L’adolescenza al tempo della sessualità come nevrosi
Desiderio in declino, i giovani sono in fuga dal corpo e dal sesso: i modelli ambigui che rappresentano le incertezze dei ragazzi
Sempre più ragazzi sono insicuri e depressi, scelgono di identificarsi in personaggi sessualmente ambigui perché rappresentano meglio le loro incertezze. I modelli del porno e degli influencer li rendono ansiosi
I cambiamenti culturali accelerano. Si è detto che quanto mutava in un secolo, oggi cambia in una generazione. O in un decennio. Disorientata da questa condizione instabile, molti temono che la pratica sessuale dei giovani diventi eccessiva. Invece, i dati di tutti i paesi che la studiano dicono l’opposto: la sessualità è in ritirata. Il calo è maggiore quanto più le persone sono giovani, cioè in età fertile. L’allarme per la decrescita della popolazione, che tocca anche l’Italia, è giustificato: e deriva anche dalla più ovvia delle cause.
Genealogia della regressione sessuale
Dopo la “liberazione sessuale” del Novecento, non era facile immaginare che si arrivasse a questo. Invece è accaduto. Come ogni dinamica umana, la “curva del desiderio” non è infinita. Ha continuato a crescere, poi si è appiattita, dopo il Duemila ha cominciato a calare. Quasi come un consumo che – lo sa bene il marketing – prima o poi si scontra con la sazietà. Il fenomeno è immenso. Ma questo avvenimento viene poco studiato: quando cadono le vendite di biancheria intima o di profumi, che si pensa aumentino la seduttività, si perdono grosse cifre, quindi si fanno studi per rimediarvi. Invece, la sessualità in sé e per sé “non fa valore aggiunto”, quindi si studia poco. È però un grave problema globale, che ho studiato in ‘Il declino del desiderio. Perché il mondo sta rinunciando al sesso (Einaudi). Un libro tradotto in diversi paesi, proprio perché la crisi non conosce confini: esce ora sia in Russia che in America Latina. Solo il tempo ci dirà se il ritiro dalla sessualità è, come i problemi climatici, uno dei costi della modernità che non ci eravamo preparati ad affrontare: e ormai non reversibile.
Il positivismo coltivava l’illusione che, essendo istinto, la sessualità potesse esser studiata scientificamente: da questo iniziarono anche le grandi scoperte di Freud. Ma tutte le religioni si occupano di sessualità, e quelle monoteiste sono particolarmente severe. Nessuna società, anche laica, è indifferente alle pulsioni d’amore: indipendentemente dal fatto che la passione diventi un atto fisico o resti mentale. Quello che è probabilmente il vertice della letteratura, la Divina Commedia, si sviluppò con l’innamoramento di Dante per Beatrice. Il poeta la contemplò, ma non la avvicinò mai: anche se, secondo il suo ammiratore Boccaccio, era un uomo con forti impulsi carnali.
La sessualità non è mai neutra. I governi laici andati al potere con la Rivoluzione Francese e con quella Bolscevica, si accorsero presto che era necessario far rinascere in nuove forme molti dei riti che avevano abolito: anche quelli che riguardano la coppia. Il fascismo coltivò miti maschili per inorgoglire i suoi moderni guerrieri romani: ben prima di introdurre leggi razziali in Italia, nelle colonie vietava il concubinato fra le donne locali e gli italiani, che erano in buona parte maschi, militari o impiegati coloniali. Non si volevano proteggere dei diritti individuali, ma quello dello Stato a disporre di una “razza sana”, senza meticci. Tradizionalmente le norme sessuali e la struttura famigliare sono legate. Su questo esistono molti studi di antropologia e, dal punto di vista psicologico, il mio Il gesto di Ettore. Preistoria, storia, attualità e scomparsa del padre, Bollati Boringhieri.
In Occidente, la famiglia era patriarcale. Ma già un secolo fa, nel Novecento, le cose stavano cambiando. I fascismi, e le orde di giovani che li seguivano, erano post–patriarcali. L’attivismo delle bande mussoliniane rifiutava il tranquillo padre di famiglia borghese. Regredendo ancor più nella scala dell’evoluzione, tornava a uno stadio animale: prendeva come modello un “maschio alfa” che guida il branco, gli ululava attorno entusiasta. Con la sua divinizzazione, tribale e zoologica insieme, un antichissimo istinto cementava le dittature. La gerarchia verticale della tradizione in cui il padre fa da modello – a volte abusante, ma insieme rassicurante – si stava precocemente sfarinando un secolo fa, anzi fra gli intellettuali ben prima: lo slogan Libertà, uguaglianza, fraternità, mostra che già nella Rivoluzione Francese si sostituivano i modelli verticali (il padre, il re) con quello orizzontali (i fratelli).
