Nella vita può succedere di tutto. Anche di trovarsi d’accordo con Luigi de Magistris. Non capita spesso, ma quando capita va detto. Ieri il sindaco di Napoli, che in tv si vede ormai più spesso di Alba Parietti, ha commentato davanti alle telecamere di La7 le misure anti-Covid adottate governatore Vincenzo De Luca. E, come sempre gli accade quando si trova a commentare le scelte del presidente della Campania, de Magistris non è stato tenero: «Con De Luca non siamo allo Stato di polizia, ma alla tirannide fuori controllo». Dopodiché il primo cittadino partenopeo ha invitato Palazzo Santa Lucia a varare «le misure che servono».

Sul primo aspetto, non c’è che dire: Dema ha ragione. La politica del lanciafiamme adottata da De Luca durante la prima fase della pandemia ha fatto il suo tempo. Non si possono minacciare continuamente chiusure di attività e limitazioni delle libertà personali edulcorando certi annunci con battute sui «cinghialoni in tuta alla zuava» o sulle «belle ragazze toniche con i fuseaux aderenti». Anche perché la linea della tolleranza zero non ha prodotto i frutti sperati. Allo stato attuale, infatti, la Campania è in testa alla classifica delle regioni con più casi di Covid. Come se non bastasse, dal 26 settembre quella di Napoli svetta nella graduatoria delle province col più netto incremento dei contagi. Intanto migliaia di attività commerciali, ancora devastate dal lockdown della scorsa primavera, si preparano a incassare i colpi delle chiusure anticipate disposte da De Luca.

Insomma, Dema fa bene a ribadire che non si può governare una regione facendo leva sulla paura. E fa bene anche a ricordare che «bisogna utilizzare gli spazi all’aperto» e varare «le misure che servono». A questo punto, però, la domanda sorge spontanea: che cos’ha fatto il sindaco di Napoli per gestire l’emergenza sanitaria e quella economica legate al Covid? Il virus ha travolto il mondo intero restituendo territori da riorganizzare e comunità da ripensare completamente. Sotto questo aspetto, la pandemia rappresenta un’opportunità che l’amministrazione comunale di Napoli ha puntualmente sprecato. De Magistris aveva promesso di rivitalizzare il Centro Direzionale per decongestionare il lungomare: non è successo. Così come non sono state accorciate le distanze tra il centro e le periferie e non sono stati invertiti i flussi di attività e persone da Chiaia a Ponticelli e dal Vomero a Scampia. Tutto ciò non ha impedito al sindaco di criticare il governatore per la mancata estensione dell’orario di apertura dei locali e il mancato utilizzo degli spazi all’aperto.

Tra un’ospitata televisiva e l’altra, però, Dema ha trovato il tempo di annunciare prima la sua candidatura alla guida del governo nazionale e poi l’indicazione del fedelissimo chiamato a dare seguito al suo progetto politico-amministrativo. E nel frattempo la Galleria della Vittoria cade a pezzi e sul lungomare liberato, autentica bandiera dell’amministrazione arancione, sono tornate le automobili. E del piano annunciato dal sindaco per migliorare la qualità dei trasporti e della manutenzione in questi ultimi scampoli di mandato, ovviamente, non c’è traccia. Dunque, se De Luca ha trasformato la Campania in uno Stato di polizia, con de Magistris Napoli è ridotta a «nave senza nocchiero in gran tempesta». E quello che preoccupa è la mancanza di una “terza via”, cioè di un equilibrio tra il gigantismo dell’uno e il vuoto pneumatico dell’altro.

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Classe 1987, giornalista professionista, ha cominciato a collaborare con diverse testate giornalistiche quando ancora era iscritto alla facoltà di Giurisprudenza dell'università Federico II di Napoli dove si è successivamente laureato. Per undici anni corrispondente del Mattino dalla penisola sorrentina, ha lavorato anche come addetto stampa e social media manager prima di cominciare, nel 2019, la sua esperienza al Riformista.