I morti probabilmente sono cento. Una strage di dimensioni inaudite. Sei volte più grande di quella di piazza Fontana. I corpi di quattordici bambini allineati sulla spiaggia. Quattordici. La certezza matematica che la strage poteva essere evitata se le autorità italiane avessero deciso di evitarla. Ma hanno deciso in modo diverso. È stata una strage di Stato.

Il ministro dell’Interno ha rilasciato dichiarazioni contro le vittime, ha rimproverato le mamme che hanno messo in mare i figli senza le condizioni di sicurezza. Ha detto che chi fugge da quei paesi dovrebbe invece restare lì e chiedersi cosa può fare per il suo paese. Lui – ha spiegato – è stato educato così. Loro, i naufraghi, avrebbero dovuto mettersi al servizio del governo afghano, di quello iraniano, di quello somalo. Piantedosi ha citato Kennedy, ma Kennedy viveva a Boston, non a Kabul. E poi il ministro ha minacciato pubblicamente uno dei medici di soccorso il quale accusava le autorità di non avere fatto quello che potevano fare. Ha detto che lo avrebbe mandato a processo.

Il presidente del Consiglio è stato più sobrio, meno aggressivo. Però invece di spiegare come intende migliorare il sistema del soccorso ai naufraghi ha detto che bisogna impedire a tutti di partire. Blindarli dentro i loro paesi. In Afghanistan, in Iran. Ha ignorato l’articolo 10 della nostra Costituzione. Sono tanti anni che seguo le vicende assurde dei mancati soccorsi nel Mediterraneo. I naufragi, le migliaia e migliaia di morti. Tante volte mi è capitato di fremere per la rabbia. Anche per le polemiche assurde contro le Ong. Mai avrei pensato di potermi trovare di fronte a una tragedia e una vigliaccata come quella alla quale ho assistito l’altra sera.

I fatti sono abbastanza chiari, anche se ne parla poco. Una barca stracolma di profughi era in gran difficoltà la sera di sabato. È stata avvistata da un aereo a 40 miglia dalla costa calabrese. Le autorità italiane sono state avvertite ma hanno deciso di non muovere a soccorso ma semplicemente di aspettare il barcone a terra, con la polizia, in un’operazione contro la clandestinità. La chiamano “contrasto dell’immigrazione illegale”. La barca è arrivata sulla costa calabrese alle 4 e mezza di mattina, dopo sei ore di navigazione nel mare in tempesta: si è schiantata contro uno scoglio. Le autorità italiane sono intervenute solo in quel momento. È evidentissimo, troppo evidente il fatto che s’è consumata una clamorosa e volontaria omissione di soccorso che ha prodotto una ecatombe.

Sono indignato non solo per il comportamento delle autorità italiane. Anche per la reazione della stampa e del mondo politico. Non ho sentito un grido, una accusa, una protesta furiosa. Il Pd andò su tutte le furie per la storia di Del Mastro e Donzelli (che, francamente, chi se ne frega). Ne chiese le dimissioni per il reato di lesa maestà. Ok, lesa maestà. E per cento morti? E per quei quattordici bambini? Temo di vivere in un paese dove non esiste l’opposizione o dove il governo è in mano a un pugno pericoloso di reazionari.

Avatar photo

Giornalista professionista dal 1979, ha lavorato per quasi 30 anni all'Unità di cui è stato vicedirettore e poi condirettore. Direttore di Liberazione dal 2004 al 2009, poi di Calabria Ora dal 2010 al 2013, nel 2016 passa a Il Dubbio per poi approdare alla direzione de Il Riformista tornato in edicola il 29 ottobre 2019.