Se fosse nato in Afghanistan, in Siria, in Iran o in Pakistan Matteo Piantedosi si chiederebbe più che altro cosa fare per aiutare il suo Paese invece che partire. Se fosse nato in uno di questi Paesi, il ministro, avrebbe ben chiaro che “la disperazione non può mai giustificare condizioni di viaggio che mettono in pericolo la vita dei propri figli”. Parole irricevibili, definite così da tanti, da brividi, alla luce dei 64 morti della strage di migranti di Cutro. E continuano le ricerche, e non si conosce ancora con esattezza quante persone viaggiassero a bordo dell’imbarcazione naufragata a 200 metri dalle coste della Calabria. Parole che se suonano così agghiaccianti è per il “livello così altro di strumentalizzazione”, ha ribattuto il ministro.

“Chi scappa da una guerra non deve affidarsi a scafisti senza scrupoli, devono essere politiche responsabili e solidali degli Stati ad offrire la via d’uscita al loro dramma”, insiste oggi in un’intervista a Il Corriere della Sera. Sembra poco più di un dettaglio che da alcuni Paesi sia impossibile partire, viaggiare, lasciarli per andare via. “Sono andato subito sul luogo della tragedia per testimoniare il cordoglio per le vittime e la vicinanza ai superstiti a nome mio e di tutto il governo. E per questo dico che per occuparci concretamente della disperazione delle persone, e non a chiacchiere, così anche da evitare simili naufragi, ci siamo mossi sin dal nostro insediamento intensificando i corridoi umanitari con numeri (617 persone) che mai si erano registrati in un così breve lasso di tempo. In soli due mesi abbiamo anche approvato il decreto flussi che consentirà l’ingresso regolare di 83.000 persone”.

Piantedosi afferma senza esitazioni che nei soccorsi a Cutro non ci sia stato alcun ritardo. Lo sforzo del governo e gli appelli all’Europa viaggiano in una sola direzione: i migranti non devono più partire. “Chi mette questa tragedia in connessione con le nuove regole – dice a proposito del decreto Ong – dice il falso, per ignoranza o malafede. È una rotta dove le Ong non ci sono mai state. In ogni caso la nuova legge non prevede alcun divieto di presenza sugli scenari o di interventi di recupero, li abbiamo semplicemente assoggettati a un quadro normativo anche di rilievo internazionale”. Le Ong hanno accusato il governo del contrario, ieri hanno parlato della tragedia di Crotone come di un “frutto di precise scelte politiche”.

Il ministro potrebbe riferire in Parlamento sulla tragedia. Respinge ogni accusa di disumanità che gli è stata lanciata per le sue dichiarazioni: “I nostri sono fatti, e non dichiarazioni ipocrite, con cui intendiamo fare il possibile per fermare le partenze ed evitare altre tragedie“. Piantedosi ha incontrato a Parigi l’omologo francese Gérald Darmanin con cui “abbiamo condiviso propositi e progetti di lavoro congiunto molto interessanti. Fino a immaginare missioni congiunte in Paesi di fondamentale importanza come Tunisia e Libia“. Qualche mese fa aveva parlato di “carico residuale” per fare riferimento ai 35 migranti che il governo aveva costretto a restare a bordo dell’Ong tedesca Humanity 1 al largo della Sicilia: uomini che si trovano in buona salute e proprio per questo motivo non sarebbe necessario prestare loro soccorso.

64 i morti nell’ultimo bilancio aggiornato, tra cui donne e minorenni. Proseguono le ricerche al largo di Steccato Cutro. Quattro i presunti scafisti fermati al momento. Ogni passeggero avrebbe pagato ottomila euro per arrivare in Italia. La Procura di Crotone ha aperto un’inchiesta per omicidio e disastro colposi e favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.

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Giornalista professionista. Ha frequentato studiato e si è laureato in lingue. Ha frequentato la Scuola di Giornalismo di Napoli del Suor Orsola Benincasa. Ha collaborato con l’agenzia di stampa AdnKronos. Ha scritto di sport, cultura, spettacoli.