In una doppia logica di comunicazione politica, il presidente ucraino Volodymyr Zelensky è intervenuto oggi in Parlamento per elogiare cittadini e imprenditori che “non hanno ceduto al virus del panico”, consentendo all’economia del Paese di stabilizzarsi.

Per il leader ucraino, l’economia si sta stabilizzando, tutto è sotto controllo nel sistema finanziario e la grivna (la moneta nazionale) è in crescita. Zelensky ha aggiunto che da quasi una settimana si registra un trend positivo sui mercati finanziari internazionali per le obbligazioni ucraine.

Ma le cose, purtroppo per Zelensky, non funzionano a compartimenti stagni. Nei giorni scorsi il leader ucraino aveva criticato gli allarmi degli Usa per una presunta imminente invasione russa dell’Ucraina, avvertendo che ciò rischiava di creare il “panico” tra la popolazione di nuocere all’economia. Le sue parole contraddicono con la richiesta di aiuto che lui stesso ha lanciato a Usa e Nato per ricevere tonnellate di armamenti da utilizzare in caso di conflitto con la Russia.

Zelensky, con le sue dichiarazioni contrastanti, ha solo generato confusione tra la popolazione: molti ucraini, infatti, tendono a sminuire l’allarmismo rilanciato sui media occidentali, mentre altri stanno organizzando file di milizie volontarie per a un attacco delle truppe russe.
Ma è Kiev stessa ad alimentare il panico. Il presidente Zelensky ha firmato un decreto sull’aumento della capacità di difesa del paese, che prevede un incremento del personale dell’esercito di 100mila persone nei prossimi tre anni e la creazione di altre 20 brigate. Il presidente dell’Ucraina abbassa quindi i toni: il decreto non risponde all’esigenza di prepararsi alla guerra che “non sta arrivando”, quanto a assicurare la pace in futuro nel paese. Il governo di Kiev ha smentito con forza la possibilità di una invasione russa per tutto il 2022, sollevando in questo modo malumori nella stessa amministrazione Biden.

La questione interna ucraina sarà uno dei temi del colloquio telefonico di oggi tra il ministro degli Esteri russo Serghiei Lavrov e il segretario di Stato Usa Antony Blinken. I responsabili delle due diplomozie che si trovano ai ferri corti discuteranno della risposta russa alle proposte Usa per la de-escalation della crisi Ucraina e sul tema delle garanzie di sicurezza chieste da Mosca. Sarà proprio il titolare degli affari Esteri di Mosca Lavrov a rilasciare un commento sulla telefonata con l’omologo statunitense. Una mossa che porta così a smentire la notizia trapelata in mattinata, secondo cui Mosca avrebbe consegnato agli Usa una risposta alla proposta americana sui negoziati in corso in tema di sicurezza.

L’esito dei colloqui non muterà la postura aggressiva del Cremlino. Mosca infatti non si tirirà indietro di fronte alle minacce di sanzioni statunitensi. Il leader della Casa Bianca Joe Biden adotta infatti una diplomazia a doppio binario. Washington da una parte ribadisce la linea per continuare a “cercare di ottenere la de-escalation” e dall’altra per cercare “di migliorare la sicurezza dei nostri alleati e partner e per tutti in Europa”. E per farlo pensa a un sistema sanzionatorio per colpire gli oligarchi più vicini a Putin, e lo stesso presidente russo.

Secondo il Financial Times e la Reuters, gli Usa hanno preparato una lista degli oligarchi che che finiranno nel mirino statunitense, così come quello dell’Unione Europea e della Gran Bretagna. I nomi non sono stati indicati: in ballo ci sono gli interessi degli americani affinché tutti i collaboratori più stretti di Putin si sentano accerchiati, tanto da fare pressione per evitare un attacco armato.

Ieri si è registrato un duro scontro sulla crisi in Ucraina nella prima riunione del Consiglio di Sicurezza Onu. Il Consiglio ha bocciato la richiesta di Mosca di bloccare la riunione: dieci voti a favore dell’incontro, tre astensioni, mentre la Cina si è opposta come la Russia. L’appuntamento al Palazzo di Vetro ha registrato un’escalation di tensione tra Usa e Russia, quando l’ambasciatrice americana Linda Thomas-Greenfield ha accusato Mosca di mettere in pericolo la pace ammassando almeno 100.000 soldati e armi pesanti al confine con l’Ucraina. La collega russa Vassily Nebenzia ha risposto all’accuse statunitensi rievocando la mentalità da Guerra Fredda. “Sembra che stiate invocando una guerra, sembra che non aspettiate altro, come se il vostro desiderio fosse quello di vedere le vostre accuse avverate”, ha detto Nebenzia prima di lasciare l’aula. La Russia ha proposto una nuova riunione del Consiglio di Sicurezza da tenersi il 17 febbraio, settimo anniversario degli accordi di Minsk, “per discutere della situazione per una soluzione in Ucraina”

La tensione resta comunque alta. E non vengono lesinati allarmi e appelli alla sicurezza. Gli Stati Uniti hanno infatti ordinato alle famiglie dei dipendenti del governo americano di stanza in Bielorussia di lasciare il Paese dell’Est Europa, molto vicino a Mosca, a causa delle tensioni con la Russia sull’Ucraina.

La diplomazia comunque continua a tessere la sua tela, nonostante qualche battuta d’arresto. Il premier britannico Boris Johnson ha rinviato la conversazione telefonica con il presidente russo Putin sul dossier Ucraina per i problemi che il leader britannico deve affrontare in casa.
Johnson avrebbe dovuto parlare con Putin prima di volare oggi a Kiev, ma il portavoce ufficiale del primo ministro del Regno Unito ha insistito sul fatto che non è stato indicato un “tempo stabilito” per la conversazione telefonica e che l’auspicio è di riuscire a organizzare un appuntamento con il Cremlino per far parlare i due leader.

Come riporta il quotidiano “The Telegraph”, una fonte di Downing Street ha confermato che sarebbe avvenuta solo una telefonata tra il presidente francese Emmanuel Macron e l’omologo russo Putin, la seconda in quattro giorni, nell’ambito dello sforzo dei Paesi della Nato per scoraggiare un’invasione russa dell’Ucraina. Parigi si muove sul fronte del “Formato Normandia”. In base a quanto affermato oggi dal portavoce del Cremlino, Dmitry Peskov, ci potrebbe essere un faccia a faccia tra Putin e Macron nel prossimo futuro.

Anche il premier italiano Mario Draghi si inserisci nel discorso diplomatico. In un colloquio telefonico con il presidente russo Putin, l’ex banchiere questa mattina ha promesso l’impegno per risolvere la crisi dell’Ucraina e per rafforzare le relazioni bilaterali. Draghi ha sottolineato l’importanza di adoperarsi per una de-escalation delle tensioni alla luce delle gravi conseguenze che avrebbe un inasprimento della crisi. Ma soprattutto è stato concordato un impegno comune “per una soluzione sostenibile e durevole della crisi e l’esigenza di ricostruire un clima di fiducia”.

Anche il tema del gas è stato al centro della telefonata tra Draghi e Putin. Il leader russo, come riporta l’agenzia di stampa russa Tass, avrebbe confermato l’intenzione di Mosca di “continuare a sostenere stabili forniture di gas all’Italia”.

Redazione

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