In Italia previsto un balzo record delle tariffe
Bollette luce e gas, cosa cambia con l’economia che riprende
L’economia si risveglia dopo mesi di crisi pandemica. Ma a questo risveglio si unisce l’aumento di prezzi e tariffe. Complice proprio la ripresa dei consumi e delle fabbriche nella ripartenza dalla crisi del Covid, crescono per esempio i prezzi dell’energia. E arriva puntuale la stangata sui consumatori. In attesa dei dati ufficiali dell’Autorità di regolazione per l’energia, Nomisma Energia formula già delle previsioni. Secondo il presidente Davide Tabarelli, «la ripresa dell’economia europea incontra un primo ostacolo nell’impennata dei prezzi dell’energia: in Italia, possiamo stimare per l’elettricità un aumento intorno al 12% e per il gas oltre il 21%. In entrambi i casi sarebbero balzi record mai visti in passato».
Per la famiglia tipo, questa impennata si traduce in «una maggiore spesa complessiva di 284,5 euro su base annua e ciò annulla ampiamente i cali accumulati nel 2020 durante la pandemia», avverte Tabarelli. La principale causa è il rimbalzo dal periodo più nero del Covid, con i prezzi di gas e luce che sul mercato internazionale «tornano ai massimi che non vedevamo dal 2008». Soprattutto, i prezzi del gas sono «quasi raddoppiati rispetto alla scorsa primavera quando fu fatto l’ultimo adeguamento». Il caldo spinge poi sui prezzi dell’elettricità provocata dai maggiori consumi per condizionamento e, in parte, dalla ripresa economica. Anche il prezzo della CO2 legato alla nuova politica ambientale dell’Ue ha un effetto su queste dinamiche poiché «i prezzi della CO2 hanno raggiunto record a 55 euro per tonnellata, il doppio di fine 2020».
Tutto ciò, insieme agli ulteriori rialzi del prezzo del petrolio e al conseguente rincaro dei carburanti, preannuncia un’estate molto calda per i prezzi. Lo stesso vale per il settore turistico (dagli spostamenti ai soggiorni presso strutture ricettive, dall’affitto di ombrelloni e lettini e alle consumazioni) caratterizzato da aumenti dei listini che farà lievitare la spesa procapite per le vacanze dell’11% in più rispetto al 2020. Nei primi 5 mesi dell’anno, gli aumenti dell’indice generale dei prezzi al consumo sono stati del 5,3% nell’Eurozona e addirittura del 7,9% in Germania; in Italia siamo solo al +3.5%.
Il tema tiene banco anche dall’altra parte dell’oceano. In Usa l’indice dei prezzi che tiene traccia della spesa per consumi personali, o Pce, è salito del 3,9% nell’anno conclusosi a maggio, secondo quanto riportato venerdì dal Bureau of Economic Analysis. È stato il livello più alto dall’agosto 2008 e ha superato il livello del 3,6% di aprile. Anche in America, insomma, i prezzi per i consumatori e i produttori americani sono in aumento. Le ragioni sono la grande riapertura dopo i lockdown, i problemi delle filiere e la carenza di materiale. Gli economisti sono in allarme: se l’inflazione aumenta troppo velocemente, le persone saranno indotte a ridurre la loro spesa, con conseguenze negative per la ripresa. Per ora, tuttavia, la fiducia dei consumatori è ancora alta.
L’indice della fiducia dei consumatori dell’Università del Michigan si è rafforzato a giugno, anche se non tanto quanto inizialmente pensato. Secondo Richard Curtin, l’economista che ha condotto la rilevazione, «i consumatori hanno continuato a prestare molta attenzione a tre fattori critici: inflazione, disoccupazione e tassi di interesse». Le aspettative di inflazione sono scese leggermente al 4,2% e «i consumatori hanno anche creduto che le impennate dei prezzi saranno per lo più temporanee». Complessivamente, il reddito disponibile è diminuito del 2,3%, trainato da una diminuzione dei sussidi governativi. Ma la spesa dei consumatori è rimasta pressoché invariata, con un aumento inferiore allo 0,1%. Il tasso di risparmio personale è stato del 12,4%, il livello più basso da febbraio. Tra i dettagli incoraggianti c’è il fatto che nel mese di maggio l’inflazione è aumentata solo dello 0,4%. Tuttavia, l’aumento dei prezzi del 3,9% su base annua resta ancora una cifra importante, quasi il doppio di quel 2% che resta l’obiettivo di inflazione della Federal Reserve.
«Che i prezzi siano in aumento non c’è dubbio. La questione è se le banche centrali reagiranno con politiche meno espansive, il che per i paesi ad alto debito come il nostro potrebbe essere un problema», avverte Giampaolo Galli dell’Osservatorio Conti Pubblici dell’Università Cattolica. E aggiunge: «nelle ultime riunioni dei rispettivi organi direttivi, la Fed e la Bce hanno confermato che continueranno a mantenere un orientamento fortemente espansivo della politica monetaria, strumenti non convenzionali inclusi; la Bce ha anzi annunciato che nei prossimi mesi aumenterà ulteriormente gli acquisti mensili di titoli rispetto ai primi mesi dell’anno».
Nonostante l’aumento dell’inflazione nei mesi recenti e i probabili aumenti del prossimo autunno, secondo Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, non c’è da preoccuparsi troppo: l’aumento è «largamente dovuto a fattori temporanei e le pressioni di fondo dei prezzi restano sotto tono». Per avere un quadro più chiaro bisognerà attendere l’autunno.
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