricerca basata su gruppi diversi di pazienti, uno ha ricevuto il farmaco e l’altro no, ha dimostrato che il tocilizumab ha ridotto la mortalità oltre che la possibilità di utilizzo di ventilatori per la respirazione. Dopo questi risultati, che hanno dimostrato l’impatto sostanziale di questa terapia, il Regno Unito sta lavorando per permettere a tutti i pazienti del Sistema Sanitario Britannico di accedervi, se necessario.

La sperimentazione è stata effettuata con più di 4.000 volontari, i quali dopo essere guariti, dicono che i risultati sono “straordinari”. I ricercatori che stanno portando avanti lo studio clinico, con oltre 4.000 volontari, sostengono che la metà dei pazienti affetti da COVID e ricoverati in ospedale, abbiano ricevuto effetti positivi dal tocilizumab, se combinato con la terapia al cortisone.

Wendy Coleman, una delle volontarie 62enne, ha ricevuto il trattamento lo scorso anno quando è stata ricoverata al Chesterfield Royal Hospital in gravi condizioni. Wendy in un’intervista rilasciata alla BBC dice: “Stavo lottando poiché respiravo abbastanza male ed ero sul punto di essere ricoverata in un’unità di terapia intensiva. Dopo che mi è stato somministrato tocilizumab, le mie condizioni si sono stabilizzate e non sono peggiorata. Fino ad allora, ero abbastanza spaventata perché non sapevo se ce l’avrei fatta o no”.

Il professore Martin Landray, ricercatore ed un medico esperto presso l’Università di Oxford, ha dichiarato: “Utilizzato in combinazione, l’impatto è sostanziale. Questa è una buona notizia per i pazienti e una buona notizia per i servizi sanitari che si prendono cura di loro nel Regno Unito e in tutto il mondo.

La dottoressa Charlotte Summers, un medico di terapia intensiva presso l’Addenbrooke’s Hospital di Cambridge, ha dichiarato: “Questi risultati sono un enorme passo avanti. Questa terapia sembra che tenga le persone fuori dall’unità di terapia intensiva, quindi non hanno mai bisogno di vedere persone come me che possono solo essere una buona cosa”.

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Laureata in relazioni internazionali e politica globale al The American University of Rome nel 2018 con un master in Sistemi e tecnologie Elettroniche per la sicurezza la difesa e l'intelligence all'Università degli studi di roma "Tor Vergata". Appassionata di politica internazionale e tecnologia