Che esistano responsabilità dello Stato nella tragedia di Cutro è una cosa lampante. Lo era dal primo momento, ma fino all’altro giorno partiti e giornali sembravano quasi imbavagliati. Poi le cose sono diventate così chiare che nessuno più, tranne qualche impaurito rappresentante della maggioranza di governo, le mette in discussione.

Dunque, vediamo. Esiste un documento che è stato preparato nel 2020 dalla Guardia Costiera e che è diventato ufficiale nel 2021. Definisce i livelli di allarme e stabilisce i codici di comportamento. Esistono tre livelli di allarme. Sar 1, Sar 2 e Sar 3. Il terzo livello è quello più alto e il regolamento stabilisce che in quel caso la Guardia Costiera deve intervenire comunque. Devono intervenire anche tutte le unità navali che si trovano nella zona dove è indicato il rischio di naufragio. L’allarme viene lanciato dal Mrcc (che è il centro di coordinamento che risiede a Roma) e da quel momento conta solo l’obiettivo: evitare che ci siano morti.

In questo caso il primo allarme è stato lanciato alle 5 del mattino di sabato. Cioè quasi 24 ore prima del naufragio. E quando la barca dei profughi era lontana forse un centinaio di miglia dalla costa. A quel punto è scattato il Sar 3. C’era tutto il tempo di intervenire, con i mezzi adeguati, e di realizzare un salvataggio che non sarebbe stato neppure drammatico e difficilissimo. Ora si tratta di capire perché questo non è successo. Qual è la catena di errori commessi e quali giustificazioni si possano avanzare. Non è una questione politica, né di scontro tra maggioranza e opposizione. C’è solo un problema di trasparenza e di difesa dell’onore dello Stato. (A me non piace usare la parola onore, la uso perché so che è molto usata nel lessico della attuale maggioranza).

Nei giorni scorsi sono state dette tante cose e molto confuse dalle autorità e anche dal ministro dell’Interno. In particolare c’è il giallo delle motovedette della guardia di Finanza che si sarebbero mosse nella tarda serata di sabato (quando comunque era ancora realizzabile il salvataggio che non c’è stato).Domanda: perché, invece dei mezzi potenti della Guardia Costiera, si sono mosse le motovedette della Finanza? Probabilmente perché qualcuno ha confuso una operazione Sar con una operazione Law Enforcement.

Questa distinzione è stata introdotta nel 2017 da una sciagurata decisione del governo Renzi. Quando il ministro dell’Interno era Minniti. Sar vuol dire Search and rescue (ricerca e salvataggio), Law enforcement vuol dire operazione di polizia. I migranti raccolti con l’operazione di polizia, affidata alla Guardia di finanza, non vengono neppure conteggiati nel novero degli sbarchi (questo, tra l’altro, spiega che tutte le statistiche sugli sbarchi sono mendaci). Nella notte tra sabato e domenica è scattata un’operazione Law Enforcement e non è mai scattata l’operazione Sar che era invece obbligatoria. Perché? Perché è stato violato il codice? Per errore? Per ragioni politiche? Per scelta scellerata?

Questo dovrà spiegarlo il governo in parte e in parte la magistratura che ha aperto una inchiesta visto che ci sono quasi 70 morti e 30 dispersi e non si può fingere che non ci sia una notizia di reato. Non aggirabile con l’arresto di un ragazzo di 17 anni sospettato di essere lo scafista. In attesa che questi chiarimenti avvengano, siccome qualcosa è già evidente, il governo deve prendere provvedimenti. La guardia Costiera dipende dal ministro Salvini. Le sue dimissioni sono inevitabili, e non possono essere rinviate. Inevitabili anche le dimissioni del ministro dell’Interno, che per diversi giorni ha fornito una versione dei fatti che si è dimostrata largamente inesatta. E che poi ha rilasciato dichiarazioni inaccettabili sulla responsabilità delle vittime. Le dimissioni non sono una umiliazione per il governo. Sono un atto coraggioso e di coerenza.

 

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Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.