Cosa prevede il decreto Cutro: più schiavi, più prigioni e meno accoglienza

Chissà se poi le troveranno le bare per i bambini. Ne servono tante. Non c’era mai stata una strage degli innocenti così grande. In quel caicco ce n’erano almeno 52, forse di più. Solo dieci sono usciti vivi dal mare di Crotone. Non pensiamoci, d’accordo. Andiamo al concreto. Il governo vuole così. È un governo pragmatico. Però non è chiaro perché ha voluto riunirsi proprio ieri e lì a Cutro, dopo che il premier aveva evitato per oltre 10 giorni di visitare i superstiti. E perché ha voluto riunirsi nel giorno nel quale i ministri europei dell’Interno si incontravano a Bruxelles per parlare di immigrazione e accoglienza.

Piantedosi ha disertato l’Europa perché aveva la seduta del Consiglio dei ministri in Calabria. Magari a Bruxelles l’avranno notato che quando si discute di immigrazione il ministro italiano non si presenta mai. Era successo già parecchie volte con Salvini. Il governo a Cutro, come si poteva immaginare, si è preso un bel po’ di contestazioni. Però gli imbianchini hanno lavorato bene sono riusciti a cancellare in fretta le scritte furiose che erano apparse sui muri prima che le automobili nere nere dei ministri, una ad una, sfilassero in strada per fermarsi vicino al palazzo del Comune e permettere ai ministri di sgattaiolare e infilarsi nella sala del Consiglio tutta addobbata. La gente fuori gridava: assassini, assassini. Una esagerazione, chiaro, ma sollecitata dalla disperazione per la tragedia e dal fatto che ormai sta per scadere la seconda settimana e ancora non c’è verso di convincere Palazzo Chigi a spiegare perché i soccorsi non ci sono stati, visto che ormai tutti quelli che un po’ ci capiscono di mare e di regole di ingaggio hanno accertato che se le cose avessero funzionato a dovere non sarebbe morto nessuno.

Chissà se poi le troveranno le bare per i bambini. Ne servono tante. Diciamo che se l’idea un poco strana di tenere il Consiglio dei ministri a Cutro doveva essere un modo per recuperare il danno di immagine provocato da giorni e giorni di silenzio, e dalla dichiarazioni scombiccherate di Piantedosi, beh, l’idea non era buona. L’immagine è sempre più sfregiata. A questo punto però proviamo a esaminare il decreto Cutro, cioè la proposta di nuove norme che esce dalla riunione del Consiglio dei ministri. Abbiamo finora potuto vedere solo la bozza. Speriamo che la cambino. O che la cambi il Parlamento. È divisa sostanzialmente in due parti. Nella prima parte si parla di allargare i flussi dell’immigrazione legale, nella seconda parte invece si parla di repressione e di come rendere sempre più pericoloso l’arrivo di profughi per mare.

L’allargamento dei flussi è spiegato molto bene. Non si tratta di vedere come permettere a un numero più grande di persone che fuggono dalla guerra o dalla fame o dalle dittature di approdare in Europa. No, il principio è un altro. Consiste in questa domanda: di quanti africani abbiamo bisogno noi, e per quali lavori? Cioè, l’immigrazione è vista non come un effetto inevitabile dello squilibrio tra Nord e Sud del mondo, in termini sia di libertà, sia di ricchezza (il reddito medio di un somalo è di 310 dollari all’anno, il reddito medio di uno svizzero è di 83.000 dollari: circa 250 volte superiore. Se invece della Svizzera vogliamo mettere l’Italia come termine di paragone, il reddito medio non è 250 volte ma solo 100 volte superiore: magari una persona sveglia, se legge queste cifre capisce anche come mai c’è parecchia gente che vorrebbe emigrare in Europa…).

No, non è questo il punto di partenza del decreto, cioè non è l’accoglienza. È invece molto ben spiegato che l’immigrazione può essere accettata solo se utile a noi europei. Utile in che senso? Che li portiamo qui per farli lavorare dove servono a noi, quanti servono a noi, e agli stipendi che vogliamo concedere noi (nel decreto si dice anche che i flussi andranno decisi d’accordo con Confindustria e sindacati). Qual è la logica? C’è un mio amico che continua a dire che queste sono cose fasciste. Respingo la sua idea. Il fascismo non c’entra niente: è pura e semplice logica colonialista. Non è tanto la logica dell’aiutiamoli a casa a loro, piuttosto è la logica del “ci aiutino a casa nostra”. La seconda parte del decreto ricalca il solco di tantissime iniziative di emergenza italiane. Cioè? Cioè, pene più severe. In Italia sinistra e destra spesso si rincorrono in questa gara. Ci sono dei morti sulle strade? Pene più severe. I giornali segnalano casi di corruzione? Pene più severe. La Tv parla spesso di mafia? Pene più severe. E così via. Stavolta è uguale. 100 morti per omissione di soccorso? Pene più severe. Naturalmente bisogna stare bene attenti a chi.

Agli scafisti, perché alla fine il male dei mali sono loro. Del ministro dell’Interno libico, segnalato dall’Onu come trafficante di esseri umani, non frega niente a nessuno. Piantedosi lo incontra, gli stringe la mano, tratta con lui. Mica è uno scafista. Lo scafista da annientare è il ragazzino di 17 anni che forse era alla barra del timone del caicco. Per lui è pronta una condanna fino a 30 anni di galera. Trent’anni, nel nuovo decreto, se ci sono morti. Se ci sono solo feriti bastano 20 anni. Se non ci sono né morti né feriti, cioè se lo sbarco è andato bene, comunque 16 anni allo scafista in quanto favoreggiatore e provocatore di immigrazione clandestina. Ma che reato è l’immigrazione clandestina? È un reato inventato in violazione aperta e spavalda dell’articolo 10 della Costituzione che assicura il diritto d’asilo. Ogni tanto qualcuno prova a cancellarlo. Però finisce sempre in piccola minoranza. È un reato che piace alla destra, piace molto anche ai Cinque Stelle, e fino a un po’ di tempo fa piaceva anche al Pd. Speriamo che la linea Schlein modifichi, anzi ribalti questo orientamento.

Nel decreto comunque non è stanziato neanche un euro per rafforzare il sistema dei soccorsi. Né rafforzamento della Guardia Costiera, e neppure delle Ong. Tantomeno una revisione del precedente decreto che colpendo al cuore il sistema delle Ong e dei soccorsi dei volontari rendeva parecchio più insicure tutte le rotte libiche. Difficile capire quale possa essere la bussola di una strategia così schizofrenica. Intanto alla Commissione Affari Costituzionali della Camera ieri hanno incardinato il disegno di legge che prevede il reintegro dei decreti sicurezza Salvini-Conte, che erano stati modificati quando la Lega uscì dal governo ed entrò il Pd. No, non sembra che il governo intenda riflettere su Cutro e modificare la linea Salvini. Qualche parola, magari, qualche notizia fatta filtrare ai giornali. Ma la sostanza resta quella. Intanto si cercano le bare bianche per i bambini.