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“Od Yavo Shalom Aleinu”. Da Israeliani e palestinesi un canto di pace

Senatrice
“Od Yavo Shalom Aleinu”. Da Israeliani e palestinesi un canto di pace

“Od Yavo Shalom Aleinu”. “La pace arriverà, ancora”. È il canto che ogni giorno ebrei e musulmani intonano insieme all’interno dell’Emek Medical Center, nella città israeliana di Afula.

Per esprimere come tanti israeliani e palestinesi si rifiutino di essere nemici. Perché sanno bene come le conseguenze dell’odio ricadano su entrambi. Oltre 60 bambini sono stati uccisi dallo scoppio degli attacchi tra Israele e Gaza. Insieme alle altre, troppe, vittime. Di cui non é il caso di rimarcare l’appartenenza religiosa. Né geografica.

Perché i civili che stanno morendo sono un dramma dell’umanità tutta. Che può avere fine solo con un accordo politico per la pace. Che abbia come obiettivo il cessate il fuoco immediato. E poi anche una soluzione duratura del conflitto tra Palestina ed Israele. Quella di due popoli in due Stati. Attraverso cui sia gli Israeliani che i Palestinesi possano vedere riconosciuto il proprio diritto ad un luogo in cui vivere ed esercitare pienamente il proprio culto.

Per questo deve aumentare la pressione da parte di tutte le forze internazionali per il cessate il fuoco. Così da potere anche disinnescare il rischio che altre forze straniere usino il conflitto per dare sfogo alle proprie mire espansionistiche. O per smaltire cospicue riserve di armamenti.

La questione medio-orientale ci chiama direttamente in causa, come europei nel Mediterraneo. L’auspicio è che con una leadership forte e autorevole in Europa, come quella di cui gode il governo Draghi, l’Italia si impegni ad essere promotrice europea del processo di pace e stabilizzazione in Medio Oriente. Evitando di lasciare spazio agli estremisti.

E’ un dato di fatto che Netanjahu, da decenni, é prigioniero dell’estrema destra integralista. Che rivendica insediamenti ed espande le proprie colonie a danno di una progressiva marginalizzazione dei palestinesi.

Se si vuole tornare a lavorare per la pace, questa situazione va fermata. Serve uno sforzo supplementare per pervenire ad una soluzione duratura. Cioé la previsione di due Stati così che entrambi i popoli possano vedere riconosciuto il proprio diritto ad esistere e ad avere un luogo in cui vivere, e dove poter esercitare pienamente il proprio culto.

Perché, se è vero che quello tra Israele e Palestina è uno scontro tra religioni, è altrettanto vero che è un conflitto per gli spazi di sopravvivenza. Non a caso l’elemento scatenante che ha dato origine al lancio di missili di Hamas verso Israele é derivato dall’ennesimo tentativo di sfratto a famiglie palestinesi, costrette a lasciare le loro case nel quartiere Sheikh Jarrah, a Gerusalemme est, per fare spazio a coloni israeliani.

Bisogna riprendere il dialogo affinché si possa dare avvio alla realizzazione del principio: due popoli due stati. Che è l’unica soluzione per garantire la pace. Così che la canzone dei medici ed infermieri dell’ospedale di Afula si possa avverare. Dimostrando che arabi ed ebrei possono riuscire per davvero a non essere più nemici.

Od Yavo Shalom Aleinu“. “La pace arriverà, ancora”.