Tra i due litiganti, o chissà futuri alleati, il terzo si prende i fischi. I due sono Giuseppe Conte ed Elly Schlein, leader da una parte del Movimento 5 Stelle e dall’altra del Partito Democratico, il terzo è Carlo Calenda, ‘volto’ del Terzo Polo.

È un po’ il riassunto della seconda giornata del XIX congresso della Cgil di Maurizio Landini, che ha ospitato a Rimini tutti il leader dell’opposizione al governo di Giorgia Meloni per un confronto sui temi del lavoro ed in generale della politica.

Tutti assieme sul palco, assieme allo stesso Landini e alla giornalista Lucia Annunziata, sono emersi punti d’incontro e di ‘scontro’ tra i vari Schlein, Conte, Calenda e Nicola Fratoianni, segretario di Sinistra italiana anche lui invitato al dibattito.

Il ‘via’ lo dà il padrone di casa Landini, pronto a ricevere il secondo mandato alla guida del più importante sindacato d’Italia. “I salari sono poveri, c’è un livello di precarietà senza precedenti, un sistema fiscale che non regge. Sull’insieme di queste cose l’opposizione cosa vuol fare, è in grado di misurarsi in questa direzione e quale rapporto vuole avere con le organizzazioni sindacali?”, chiede il leader Cgil ai suo ospiti.

Un tema, quello del lavoro e del salario minimo, che vede in particolare la neo segretaria Dem Schlein spingere per una opposizione che vada in una “direzione unitaria”. “Io sono disponibile subito a ragionare per come cambiare la nostra proposta” sul salario minimo, per fissare, “accanto a un rafforzamento della contrattazione collettiva una soglia sotto quale si dice che non è lavoro ma sfruttamento”, è il ragionamento di Schlein nel corso della tavola rotonda. E sul lavoro la richiesta della leader Pd è di “fare una lunga discussione per limitare i contratti a termine, perché il 62 per cento dei governi conosce solo quel tipo di contratti“, aggiungendo rivolta agli altri leader presenti che questo “si può fare insieme“.

Appello raccolto da Nicola Fratoianni. Il segretario di Sinistra Italiana fa quasi da “sponda” tra Schlein e Conte per un tentativo di marciare insieme contro l’esecutivo di destra a guida Meloni, rilanciando la necessità di una collaborazione tra le opposizioni “perché se non c’è quella non si comincia neanche a giocare la partita”.

E se i rumours evidenziano il fastidio di Conte mercoledì per il questione time alla Camera in cui Schlein ha “strappato” ai 5 Stelle il tema del salario minimo, sul palco di Rimini l’ex premier porge il ramoscello d’ulivo alla leader Dem. L’ex avvocato del popolo si dice disponibile ad una battaglia comune sul tema e non a caso entrambi citano come riferimento la ministra del Lavoro e dell’Economia spagnola, Yolanda Diaz.  “La vera sfida – spiega Conte – è ritrovarci tutti sul terreno delle proposte concrete e i contenuti di queste proposte sono una prospettiva d’azione comune”.

Ma a prendersi la scena (e i fischi) è l’ospite meno ‘in linea’ col resto del palco, la guida del Terzo Polo Carlo Calenda. Che infatti mette subito in chiaro che con Pd e M5S “non potrei governare perché non condivido la linea di politica estera”, citando le posizioni sull’Ucraina e ricevendo in cambio qualche fischio dalla platea. “Volete che vi canti All you need is love o che vi racconti come stanno le cose?”, ha quindi risposto l’ex ministro.

Poi ha risposto alle critiche di Conte sul Jobs Act, che secondo il leader pentastellato è stato “un fallimento”, mentre per Calenda “ha creato 1.200.000 occupati in più”. “Su tanti temi siamo agli antipodi”, ha proseguito Calenda, “dopidiché, io credo che sia dovere dell’opposizione trovare terreni comuni su cui lavorare insieme, a partire dall’emergenza del sistema sanitario nazionale Voglio fare delle cose insieme con opposizione ma non possiamo farle se non ci chiariamo sul come e sulle priorità”.

Altro scontro sempre con Conte, che si rivolge a Calenda sottolineando: “A me non preoccupa quando Carlo prende qualche voto dalla destra, mi preoccupa di più quando vota“. Parole che il leader di Azione non gradisce affatto: “A me va bene tutto, ma mi dite quando avrei votato con la destra? Noi con la destra non abbiamo mai votato“, ha aggiunto ricevendo i fischi della sala, cui ha replicato: “Informatevi invece di fare i pecoroni“.

Paradossalmente ad unire i quattro leader politici è l’unica giornalista presente sul palco. E’ infatti Lucia Annunziata a proporre la nascita di un “Coordinamento anti-Papeete“, cioè un confronto permanente delle opposizioni su alcune questioni cardine a cominciare dal lavoro, rinominando così l’idea proposta da Schlein di un tavolo delle opposizioni anche “al di fuori di questo congresso”

Domani Meloni ospite

La premier Giorgia Meloni intanto ha confermato la presenza al congresso della Cgil e il suo intervento domani a Rimini alle 12. Una vera e propria sfida. Da entrambi i fronti: l’ultima volta che un Presidente del consiglio ha accettato l’invito all’assise del principale sindacato italiano e di sinistra era il 1996 (governo Prodi). Non è detto, poi, che i presenti accettino l’invito fatta da Landini e non sono escluse proteste – ad esempio con lancio di peluche in ricordo di Cutro – o uscite dalla sala.

In ogni caso, la giornata di Meloni sarà win-win, comunque vincente: se riuscirà a parlare, sarà la prima leader di destra che parla al sindacato rosso; se la contestano, anche in maniera soft, avrà vinto due volte

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Romano di nascita ma trapiantato da sempre a Caserta, classe 1989. Appassionato di politica, sport e tecnologia