Bisogna riconoscerlo: per certi versi Vincenzo De Luca è un fenomeno. Pochi, nel panorama politico locale e nazionale, sono capaci di alternare citazioni dotte e invettive nello spazio di pochi minuti. Ieri il governatore ha dato un assaggio di questa sua abilità comunicativa. Prima si è scagliato contro gli idioti, che a suo dire supererebbero il 20% della popolazione, poi ha fatto riferimento a Goethe, secondo il quale «nel mondo degli ideali contano gli slanci, nel mondo reale la tenacia». Non soddisfatto, il presidente della Regione ha dato dell’imbecille un po’ a tutti, a cominciare dagli operatori dell’informazione, per poi concedersi una citazione di Schopenhauer, secondo il quale «la gloria bisogna conquistarla, l’onore basta non perderlo». Il filo conduttore di questo saliscendi linguistico è la voglia di fare polemica alla quale De Luca non riesce proprio a resistere.

Anche ieri il governatore se l’è presa un po’ con tutti. Con i giornalisti, “rei” di aver riportato notizie inesatte arricchendole di «elementi di contorno e di sceneggiata». Con le Regioni del Nord, “colpevoli” di disporre di un numero di operatori sanitari ben più alto di quelli presenti in Campania e di prendere «decisioni sciagurate» come quella di ricoverare i malati di Covid nelle residenze per anziani. Con i sindaci, a cominciare da quel Luigi de Magistris che si sforza di non citare mai, ai quali De Luca ha rivolto un invito a ridurre le comparsate in televisione e a dedicarsi di più al ruolo istituzionale. Tutte queste invettive il governatore le ha lanciate per rendere chiaro un concetto: la colpa delle falle della sanità campana non è mai sua.

Non è sua la colpa delle file di persone che attendono all’esterno degli ospedali di sottoporsi al tampone, ma delle testate giornalistiche che diffondono notizie false. Non è sua la colpa dei ritardi nella consegna dei risultati dei test, ma dei pazienti che dimenticano di riferire al personale sanitario le proprie generalità e i propri recapiti. Non è sua nemmeno la responsabilità del basso numero di tamponi eseguiti e di positivi al Covid individuati nella prima fase della pandemia (quella pre-elettorale, per intenderci), quando da Roma non arrivavano gli indispensabili reagenti chimici.

Il risultato di questo discorso è che, secondo De Luca, la percentuale dei malati si attesta intorno al 7-8% della popolazione, mentre gli idioti e gli imbecilli e gli irresponsabili e gli sciacalli più volte ricordati superano quota 20.
Il paradosso è che il governatore ha rivolto l’ennesimo invito alla responsabilità («Siate medici di voi stessi») ai campani tra i quali, piaccia o meno, rientra anche quel 20% di «persone di intelligenza media» (sempre a voler citare De Luca).

Che cosa vuol dire? Che il presidente della Regione proprio non ce la fa ad archiviare la politica del lanciafiamme, fatta di insulti e di minacce, per inaugurare una strategia che si basi sì sul richiamo alla responsabilità, ma senza alimentare il terrore di una popolazione già esasperata dalla crisi sanitaria ed economica e senza esarcebare il confronto tra i vari esponenti delle istituzioni. Per mettersi la pandemia alle spalle non bastano il potenziamento delle terapie intensive, il rafforzamento del personale sanitario e le continue minacce di lockdown annunciati da De Luca. Serve un clima di responsabilità, fiducia e solidarietà.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.