Grandi inquietudini al Consiglio Generale di Confindustria guidato dal presidente Carlo Bonomi. Gli industriali italiani avvertono quasi istintivamente che l’aria è cambiata e che ci sono pericoli all’orizzonte. Da una parte il forte rallentamento dell’economia mondiale e la persistenza dell’inflazione colpiscono anche l’Italia che pure negli ultimi due anni ha performato molto meglio della media europea; dall’altra si assiste alla messa in campo di politiche industriali sempre più importanti e aggressive da parte degli USA a cui l’Europa non sa efficacemente reagire se non lasciando di fatto liberi i grandi Paesi dell’Unione, Germania e Francia in particolare, di agire autonomamente con loro politiche industriali non coordinate che rischiano di essere una grave minaccia per l’industria italiana.

In particolare le politiche industriali tedesche e francesi creano asimmetrie competitive interne all’Unione che sono devastanti alla lunga per la sopravvivenza del mercato unico. Vediamo nel dettaglio cosa sta succedendo. Negli ultimi due anni 2021 e 2022 la mole degli aiuti di stato all’industria notificati dagli stati membri alla Commissione e da questa approvati è stata impressionante. Oltre 750 miliardi di euro di cui il 52,5% a favore di imprese tedesche, il 25% circa a favore di imprese francesi e solo il 7,3% a favore delle imprese italiane.

Con riferimento ai prezzi dell’energia elettrica per i settori energivori di base (acciaio, chimica, carta, vetro, cemento ecc.) da cui dipendono tutte le altre filiere manifatturiere, le asimmetrie non sono da meno. Le industrie energivori francesi da anni godono di un prezzo speciale dell’energia elettrica che si aggira intorno ai 60 euro a MWora. La settimana scorsa il governo tedesco ha varato una misura per gli energivori di quel Paese che avranno anche loro l’energia elettrica a 60 euro a MWora.

Le industrie energivore italiane pagano oggi un prezzo quasi doppio e il paradosso è che mentre i governi di Francia e Germania stanno facendo una politica industriale di sostegno a favore delle loro imprese, il governo italiano la settimana scorsa ha assunto un provvedimento che abolendo l’esenzione degli oneri di dispacciamento per i grandi consumatori di energia elettrica ha provocato, in totale controtendenza, un incremento del costo dell’energia elettrica per gli industriali energivori del nostro Paese.

Il provvedimento è stato assunto in ossequio a osservazioni che l’Europa aveva fatto nel lontano 2020 molto prima della crisi energetica. Ci si chiede se questa scrupolosa osservanza delle indicazioni europee sia stata seguita anche da Francia e Germania quando hanno adottato i loro provvedimenti.

Ancora il governo francese una settimana fa ha lanciato un fondo sovrano di 2 miliardi di euro per aiutare le imprese francesi con riferimento alle materie prime critiche sempre più rare e introvabili in Europa.
Queste misure nazionali contrastano come detto con le regole del mercato unico e con le politiche di coordinamento comunitario e gettano un’ombra sul futuro dell’industria in Europa e in particolare sulla competitività dell’industria italiana.

La schizofrenia europea è sotto gli occhi di tutti. Estremismo regolatorio e ideologico sulle politiche di transizione e di decarbonizzazione rischiano di provocare un vasto declino economico e una vera e propria desertificazione industriale dell’Europa a tutto vantaggio delle altre grandi aree economiche del mondo. A tutt’oggi manca un fondo europeo, magari finanziato da euro bond, in grado di accompagnare i giganteschi sforzi di decarbonizzazione che le imprese di base europee dovranno fare per sopravvivere.

Contemporaneamente però si lascia mano libera agli Stati più grandi e più forti di mettere in atto politiche industriali autonome e totalmente scoordinate. Ciò ovviamente penalizza l’Italia e le sue imprese. Il nostro Paese non ha i margini e la libertà di bilancio che hanno Germania e Francia e quindi dovrebbe essere il primo a richiedere politiche comuni e a impedire fughe in avanti dei singoli stati. Perché non proporre ad esempio una tariffa unica europea per l’energia elettrica consumata dalle industrie energivore? È consapevole il governo italiano di questa situazione e di queste minacce che incombono? Sta elaborando una risposta strategica atta a salvaguardare la competitività e la sostenibilità dell’industria italiana che è la seconda d’Europa? In Viale dell’Astronomia ieri qualche dubbio aleggiava.

Massimo Decimo Meridio

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