Due dipendenti di Poste Italiane sono morti nella provincia di Bergamo dopo aver contratto il coronavirus. Lo ha reso noto Marisa Adobati, componente della segreteria della Slc-Cgil di Bergamo, ricordando che entrambi avevano “lavorato fino a pochi giorni fa, uno in un centro di recapito e l’altro in un ufficio postale di due comuni della provincia di Bergamo. Per questo la Cgil chiede: Ora basta, è ora di chiudere gli uffici postali”.

Già da tempo i sindacati chiedono la chiusura degli uffici postali per “l’inutilità di esporre al contagio i lavoratori di Poste Italiane della bergamasca, ed ovviamente non solo del nostro territorio, e ci viene ripetuto in maniera assillante che Poste deve garantire i servizi essenziali”. Proprio in questi giorni Bergamo tocca il picco del dolore con 385 morti in 7 giorni. In un’atmosfera spettrale la città accoglie la notizia dei suoi ennesimi morti per l’emergenza. Nessuno sale sui balconi per cantare o ballare, c’è solo silenzio e un fitto viavai di bare che affollano il cimitero.

“Il recapito di un bollettino o la marea di avvisi di mancata consegna delle raccomandate – prosegue il sindacato – non crediamo siano da considerarsi espletamento di servizi essenziali. Molte scadenze fiscali ed invii di notifica sono stati, tra l’altro, sospesi per decreto. Il punto è che, ormai, ‘andare in Posta’ per molti è diventato il pretesto per fare una ‘giustificata’ passeggiata in paese”.

Avatar photo