La sessualità dell’epoca virtuale
Nel XXI secolo, con l’avvento di Internet e dei social, i modelli che guidano verso l’età adulta, o semplicemente verso una condizione desiderabile, sono stati sconvolti. Non solo non corrispondono più a persone vicine ed amate, ma neppure a individui reali. Sono immagini di riferimento – spesso alterate, sempre artefatte – disponibili sullo schermo del computer e dello smartphone. Si può immaginare che la seria crescita delle depressioni fra gli adolescenti sia legata a questo. In sé, la sessualità è imposta dall’istinto e canalizzata dalla cultura. Ma le risposte che gli schermi offrono non corrispondono alle spinte naturali né la evoluzione ci ha preparato ad affrontarli. “Innamorarsi” della immagine fornita da un video non è una dinamica di avvicinamento fra i sessi, ma una nevrosi, una ossessione simile a quella mitica di Dorian Grey: fa intuire da dove derivano le “nuove psicopatologie” adolescenziali.
Si è discusso per secoli quando e quanto permettere gli avvicinamenti sessuali prima del matrimonio. Quasi di colpo, tutto è sconvolto. Il ragazzo e la ragazza (ma il discorso vale anche per gli incontri omosessuali) non si conoscono dandosi prima la mano, poi progredendo in una intimità con la persona che attrae. Il corpo del sesso opposto non si rivela nella realtà, ma sugli schermi. La pornografia totale è disponibile sempre. Viene consumata dalla maggioranza delle femmine e dalla quasi totalità dei maschi. Conoscendo organi e funzioni erotiche ben prima dei sentimenti che ad essi si vincolerebbero, si crea una scissione che ostacola la maturazione affettiva. Ben diversamente dal mondo reale, nel porno il maschio dispone di erezioni permanenti, la donna è sempre sottomessa ed eccitata. Invece, alle prime esperienze gli adolescenti veri sono quasi sempre timidi: di conseguenza, nell’era del “modello internet” (quello del porno ma anche degli influencer, irraggiungibile per altri motivi) si sentiranno inadeguati e facilmente continueranno a rinviarle. Ecco l’origine dei 30enni di oggi che non hanno mai fatto l’amore, che sono più numerosi e ansiosi di quelli del Novecento.
Come ricordavamo, la società post-patriarcale non è una comparsa improvvisa, ma un mutamento graduale e secolare. Anche i nuovi modelli che sostituiscono i genitori non sono necessariamente negativi: il problema sta piuttosto nella loro complessità e infinita pluralità. Non formano una struttura già data, indiscutibile e rassicurante. Sono in parte un’espressione della libertà per cui tanti hanno combattuto, rappresentano la faccia occulta dell’eccesso di offerta: che in un altro istinto, quello nutritivo, causa nausea e obesità.
L’influenza dei modelli
Un prezzo inevitabile della modernizzazione sta nell’affollamento, nell’urbanizzazione, nella massificazione. I grandi narratori austro-ungarici dell’inizio Novecento raccontano che al ginnasio i ragazzi si scambiavano le firme di poeti e musicisti: il più invidiato era chi aveva un autografo di Rilke o Mahler. Poi venne di moda quella di un campione sportivo. Oggi, il massimo dell’ambizione è la dedica dei cantanti pop. Qui, però, sta un’altra novità confusiva. Fino a poco fa, i modelli ammirati avevano una identità di genere indiscutibile. Nessuno dubitava che Marlon Brando fosse un maschio e Sophia Loren una femmina. Persino Marlene Dietrich, col suo timbro roco volutamente maschile, seduceva in quanto donna. Oggi, una parte del fascino emanato da personaggi-modello (cantanti pop o influencer) è dovuto invece a una esibita ambiguità sessuale. Non, badiamo bene, ad una bisessualità, che sarebbe la presenza di due identità sessuali (o di genere, se si preferisce questo termine). Il caso più noto e universale è Michael Jackson: che non era più nero, ma non era divenuto bianco; che non era mai diventato adulto, eppure non era riuscito a tornare bambino. Solo a farsi accusare di un perverso amore per l’infanzia, cioè di pedofilia. Era un “non”, una negazione: non a caso la sua favoleggiata residenza si chiamava Neverland.
