La vicenda del crollo del Cimitero di Poggioreale non trova ancora una fine. Da quando il 5 gennaio crollò parte delle nicchie di San Gioacchino e Dottori si sono susseguite proteste, promesse e qualche accenno a fare ma intanto la situazione non è cambiata nella sostanza: il cimitero è integralmente chiuso, e i corpi dei defunti ancora a terra, esposti alle intemperie. E la rabbia delle famiglie monta: “Ogni volta che ci sono state bombe d’acqua a Napoli il mio pensiero è andato al corpo dei miei genitori ancora esposti alle intemperie. In quella fossa si sarà creato un acquitrino e i corpi putrefatti. Non troveremo più nulla. E così muore anche l’ultima speranza”, dice Pina Caccavale presidente del Comitato 5 Gennaio, che dopo i crolli riunisce le famiglie dei defunti vittime del crollo.

A questo si aggiunge l’ultima beffa. La parte antistante l’ingresso del Cimitero che dà su via Poggioreale è stata transennata e qualcuno ha usato quegli spazi per affiggere manifesti pubblicitari di abbigliamento. “Laddove noi abbiamo messo i nostri lumini, le foto, i fiori e le dediche ora spuntano le pubblicità. Magari tra poco vedremo pure i manifesti di qualche politico – continua Caccavale indignata dalla situazione – Il 5 settembre torneremo ancora una volta davanti a quei cancelli per la nostra consueta commemorazione che avviene ogni 5 del mese. Questa volta metteremo dei fiori intorno a quelle transenne per ricordare a tutti che è un posto di silenzio e preghiera. È vero i morti non parlano ma noi parenti sì. Vorremmo mettere dei cartelloni in ricordo dei nostri cari. Faremo gesti simbolici per il loro ricordo”.

L’assessore Santagada ha subito accolto la protesta dei familiari e ha denunciato quelle affissioni che sono risultata abusive. E ha chiesto l’ “intervento per l’individuazione dei responsabili degli abusi in parola. Ciò anche al fine di consentire ai competenti Servizi, tanto di provvedere alle operazioni di defissione, quanto all’applicazione di eventuali regimi sanzionatori regolamentarmente previsti”. La presidente del comitato spiega che il transennamento è stato impiantato in previsione dell’arrivo di una gru che dovrebbe rimuovere i corpi delle vittime all’interno del cimitero, per consentire la riapertura almeno parziale e consentire ai parenti dei defunti sepolti nelle altre zone non interessate dai crolli di poter finalmente portare un fiore ai loro cari dopo 8 mesi di attesa.

I lavori iniziano come le lumachine – spiega Caccavale – A fine giugno c’è stato il dissequestro e così sono iniziati i lavori all’interno di manutenzione nelle aree non interessate dai crolli. Ma restano i soliti problemi: non si sa ancora dove metteranno i corpi rimasti a terra, non c’è l’ok della sovrintendenza e soprattutto i cadaveri stanno ancora là. Ci sono numerosi intoppi burocratici, come i controlli sul suolo per poter collocare la gru. E il tempo passa e l’apertura viene rimandata. A questo si aggiunge che con le forti piogge del 7 luglio è crollato un altro pezzetto delle cappelle con dentro cadaveri che potevano essere recuperati. Abbiamo nominato un avvocato, Filippo Romano, e dei nostri tecnici che potessero vigilare costantemente su queste operazioni. Il pm ci ha rifiutato l’istanza ma ricorreremo ancora. Noi abbiamo subito un danno, abbiamo diritto a essere coinvolti. Non è accettabile che le autorità non calcolino noi parenti”.

Il comitato di familiari ha provveduto a fare un censimento interno dei corpi rimasti travolti nei crolli basandosi sui ricordi e le testimonianze dei familiari. “Ne abbiamo annoverati almeno mille. Poi ce ne sono altri 400 o 500 non richiesti perché sono secolari. Sono conti questi con cui nessuno vuole avere a che fare. Ma mio padre era lì solo da un anno”.

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Giornalista professionista e videomaker, ha iniziato nel 2006 a scrivere su varie testate nazionali e locali occupandosi di cronaca, cultura e tecnologia. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Orgogliosamente napoletana, si occupa per lo più video e videoreportage. È autrice anche di documentari tra cui “Lo Sfizzicariello – storie di riscatto dal disagio mentale”, menzione speciale al Napoli Film Festival.