L’Anm di Catanzaro (l’Anm è il sindacato dei magistrati, che però è un partito) ha scritto un comunicato di fuoco contro il Riformista. Dice che il Riformista quotidianamente attacca il procuratore Gratteri e che questo è inaccettabile. L’Anm ha chiesto l’intervento del Csm a difesa di Gratteri e contro di noi. In particolare l’Anm se la prende con l’articolo con il quale il Riformista ha reso nota la decisione della procura di Catanzaro di impugnare la decisione del tribunale di Vibo che ha concesso gli arresti domiciliari all’avvocato ed ex parlamentare Giancarlo Pittelli, liberandolo dal carcere di massima sicurezza di Melfi, dopo venti giorni di sciopero della fame.

L’Anm dice in primo luogo che il nostro articolo è una “grave aggressione verbale”. E poi si indigna perché il Riformista ha notato che la lotta di Gratteri alla ‘Ndrangheta non ha avuto fin qui grande successo, se è vero che da quando lui fa il Pm anti ‘ndrangheta in Calabria la ‘Ndrangheta, anziché essere stata ridimensionata, è cresciuta in modo clamoroso diventando forse la più potente organizzazione criminale del mondo. La prima obiezione dell’Anm francamente mi sembra un po’ fuori luogo. Dice l’Anm che le mie critiche a Gratteri sono una aggressione violenta. Signori: il senso delle proporzioni cercate di mantenerlo. Io non ho mai fatto del male a Gratteri, e mai gliene farei: lui ha chiuso dentro una cella l’avvocato Pittelli e ce l’ha tenuto (con rari intervalli non certo dovuti alla sua clemenza) per due anni e mezzo, senza che fosse condannato, senza indizi seri, con verbali di intercettazioni manipolati gravemente e dove le prove a discolpa, grazie a qualche manomissione, son state trasformate in prove a carico! Davvero riuscite, in coscienza, a parlare di violenza riferendosi a chi critica Gratteri invece che riferendovi a Gratteri?

Comunque bisogna fare i complimenti all’Anm. La capacità della corporazione (se volete posso anche scrivere la Casta, ma non mi va di esagerare con le polemiche) di reagire compatta quando un suo membro viene attaccato è straordinaria. Se la politica avesse un decimo dello “spirito di corpo” che possiede la magistratura, certo non sarebbe ridotta al ruolo subalterno al quale è stata ridotta in questi ultimi trent’anni. Lasciamo stare i grandi casi (Berlusconi, Renzi, Bassolino, Salvini, o addirittura Craxi) nei quali la politica ha reagito dividendosi e cercando di trar vantaggio dall’attacco feroce della magistratura contro i suoi esponenti. Pensiamo solo all’ultimo caso. Quello dell’ex presidente del Consiglio regionale calabrese, TalliniForza Italia – fatto arrestare da Gratteri con accuse infamanti. Sì e no un anno fa.

Chiunque avesse letto l’ordine di cattura emesso contro Tallini avrebbe potuto giurare che Tallini fosse innocente, e avrebbe dovuto ribellarsi di fronte all’aggressione subita (beh, sì, quella era una aggressione: mica verbale…). E invece persino i partiti alleati di Tallini lo lasciarono solo e si schierarono con la Procura. Ho scritto la Procura, se volete vi dico anche il nome del procuratore. Già: Gratteri. Poi la giustizia ha stabilito quel che era evidente a tutti: Tallini (ormai rovinato dalla Procura) è innocente. Nessuno pagherà. Ha pagato lui. Vedete la differenza? Se tocchi un magistrato ce li hai tutti addosso, se tocchi un politico è lui che se li trova tutti addosso: magistrati, politici e giornalisti.

L’unico momento nel quale la magistratura si divide è quando si deve distribuire il potere. Allora sì: botte da orbi. È quel che sta succedendo in queste ore. Sono in ballo due Procure importantissime. Firenze e Milano. A Firenze il procuratore Creazzo, quello che ha guidato l’inchiesta Open contro Matteo Renzi, ha lasciato e ha ottenuto di poter andare a Reggio a fare il sostituto. Una fuga? Vedete voi: certo l’allontanamento avviene proprio 48 ore dopo che il Senato ha acclarato che l’inchiesta Open si è svolta violando la Costituzione. Per Milano invece le correnti sono in guerra. Ieri c’è stata una prima votazione al Csm, in commissione, e ha vinto Marcello Viola, ma solo di un voto, su svariati altri concorrenti. Ora si deciderà al plenum. C’è molta fretta perché ad aprile la Procura finirebbe nelle mani dell’aggiunto più anziano. Che è Fabio De Pasquale. Quello che ha nascosto, nel processo Eni, le prove a discarico degli imputati. Sarebbe molto imbarazzante, no?

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.