La stoccata finale è da manuale: “I vostri veri punti di emergenza sono i rave, la guerra alle Ong e da ieri colpire ideologicamente i diritti dei figli e delle figlie delle famiglie omogenitoriali, che hanno diritti come tutti i bambini e tutte le bambine che fanno parte della nostra comunità. Sul piano sociale, la vostra azione si definisce con tre parole: incapacità, approssimazione e insensibilità, ma la vostra propaganda sta sfumando”. L’interrogazione di Elly Schlein e la replica alla presidente del Consiglio sul salario minimo e in generale sulle questioni del lavoro ha raggiunto due obiettivi: vincere la sfida con Giorgia Meloni e tracciare in pochi minuti il nuovo percorso del partito democratico. Chi pensava che la scelta di un tema legato al lavoro potesse significare un cambio rispetto alle questioni più care alla nuova segretaria del Pd è rimasto deluso o meglio sorpreso.

In pochi minuti ha parlato di lavoro e di salari in un Paese sempre più impoverito e precario, ha tenuto testa alla presidente del Consiglio e ai suoi ministri che l’attorniavano e ha fatto quello che da anni si dice debba fare la sinistra senza riuscirci: tenere insieme diritti sociali e diritti civili. Si può. Si deve. Bisogna farlo. E il discorso di Schlein lo ha dimostrato nei fatti. Parlare di precarietà, di migranti e di diritti delle coppie omogenitoriali non è impossibile, è una sfida che va alimentata e soprattutto è la vera chance perché si possa costruire un Paese diverso. Non solo i temi sono intrecciati – per esempio, come ha detto la segretaria del Pd, il tema della denatalità e quello della precarietà – ma solo tenendoli insieme si possono affrontare e risolvere. Ieri alla Camera si sono affrontate due visioni diverse, contrapposte. Non solo a parole. Due visioni diverse della politica e della società. Due idee chiare. Giorgia Meloni ha vinto grazie a questa capacità di definire la proposta di Fratelli d’Italia, tracciando confini molti netti. Ora tocca alla sinistra.

L’impressione nella sfida di ieri è che Meloni stia ancora sui banchi dell’opposizione, che ragioni non come capa del governo, ma come chi deve sfidare chi prende le decisioni. Ma, ha ricordato Schlein, questa volta l’opposizione è rappresentata dal Pd e le decisioni le deve prendere Meloni. Decisioni che però sulle questioni concrete del Paese tardano ad arrivare. Questo governo preferisce fare battaglie tutte ideologiche sulle spalle di migranti, famiglie arcobaleno, lavoratori e lavoratrici.  Secondo la presidente del Consiglio, che si è presa gli applausi dei suoi, il salario minimo sarebbe addirittura negativo e la vera sfida è allargare i contratti collettivi. Puntuale la replica di Schlein: “Se fosse bastata la contrattazione non avremmo ora il 12% dei lavoratori che sono poveri”.

La decisione di fare l’interrogazione sul salario minimo è stata una mossa arguta da parte del Pd. L’accusa in questi anni è stata quella di aver perso il rapporto con il mondo del lavoro: quei giovani, quelle donne, quei disoccupati e sottopagati che per anni si sono sentiti traditi dal partito democratico. In vista del congresso della Cgil era giusto ribadire l’appartenenza a quella storia, lanciare un segnale al più importante sindacato italiano. Ma il rischio poteva essere quello di ricadere nella trappola che vede i diritti contrapposti: o parli ai lavoratori o parli alle famiglie arcobaleno, o parli di migranti o affronti la precarietà. Questa trappola non solo è stata evitata ma si è indicata la nuova via: difendere i diritti dei lavoratori e di chi un lavoro non lo ha, facendo proprie anche le istanze dei movimenti Lgbtq+.

Ieri Schlein ha avviato davanti al Paese questo percorso: avendo deciso di puntare sul tema del salario minimo, poteva tacere sui diritti dei figli delle coppie omosessuali o sulla persecuzione delle Ong portata avanti dal governo. Ha invece collegato le questioni, ha creato nessi, ha prospettato un quadro complessivo. Si è beccata le urla della destra, l’applauso del suo partito, il silenzio quasi totale dei Cinque stelle: dai banchi grillini è arrivato solo qualche applauso. Conte è preoccupato per il successo della leader Pd. Gli porta via voti. Ma non è solo questo. È anche questione di cultura politica. I prossimi mesi saranno un banco di prova per le future alleanze. Chi riuscirà a tenere testa, dall’opposizione, a chi come Schlein mette insieme diritti sociali e diritti civili?

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