È una storia che è riuscita ad abbattere i muri di cemento e indifferenza costruiti dagli uomini, che ha superato i confini disegnati per fame di potere. È la storia di Nza, la bimba curda di nove mesi che dalla Bielorussia è arrivata a Napoli per essere operata dai medici del Monaldi. Aveva una grave malformazione cardiaca congenita, la sua vita era appesa a un filo.

Poi la gara di solidarietà, la mobilitazione dei volontari, delle istituzioni, della politica e della Chiesa l’hanno fatta arrivare nella sala operatoria dell’Unità Operativa Complessa di Cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale Monaldi, diretta dal dottor Guido Oppido. «Al momento – spiega il medico dopo l’intervento- la piccola è ancora in terapia intensiva, ma è estubata e in condizioni emodinamiche stabili. Se il quadro clinico evolverà positivamente, non si esclude un suo trasferimento in reparto, dove l’aspetta la mamma, nei prossimi giorni». Ora sta bene e una volta lasciato l’ospedale, trascorrerà la convalescenza al centro Regina Pacis di Quarto, gestito da don Gennaro Pagano.

Questa volta politica e chiesa hanno collaborato, portando a termine il loro compito: stare vicino agli ultimi, e quando si può, stare vicino agli ultimi anche se sono lontani migliaia di chilometri da qui. «Appena uscirà dall’ospedale, accoglieremo la piccola in cittadella – spiega Don Gennaro Pagano – Credo sia stata un’esperienza di aiuto molto bella, il merito più grande è delle associazioni, dei volontari, ragazzi giovani che si sono messi al servizio di questa iniziativa. Le istituzioni hanno risposto bene e così – continua – abbiamo fatto rete per accogliere Nza e salvarle la vita. La chiesa ha fatto la sua parte, e il suo dovere che è quello di camminare al fianco degli ultimi. Nel centro Regina Pacis troveranno asilo anche i genitori di Nza, guidati in questa avventura incredibile dai volontari che non li hanno mai lasciati soli. Ho incontrato i genitori della bimba in ospedale – racconta Don Gennaro – sono molto grati per l’accoglienza che hanno ricevuto qui a Napoli e vorrei sottolineare che, al di là delle istituzioni, ci sono ragazzi che si sono spesi notte e giorno per realizzare tutto questo. Noi abbiamo fatto il nostro dovere – continua – In questo momento il centro ci sembra il luogo adatto per accogliere la bimba dopo l’intervento. Lì ci sono anche infermiere pediatriche che potranno fornire un aiuto importante».

Nel frattempo, Francesco Perna, il volontario dell’associazione Stay Human che ha portato alla luce la storia della piccola curda ha fatto sapere che «procede spedita anche la raccolta fondi lanciata su Gofundme per sostenere la piccola Nza e la sua famiglia: sono stati raccolti oltre 6mila euro». Quella di Nza è la storia di un miracolo, viveva in un campo per rifugiati in Bielorussia, sembrava tutto già scritto e avremmo letto (anzi fatto finta di non aver aperto quella pagina di giornale) l’ennesimo dramma che si consuma lì, alla frontiera, su quei muri dove si infrangono sogni, vite e desideri di bambini e adulti vittime di guerra. Muri che hanno frenato 4mila persone, accampate al freddo e al gelo per settimane nella speranza di arrivare in Europa. Sono persone, non numeri, è un dramma che si veste di vergogna. È un dramma che solo raramente riesce a diventare miracolo. Oggi siamo felici, felici per Nza, ma per ogni bimba come lei che riesce a sopravvivere ce ne sono centinaia a cui questo privilegio sarà negato. È il momento della gioia… e della vergogna.

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Giornalista napoletana, classe 1992. Vive tra Napoli e Roma, si occupa di politica e giustizia con lo sguardo di chi crede che il garantismo sia il principio principe.