Una barchetta di legno di pochi metri in difficoltà in mezzo al mare, carica di quasi duecento persone tra cui molti bambini e diretta verso le coste della Calabria, è stata trattata sabato sera dal governo italiano come un minaccioso evento di immigrazione clandestina da contrastare. Non come una barca a rischio di naufragio.

Due mezzi della guardia di finanza sono usciti alla sua ricerca ma, visto che il mare stava ingrossandosi, hanno preferito tornare indietro.
Le autorità italiane, informate di tutto, hanno deciso di aspettare a terra che la barca arrivasse a riva. Agenti di polizia vari si sono appostati lungo la costa. L’Italia si è preparata ad arrestare gli scafisti, il loro carico avrebbe avuto soccorso una volta toccata a terra. A terra sono però arrivati soprattutto cadaveri, molti cadaveri, anche quello di un bambino di due mesi. Sono arrivati i corpicini di quattordici bambini, decine di persone annegate e pochi superstiti, alcune madri che urlavano nel buio il nome dei loro figli e giovani uomini terrorizzati. Sessantasei cadaveri trovati fino a ieri sera. Si cercano ancora i dispersi, si suppone siano più di cento.

Cos’è successo tra sabato sera alle 22, 30 quando l’aereo Eagle1 di Frontex, l’agenzia europea che pattuglia il mare dall’alto, ha avvistato il piccolo caicco sovraccarico in difficoltà e domenica verso le 4, quando la barca si è schiantata ad appena cento metri dalla costa di Cutro, vicino Crotone? La prima spiegazione è stata che il mare era in tempesta, che i soccorsi purtroppo in quelle condizioni meteo non potevano arrivare a destinazione. Eppure nel momento dell’avvistamento – erano le 22,30 e la barca era a 40 miglia sud est di Capo Rizzuto, in acque internazionali ma in piena Sar italiana ( la zona di competenza italiana in cui l’Italia è tenuta a prestare soccorso) – il mare aveva un massimo di due metri d’onda. Non proprio un muro d’acqua insormontabile.

L’onda massima è arrivata ad essere di due metri e settanta alle quattro di mattina, sei ore dopo, quando il caicco si è spezzato su uno scoglio vicino alla riva. Questo dicono i software che monitorano le condizioni del mare. Due metri d’onda non creano una condizione di impossibile navigazione per i mezzi della nostra marina militare, e neanche per quelli della guardia di finanza. Tanto che, con quelle condizioni di mare, un caicco mezzo rotto e sovraccarico è arrivato fino a pochi metri dalla riva. Perché le due motovedette della guardia di finanza, adibite di solito a compiti di polizia ma perfettamente in grado di prestare soccorso (spesso lo fanno) hanno valutato che fosse un rischio da non correre proseguire per raggiungere l’imbarcazione in difficoltà e sono tornate agli ormeggi? Con due metri d’onda torni agli ormeggi?
Se l’equipaggio di una barca a vela, o quello di un peschereccio, dovessero trovarsi in emergenza nel mar Jonio con due metri di onda massima, devono d’ora in poi sapere che le autorità italiane non sono in grado di soccorrerle? Si può sommessamente chiederlo senza esser minacciati di azioni legali per aver formulato la domanda?

Quando c’è la segnalazione di un rischio naufragio, viene chiesto a tutti i mezzi in zona di confluire nell’area d’emergenza per un’operazione di ridosso, per fare cioè un cordone attorno al mezzo in difficoltà ed eventualmente far da sponda ai soccorsi. Per fare questo, da Roma, deve essere fatta un’operazione che si chiama tecnicamente “apertura di evento Sar”. Quell’evento deve avere un numero. È stata compiuta sabato sera questa operazione appena arrivata la segnalazione di Frontex? O è stato fatto solo a naufragio avvenuto, sei ore dopo, quando ormai c’erano soltanto da recuperare i corpi e da soccorrere qualche sopravvissuto? Una volta arrivata la segnalazione di Frontex è stato subito aperto da Roma l’evento Sar? L’abbiamo chiesto ieri al comando della guardia costiera. Per tutto il giorno. Non hanno risposto. Con chiunque si parli della marina militare si nota che l’imbarazzo è altissimo.

Frontex ci conferma di aver immediatamente avvisato sabato sera le autorità italiane e di aver dato l’allarme alla Mrcc, il centro della guardia costiera (dipendente dal ministero di Salvini) che ha l’obbligo legale di coordinare i soccorsi marittimi quando un barcone è da considerare sovraffollato e le condizioni meteomarine sono in peggioramento. Una volta avuto l’allarme l’Mrcc, composto tecnicamente dal comando generale delle capitanerie di porto, diventa responsabile legalmente dei soccorsi e avvisa tutti. Deve avvisare tutti. Anche la guardia di finanza e anche i privati. Sabato sera, subito dopo le dieci e mezza, alla ricerca del caicco è uscita soltanto la guardia di finanza con due pattugliatori? La capitaneria di porto di Roccella Jonica ci ha detto che, dai loro ormeggi, è uscito un mezzo di soccorso, ma soltanto alle quattro di mattina, quando l’allarme gli è stato dato. Perché la guardia costiera non dice se sono usciti altri mezzi suoi, da dove e a che ora?

L’impressione, tragica, è che quando la motovedetta V5006 della sezione operativa navale di Crotone e il pattugliatore veloce p.v. 6 Barbarisi del gruppo aeronavale della guardia di finanza di Taranto sono tornate indietro, si sia deciso di puntare tutto sull’operazione di polizia. Sull’arresto degli eventuali scafisti. Dando per certo che la barca sarebbe arrivata a riva. Pare ci sia stata una riunione di coordinamento prefettizio. La guardia di finanza ha rivendicato l’attivazione del “dispositivo di ricerca a terra, lungo le direttrici di probabile sbarco coinvolgendo anche le altre forze di polizia nelle ricerche”. Nel suo comunicato la Gdf si legge :“Successivamente le pattuglie e i soccorsi nel frattempo giunti sul posto non potevano far altro che constatare lo spiaggiamento dell’unità ormai completamente smembrata”. Anche un comunicato del Sap, il sindacato (quello più di destra) della polizia rivendicava ieri il precipitarsi delle pattuglie sulla costa. Solo che le barche quando affondano, affondano in mare ed è lì che andrebbero portati i soccorsi. Subito. Anche in condizioni meteo marine avverse.

Molti elementi fanno pensare che l’attenzione sabato sera è stata posta sull’attesa a terra di una barca che non era affatto scontato arrivasse intera. È stato fatto questo gigantesco errore di valutazione? Ne è conferma l’enfasi con cui si è sottolineato il fermo dei sospetti scafisti. La coda di paglia con cui veniva sbandierato l’immediato precipitarsi del ministro Piantedosi a Crotone (è il ministro dell’interno, c’è un tratto di costa calabrese coperto di cadaveri per un mancato salvataggio di una barca in difficoltà schiantatasi a riva sei ore dopo che ne era stata segnalata la presenza in zona di competenza italiana…).

Sarebbe necessario sapere se è stato aperto un evento Sar subito dopo la segnalazione di Frontex, non a naufragio avvenuto, anche perché se chi era tenuto legalmente a attivare e coordinare i soccorsi anche della Guardia costiera e dei mezzi privati in zona non l’avesse fatto, rischierebbe d’essere indagato per il reato di naufragio colposo e omicidio colposo plurimo. Anche se la procure pare che, per ora, stia indagando solo sugli scafisti.