Se i bambini si ammalano meno e reagiscono meglio degli adulti all’infezione da coronavirus, la chiave è nel loro sistema immunitario. E proprio da qui si potrebbe partire per trovare una cura al virus. È la tesi alla base della ricerca italiana pubblicata sulla rivista The Lancet Children & Adolescent Health e condotta dalle università Sapienza di Roma e Federico II di Napoli, con ospedale Bambino Gesù e Istituto Spallanzani. Tra gli autori  il pediatra Franco Locatelli, presidente del Consiglio Superiore di Sanità, e del direttore scientifico dello Spallanzani Giuseppe Ippolito.

Lo studio parte da un’osservazione: “I bambini sono più vulnerabili ad altre infezioni, quindi sorge la domanda: perché i bambini sono meno sensibili al COVID-19 rispetto agli adulti? Studiare il sistema immunitario dei bambini potrebbe essere la chiave per comprendere il grado di sensibilità al SARS-CoV-2.

In attesa che si trovi un vaccino, si legge nell’articolo, gli anticorpi dei bambini potrebbero diventare fondamentali per gestire la malattia. Il sistema immunitario dei più piccoli risponde con la produzione precoce di una miscela di anticorpi (anticorpi policlonali) prodotte dai linfociti B e di immunoglobuline M (IgM). Una reazione che non è avviene negli adulti colpiti in forma grave della malattia. Poiché i linfociti B hanno producono sostanze infiammatorie come la citochina IL-10, è possibile che la risposta immunitaria dei bambini eserciti la doppia funzione di proteggere l’organismo e nello stesso tempo di ridurre i danni nei tessuti, come quello dei polmoni.

Per i ricercatori questi dati solo un primo passo e sono in corso ulteriori ricerche sulle specificità degli anticorpi di bambini e adulti. L’evoluzione, rilevano, ha dato un vantaggio ai bambini nella capacità di combattere agenti patogeni sia noti sia sconosciuti; un vantaggio che si perde progressivamente con l’invecchiamento o con la malnutrizione, o ancora con l’indebolimento del sistema immunitario e l’indebolimento dell’organismo causato da malattie.