Con un brusco rovesciamento rispetto a tempi relativamente recenti, molti giovani del XXI secolo si identificano in personaggi sessualmente ambigui: perché rappresentano meglio le loro incertezze, diventate spesso incontrollabili. Rispetto all’adolescenza sempre più – spesso, anche troppo – disinibita del Novecento, i ragazzi di oggi sono frequentemente più insicuri e depressi: rinviano quindi la vita sessuale con razionalizzazioni ricavate dalla coesistenza di tanti e confusivi modelli: “Prima, voglio capire se sono eterosessuale, omosessuale, bisessuale o asessuale”. Una spiegazione così generica da non spiegare niente: è piuttosto una razionalizzazione che maschera una difficoltà a scegliere ed agire. Naturalmente, neppure questo passaggio è univoco, bensì complesso, variabile con i luoghi e gli anni. Negli Stati americani dove predomina Trump, nelle terre italiane vicine alla Lega, persistono facciate più tradizionali di maschilismo che coprono l’insicurezza. Persino all’interno delle città. Nelle scuole del centro di Roma o Milano si apprezza la “fluidità di genere”, un ragazzo effemminato o apertamente omosessuale non provoca incidenti: mentre in quelle della periferia rischia la derisione o il bullismo. In generale, sono state le elites a decidere i passaggi della storia. Accadrà anche stavolta e i modelli sessuali complessi si imporranno su quello binario uomo-donna? Difficile prevederlo. La contrapposizione di oggi è senza precedenti, le posizioni che si combattono non appartengono solo alla politica ma anche all’inconscio collettivo, che è meno mutevole.
La trans-sessualità
Osserviamo il problema della mutazione di genere (maschio-femmina), non solo la sua condizione quando esso è fisso (la donna e l’uomo ben definiti dalla tradizione). Il pubblico generale avverte oscuramente che il sesso sta attraversando cambiamenti senza precedenti. Qualcuno teme che la promiscuità incontrollata dei giovani destabilizzi la società: timore irragionevole, visto che al contrario diminuisce. Notando che la omosessualità è più visibile e più trattata dai mezzi di comunicazione, altri si chiedono se non si è diventati troppo permissivi in questo campo. Un’altra paura esagerata. Infatti è difficile stabilire quanto o quando sia cresciuta: forse la maggior tolleranza ha semplicemente reso visibile quello che esisteva anche prima.
Ben diverso è il caso della trans–sessualità: misurata dalle richieste di cambiamento di sesso da parte di chi si sente imprigionato in un corpo i cui organi sessuali appartengono a quello opposto. Il paese che dispone di dati più abbondanti è la Gran Bretagna: dove ci sarebbe una esplosione incontrollabile, anche 5.000% di richieste in più nell’ultimo decennio. È sicuramente troppo presto per capire sia le diverse origini di questa deriva sia la sua direzione. Purtroppo sono invece già tragici i suoi inconvenienti. Al di là degli aspetti psico-sociali che entrano in gioco durante la crescita, molto riguarda il corpo in sé: aumentano infatti in modo preoccupante i casi di sessualità intermedie già alla nascita. Questo fa presumere che la presenza nella vita quotidiana di sostanze non esistenti in natura vi abbia una responsabilità, in particolare durante la gravidanza. Ma anche gli uomini ne sono colpiti, nell’ultimo mezzo secolo gli spermatozoi nel seme maschile si sarebbero dimezzati. Le principali sostanze sospettate sono le materie plastiche, ma il loro uso è così universale da ostacolare precisi studi causa-effetto (Shanna H. Swan, Count Down: How Our Modern World Is Threatening Sperm Counts, Altering Male and Female Reproductive Development, and Imperiling the Future of the Human Race, Scribner). La trans-sessualità, infine, riguarda la biologia anche perché si corregge con interventi fisici, chirurgici e ormonali. Ovviamente, questi sono tanto meno devastanti e più efficaci quanto più giovane è il soggetto: intervenire prima della pubertà è ben più facile che dopo. Ma un fanciullo pre-pubere può valutare cosa è la identità sessuale adulta, quindi chiedere di correggerla prima che sia definitiva? La celebre clinica Tavistock di Londra, specializzata in questi interventi, è stata condannata per aver agito in base a consensi insufficienti.
In realtà, proprio la transizione – non solo quella sessuale – è per natura una condizione normale di pubertà e adolescenza. Nel mondo ipertecnologico e consumista, l’illusione che anche l’identità di genere sia qualcosa di acquisibile e impiantabile è ingenua ma sempre più frequente. Approdare finalmente a un’“altra riva”, quella della maturità, è un paradigma inconscio che guida il giovanissimo verso la maturità. Ma dopo la scomparsa di solidi binari precostituiti, questo passaggio può essere confuso con l’imboccare altri bivi che, dicono le statistiche, non conducono a una miglior qualità della vita ma verso sofferenze psichiche sconosciute.
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