“I giudici devono dare prova di moderazione nell’esprimere i loro punti di vista e opinioni in circostanze in cui ciò potrebbe compromettere la loro indipendenza, la loro imparzialità o la dignità della loro funzione e mettere in pericolo l’autorità del potere giudiziario”.
A dirlo, in un parere emesso nei mesi scorsi, è stato il Consiglio consultivo dei giudici europei del Consiglio d’Europa (CCJE) il quale ha così voluto ricordare ai magistrati che non sono cittadini come tutti gli altri.
Il parere osserva che i giudici godono del diritto alla libertà di espressione come qualsiasi altro cittadino. Tuttavia, nell’esercizio di tale diritto, devono tenere conto delle loro responsabilità e dei loro doveri specifici nella società, oltre agli obblighi di segreto professionale associati al loro ruolo giudiziario. In altri termini, ‘oneri ed onori’.
Per la cronaca, il parere ha anche previsto una serie di “raccomandazioni” per i giudici sul modo di esercitare il proprio diritto alla libertà di espressione all’interno e all’esterno del tribunale, sui media e sui social media. Dopo essere stato approvato all’unanimità, il parere era stato inviato al Comitato dei Ministri al fine di assicurarne la divulgazione e promuoverne l’applicazione in tutti gli Stati membri e quindi anche all’Italia.

Invece, dunque, di richiamare la giudice Iolanda Apostolico ai propri doveri, i suoi difensori d’ufficio si sono lanciati in questi giorni in una quanto mai surreale polemica dove il ‘colpevole’ sarebbe chi ha divulgato i video che riprendono la magistrata mentre si rivolge in maniera aggressiva ai poliziotti in servizio d’ordine pubblico sulla banchina del porto di Catania.
Inizialmente la giudice aveva provato a giustificarsi dicendo che si trovava in quel luogo per evitare, sostituendosi di fatto al questore, che i manifestanti entrassero in contatto con la polizia. La realtà era molto diversa, con la magistrata ed il marito, Massimo Mingrino, funzionario amministrativo del tribunale di Catania ed attivista di Potere al Popolo, intenti a partecipare in maniera convinta al presidio dove si scandivano slogan contro la polizia. Una circostanza sfuggita al lungo elenco dei suoi difensori d’ufficio, tutti di area progressista, dall’ex presidente della Corte Costituzionale Giovanni Maria Flick, al segretario nazionale di Magistratura democratica Stefano Musolino, per poi passare a vecchie glorie come il procuratore Armando Spataro, che omettevano anche di dire mezza parola sui post volgari ed offensivi nei confronti di Matteo Salvini che Apostolico aveva condiviso sui social.

Al momento pare che il video dove è ripresa la magistrata sia stato girato da un carabiniere presente sul posto e che poi ha provveduto a divulgarlo.
I superiori del carabiniere, forse per un eccesso di zelo, hanno segnalato il suo nome alla Procura di Catania. Difficile, però, immaginare quale possa essere il reato in quanto la rete è strapiena di filmati di interventi delle Forze di polizia e nessuno viene per questo condannato.
E neppure si può invocare la privacy dal momento che le manifestazioni di piazza non sono soggette a divieti per le foto ed i filmati dei partecipanti anche in presenza di minori.
La partita è destinata ora a spostarsi al Consiglio superiore della magistratura.