L’innocenza, riconosciuta da due tribunali, e un libro in uscita il 1° marzo (‘Fuorigioco. Perde solo chi si arrende’) per raccontare i suoi ‘10 anni d’inferno’. Beppe Signori, ex bomber della Lazio e del Bologna, si sfoga in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera. E lo fa partendo da quel 1° giugno 2011, la data che cambierà la sua vita: è il giorno in cui viene arrestato con l’accusa di essere il ‘boss’ di un’organizzazione che combina partite in un’inchiesta sul calcioscommesse. ‘Io a capo di una banda, come Totò Riina. Solo che è provato che su 70mila intercettazioni o contatti io non abbia mai parlato con nessuno della banda. Come facevo? E senza sim segrete” sottolinea.

“Condannato senza processo”

Una gloriosa carriera sportiva lunga 13 stagioni in serie A, con 188 gol e 344 presenze. Il provino all’Inter, le vittorie nella Lazio, infine il Bologna. La Nazionale, con cui diventa vicecampione del mondo nel 1994. Il ritiro, nel 2004, e poi l’inchiesta giudiziaria che lo travolgerà nel 2011. Beppe Signori sta tornando a Bologna da Roma, dove era andato a trovare i figli, quel maledetto 1° giugno. “Due poliziotti mi avvicinano alla stazione Termini, non so perché. Inizia un incubo lungo 10 anni. Per un mix di cattiva sorte, superficialità, narcisismo mediatico” racconta. “Condannato senza processo, non uscivo più di casa, provavo vergogna anche se non avevo fatto niente, tutte le volte che la tv ne parlava era come se mi tagliassero una gamba”.

Il sogno di tornare nel mondo del calcio

Una vicenda giudiziaria che arriva a minare la sua salute mentale, oltre che quella fisica: una ‘tempesta’ terminata solo nel 2021. Signori viene assolto con formula piena dai tribunali di Modena e Piacenza dopo aver rinunciato alla prescrizione. Una scelta che invece non avviene per il processo a Cremona: “Rinunciare alla prescrizione non è banale. Non volevo restare nel grigiore, i miei avvocati precedenti mi avevano proposto di patteggiare, ma sarebbe sembrato ammettere una colpa, ho cambiato avvocati e con Patrizia abbiamo scelto la strada più difficile” spiega al Corriere. “Ed è uscito che sono innocente. Perché non ho patteggiato a Cremona? Perché sarei ancora in ballo e volevo tornare nel calcio”

Dopo un malore piuttosto serio nel 2019, quando ha rischiato un infarto (“Un embolo partito dal polpaccio destro mi ha bucato il polmone. Avevo iniziato a sputare sangue, ero in ospedale, quando è impazzito il cuore”) ora il suo sogno, sottolinea l’ex bomber, è di fare l’allenatore. “Servono maestri di calcio. Scommettete su Signori”.

 

Mariangela Celiberti

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