L’aereo di Frontex l’aveva fotografata e l’immagine era stata inviata al centro di coordinamento della Guardia costiera di Roma che, confermando di aver ricevuto alle 23.03 la segnalazione di una “imbarcazione sospetta”, 31 minuti dopo – alle 23.34 – contatta la sala operativa della Guardia Costiera di Reggio Calabria, girando la mail ma precisando che “non si evidenziano elementi riconducibili al fenomeno migratorio”.

Emerge così dalle carte acquisite dalla Procura di Crotone, a 12 giorni dalla tragedia di Cutro, un altro elemento che non fa altro che svelare quello che finora era solo un sospetto, ovvero la sequela di sottovalutazioni che ha lasciato i circa 180 migranti partiti quattro giorni prima dalla Turchia senza alcun soccorso.

A questo nuovo elemento si aggiunge agli atti dell’inchiesta che dovrà stabilire le responsabilità dei soccorsi, anche la ricostruzione cronologica dei fatti fatta dal Comando generale del Corpo delle Capitanerie di Porto, con allegata anche un’annotazione di servizio sulla segnalazione di un mayday ricevuta alle 20.51 di venerdi 24 febbraio dalla Capitaneria di Porto di Roccella Ionica.

La “valutazione” del centro di coordinamento di ricerca e soccorso della Guardia costiera di Roma confermava di aver ricevuto alle 23.03 la segnalazione da Frontex di una “imbarcazione sospetta” e 31 minuti dopo, alle 23.34, contattava la sala operativa della Guardia Costiera di Reggio Calabria, girando la mail di Frontex: “Non si evidenziano elementi riconducibili al fenomeno migratorio”. Sempre Mrcc Roma sottolineava nella stessa comunicazione che “i dati disponibili sono di una barca a motore, di medie dimensioni, che naviga con rotta 296 gradi a 6 nodi. In coperta è visibile solo una persona anche se risulta possibile che ci siano altre persone sottocoperta“.

Nella ricostruzione offerta alla magistratura si sottolinea quindi che non c’erano elementi che facessero pensare a migranti anche se nella stessa relazione la stessa Guardia costiera ammette che si trattava di una imbarcazione sospetta in quanto, a seguito di un’analisi svolta con i sistemi presenti a bordo dell’aereo Eagle 1, si registrava un flusso di chiamata dalla barca verso la Turchia e venivano rilevate risposte termiche dai boccaporti”.

La Guardia costiera spiega così alla Procura che Frontex segnala una barca sospetta ma non evidenzia elementi che facciano ritenere che abbia bisogno di soccorso e, sottolinea, nessun elemento faceva ritenere che si trattasse di una barca di migranti. Con questa ultima spiegazione è necessaria perché è prassi della stessa Guardia costiera con numerose pronunce della magistratura che affermano che qualsiasi barca che trasporta migranti, in quanto sempre sovraffollata, senza le necessarie misure di sicurezza e di personale competente a bordo, è da subito da soccorrere.

Poi il Comando generale della Capitaneria di Porto prosegue con le tappe già note: la Guardia di finanza che comunica di avere avviato una operazione di polizia facendo uscire una motovedetta “con attività pianificata fino alle 6 del mattino”. La sala operativa della Guardia costiera di Reggio Calabria aveva comunque preallertato le sue due motovedette poi in realtà mai uscite dal porto.

Quando la Guardia di finanza comunica che i suoi mezzi stanno rientrando per il maltempo alle 3.48 – si legge ancora nella ricostruzione della Guardia costiera -, “Finanza e Guardia costiera di Reggio Calabria concordano circa la mancanza di elementi di criticità in considerazione del fatto che a bordo era visibile una sola persona e che l’ultima posizione nota era a circa 40 miglia dalla costa”. Gdf e Guardia costiera sono d’accordo che per una sola persona a bordo “non ci sono elementi di criticità”.

Solo alle 4.20 a naufragio avvenuto, la Capitaneria di Porto di Crotone dice di essere stata avvertita dai carabinieri che la “Guardia di finanza aveva fornito loro l’informazione di un’imbarcazione che trasportava presumibilmente migranti e che la Gdf stava rientrando per avverse condizioni meteo”. Ma a quell’ora i migranti erano già in acqua, il barcone era spezzato a metà e la Guardia costiera non sapeva ancora che l’imbarcazione era naufragata.

Riccardo Annibali

Autore