Giornata grigia per governo e maggioranza. Piantedosi sulla tragedia di Cutro non convince le opposizioni. La sua informativa concede pochi fatti e prove, lascia interdetti deputati e senatori e ha il solo merito di unire le opposizioni contro il ministro degli Interni più controverso degli ultimi anni. Matteo Salvini, richiesto all’unanimità dalla minoranza, non si fa vedere in Parlamento. E lascia solo Piantedosi a raccontare la sua versione, quella ufficiale: «Si è fatto il possibile, l’allarme non era chiaro».

Alla Camera è più rigido. Al Senato si inizia a rivolgere ai banchi alla sua sinistra con fare dialogico: «Mi dispiace per quello che è successo». Deve essergli sembrato un gran gesto. Non viene recepito così da Pd, Alternativa Verdi-Sinistra, Movimento Cinque Stelle, Più Europa e Azione-Italia Viva, che oltre ai deputati del Misto e delle minoranze linguistiche hanno voluto ascoltare il ministro in aula, non risparmiandogli le contestazioni. È ancora tarda mattinata quando a Montecitorio parla il titolare del Viminale. Ricorda la sua carriera nelle istituzioni, si sente attaccato personalmente.

Appena finisce gli risponde, su mandato del gruppo Dem, Peppe Provenzano. «Ci aspettavamo delle scuse, ma è troppo tardi. Tutto quello che non doveva dire lo ha già detto. Il Cdm a Cutro arriva dopo il gesto riparatore del presidente Mattarella». Schiaffoni sonori. E motivati: «Alla fine quelle vite si potevano salvare – prosegue Provenzano – lo ha detto il comandante della Guardia Costiera di Crotone. Il governo deve essere indagato per strage colposa, disse Meloni il 14 aprile del 2015, dopo il naufragio a largo di Lampedusa. Ma allora il naufragio avvenne a 200 miglia dalla costa, questo a 200 metri». La ricostruzione dei fatti dell’esponente Dem è impietosa: «Lo Stato allo Steccato di Cutro si è voltato dall’altra parte. C’è una inversione logica e morale nella sua ricostruzione. Ha detto che la disperazione ‘non giustifica i viaggi che mettono a repentaglio la vita dei figli’. Quelle frasi hanno suscitato l’indignazione dei giusti e hanno macchiato di infamia l’istituzione che lei rappresenta. Ma l’Italia non vi somiglia, l’Italia sono quelle famiglie che hanno aperto le cappelle di famiglia per accogliere quei corpi. L’Italia è il pescatore di Crotone che non si dà pace per non aver potuto salvare quelle persone», aggiunge Provenzano che, in quanto alle dinamiche della tragedia, sottolinea: «Il rilevatore termico non lasciava dubbi: la barca era sovraffollata e le condizioni meteo la mettevano a rischio di naufragio. Non ha spiegato quale era la catena di comando e ha scaricato la responsabilità su Guardia di Finanza e Capitaneria di Porto. La priorità assoluta alle operazioni di polizia su quelle di soccorso non è frutto di circostanze sciagurate, è l’intera vostra politica».

Una bocciatura senza se e senza ma. Sulla quale vanno in scia gli altri interventi alla Camera, tra i quali quello di Rosato, che contesta al ministro Piantedosi anche una certa disattenzione a quella empatia umana che la carica di ministro, a differenza di quella di prefetto, imporrebbe. Ed è entrato nel merito del disastro operativo Riccardo Magi, di recente eletto Segretario di PiùEuropa. «Più che i fatti, ci deve chiarire la scelta del governo nelle operazioni di soccorso. Ci ha citato Kennedy, i migranti dovrebbero fare di più per i loro Paesi. Le chiedo: cosa può fare un ragazzino di 12 anni, orfano di madre e di padre, che fugge dall’Afghanistan, per il suo paese? Noi possiamo sperare che sul diritto alla vita e diritto d’asilo il nostro Paese rispetti la Costituzione».

L’aula è sorda e grigia: applausi e mugugni si alternano per quote predefinite. Si passa a Palazzo Madama. Lì ad aprire le danze per l’opposizione sarà il senatore Peppe De Cristofaro, AVS: «Burocratica indifferenza la sua, Ministro, rispetto allo strazio del dolore. La verità è opposta, il nostro dovere di cittadini democratici è fare tutto il possibile: ci impone di cambiare strada rispetto alle scelte che si sono ripetute nel tempo». È contro le parole di Piantedosi che si staglia il senatore napoletano: «Non ci sono carichi residuali, ma uomini in carne ed ossa. La consapevolezza della gravità della situazione avrebbe imposto interventi immediati. Perché la catena di comando non ha attivato i soccorsi? Le sue risposte sono state totalmente evasive».

Le opposizioni sono allineate anche nel dare i giusti meriti a quella Guardia Costiera che persegue a ogni costo – fino al rischio del richiamo disciplinare – il recupero di dispersi in mare. «A loro va tutto il nostro ringraziamento», sottolinea De Cristofaro. Che segnala l’assenza di Matteo Salvini dall’aula: «A queste domande non deve rispondere solo lei, Piantedosi, ma anche il ministro Salvini, che invece si ritrae. Questa sua diserzione oggi parla chiaro. È compito della politica rialzare la testa. Se non ci fosse Mattarella, oggi lo Stato sarebbe coperto di vergogna». E poi ci sarebbe un altro piccolo particolare, che emerge dalle cronache dovute alla visita di sindacato ispettivo di un parlamentare di AVS, l’onorevole Francesco Mari: le condizioni indecenti in cui si sono trovati a stare negli ultimi nove giorni gli scampati alla tragedia.

I sopravvissuti, appena spenti i riflettori per la visita di Mattarella, si sono trovati segregati in un centro di accoglienza che di accogliente aveva solo il nome: in 81 a fare la fila per un unico servizio igienico, senza riscaldamento, stretti su esigue brandine. Barbara Floridia, M5S, è d’accordo con i colleghi delle opposizioni. Dopo di lei è toccato a Matteo Renzi esprimere il punto di vista del Terzo polo. Di condanna netta, ma senza richiesta di dimissioni. «Non le chiediamo. Ma Piantedosi non ci ha convinti per niente, su più punti». Che esamina passo per passo: «Se esce la Gdf per una operazione di polizia e deve tornare indietro perché il mare è alto, non esce la Guardia costiera? Perché se l’uno non può intervenire, l’altro non reagisce?». «Mattarella – ha continuato l’ex premier – ha voluto dare un segnale andando davanti a quelle bare in silenzio. Come si fa a dire perché si mettono in mare?». E poi l’Europa: «C’è una questione europea. Degli accordi europei i principali avversari sono i paesi di Viesegrad. Gli amici di Giorgia Meloni».

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Ph.D. in Dottrine politiche, ha iniziato a scrivere per il Riformista nel 2003. Scrive di attualità e politica con interviste e inchieste.